Sono un emigrante perché me la sono cercata. Potevo stare in Sicilia tranquillo, circondato dall'affetto della famiglia, degli amici, ma a diciotto anni non funziona così: gli occhi non si saziano mai, sono avidi, vogliono tutto e anche la forza non manca mai, nelle braccia e nella mente. Ti senti il padrone del mondo a diciotto anni, è giusto così, beata gioventù. Ma non sono scappato, me ne sono semplicemente andato, consapevole che sarei tornato, anzi, già con la voglia di tornare sono partito, auspicando un ritorno con occhi nuovi. Proprio così, chissà, forse sono partito per assaporare il ritorno.
Bologna, la città inevitabile, perché il DAMS era solo lì, quindi nessuno poteva propormi alternative: Catania, Palermo, no, il DAMS era solo a Bologna, era una scelta studiata e premeditata. I primi due anni tornavo solo per le feste comandate, ma comandate nel senso che io mi imponevo di non tornare al di fuori delle feste, era la mia resistenza, la mia forma di eroismo. Appena arrivava il giorno fatidico non è che partivo, piuttosto schizzavo, sembravo il tappo dello spumante Bologna-Ragusa. In pratica non arrivavo a Ragusa, piuttosto ci piombavo come un fulmine.
Dopo questo periodo mi sono finalmente ambientato e a Bologna ci stavo benissimo, ma ciò non pregiudicava in nessun modo i miei "ritorni", che anzi si moltiplicavano, diventavano sempre più frequenti. Ogni scusa era buona, e quella di scendere in Sicilia per suonare era la migliore e la più abusata. Tornare a Ragusa in un periodo diverso dalle feste era fantastico: il cibo, gli amici, la famiglia, la musica ed altro ancora. Ad esempio gli odori, quello di stoppie bruciate, quello delle alghe trasportato dalla brezza estiva mattutina. Questo l'immaginario scolpito nell'anima e nel cuore.
E i ricordi: le estati infinite che deflagravano letteralmente per quattro lunghi mesi, il suono del dialetto come una carezza dolce e rasserenante ed altro ancora. Tutto questo era, ed è ancora, il ricatto di casa, un legame carnale, viscerale. Un senso di appartenenza che, sottolineo, non è quello della Sicilia ma quello del posto a cui appartieni e quindi vale per tutte le persone, per tutti i luoghi e per tutti i ritorni.
(La foto è di Rita Michelon, Pixibay)
Guglielmo Tasca è nato a Scicli (RG) nel 1962. Si è laureato al Dams e negli anni ha approfondito lo studio delle musiche e delle tradizioni popolari siciliane.
Nel 1996 ha vinto, insieme a Rinaldo Donati, il premio Recanati per la canzone d’autore con il brano Beddu nostru Signuri. Ha inciso numerosi dischi e si è esibito su palcoscenici.
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