Nuoterà su una stella
Come sei bella
E se è una femmina si chiamerà futura
Così Lucio Dalla cantava FUTURA ma Futura è anche uno dei tanti nomi della Sanseveria, precisamente Futura Superba, pianta tropicale conosciuta anche come pianta serpente o lingua di suocera. E così come le lingue delle suocere anche le Sanseverie sono tante e diverse tra loro: le Sanseverie dal portamento verticale che possono arrivare fino a 1,20 metri – Zeylanica e Laurentii; le Sanseverie dalle foglie corte e larghe – Masoniana, Hahnii, Gold Flame, Jade; le Sanseverie dalle foglie cilindriche note per essere agghindate con cappucci burleschi o per le foglie disposte in modo da ricordare una mano aperta – Handshake.
E sempre Dalla:
Più su, nel silenzio tra le nuvole, più su,
Che si arriva alla luna, sì la luna
Cosa può accomunare la Luna, pianeta desertico e inospitale, con la Sanseveria che come tutte le piante è la scintilla vitale che ha permesso al pianeta Terra di diventare la nostra dimora?
Non sappiamo se Dalla si interessava alle ricerche aerospaziali e all'astronomia ma sappiamo che la Sanseveria è entrata a pieno titolo nella lista redatta dalla NASA per classificare le piante più utili a purificare l'aria. Alla fine degli anni ottanta lo Stennis Environmental Research Lab – laboratorio di ricerca ambientale – ha intrapreso questa ricerca per risolvere un problema: purificare l'aria interna alle stazioni e ai veicoli spaziali, habitat sigillati nel vuoto cosmico dove non è consigliabile aprire la finestra per un ricambio d'aria. Incredibile, ma vero, anche l'aria dei nostri appartamenti e dei nostri uffici è cinque volte più tossica dell'aria esterna, ma noi, più fortunati degli astronauti, possiamo aprire le finestre con rischi minori. Tra tutti i veleni presenti nell'aria interna, ricordiamo la formaldeide, un composto organico volatile dalle caratteristiche tossiche che si trova nei detersivi, nella carta igienica, nei nostri mobili, nei materiali edili, nei tessuti, in pratica nelle nostre case. La Sanseveria, con i micro organismi che ne circondano le radici, è fenomenale nel filtrare e rimuovere la formaldeide.
La NASA si è spinta oltre: ha brevettato un vaso – Airy – che aumenta l'abilità purificatoria delle piante grazie ad un filtro a carboni attivi associato ad un piccolo ventilatore elettrico che arieggia radici e suolo. Ad oggi questi vasi sono costosi e di difficile reperimento ma in un futuro prossimo li troveremo, molto probabilmente, nei primi vivai, garden-center e prime sezioni IKEA che gli umani costruiranno su Marte dopo la sua terraformazione.
E Dalla continuava:
Chissà chissà domani
Su cosa metteremo le mani
Forse su Marte, pianeta che colonizzeremo terraformandolo secondo i progetti di SpaceX, azienda privata fondata da Elon Musk per il trasporto interplanetario finalizzato alla costruzione di una colonia umana permanente sul pianeta rosso. I progetti interstellari fioccano: dalle serre lunari per nutrire gli astronauti alla cittadella rossa The Mars Science City progettata da BIG – Bjarke Ingels Group, studio di architettura controverso. A dispetto di tutti i progetti di colonizzazione galattica non riusciremo a lasciare la Terra se non con le piante, alle quali siamo legati da una dipendenza vitale: l'ossigeno. Se vogliamo, ancora una volta e senza imparare dagli errori, antropomorfizzare un essere non umano come la Sanseveria, forse ci conviene davvero definirla Superba, di nome e di fatto. Il nome o meglio l'aggettivo “super-bo” deriva da super che ancora oggi riconosciamo come sopra e si affianca alla radice ipotetica -bhos del verbo essere, letteralmente un essere che cresce sopra. Chi è superbo mostra una smisurata stima di sé, è altero, arrogante ma anche magnifico, eccellente e illustre.
La Sanseveria, Futura Superba quindi, una volta su Marte ci guarderà dall’alto in maniera altezzosa, consapevole di essere essenziale alla nostra sopravvivenza. E non dimentichiamo che la Sanseveria è solo una delle tante piante in grado di aiutarci, ora, a vivere meglio sulla Terra.
Pertanto possiamo concludere sempre con Lucio Dalla:
Aspettiamo senza avere paura, domani.
Aldo Adamo nasce a Ragusa il 18.08.58. Nel lontano 1977 (o giù di lì) raggiunge l’agognata maturità classica e inizia la sua odissea “universitaria” che lo porta prima a Trento, dove si iscrive in Sociologia, poi a Catania, dove prosegue gli studi in Giurisprudenza … ma non raggiungerà mai la laurea anche perché, specie in quei tempi, si dedica al suo hobby preferito: la pigrizia. Dopo alcune brevi esperienze di lavoro (da impiegato bancario ad agente di commercio) trent’anni fa approda nella sua Itaca: un vivaio che pian piano diventa anche garden; qui diventa “sciuraru”, slang siciliano che sta per fiorista, insieme alla moglie, donna bella e paziente, che oltre ad affiancarlo nel lavoro gli da due splendide figlie. Affannosamente cerca di riposarsi ma per svariati motivi non ci riesce. Si occupa di bonsai, ama molto la lettura e la cucina (non come cuoco ma da utente) ed è anche socio fondatore dell’AICC.
Architetto per errore, crede di essere cieca o almeno trova nella presunta cecità la giustificazione al suo confuso stato emozionale nei confronti dell'Architettura. Nel 2020 discute la tesi di dottorato dal titolo: Architettura Dark. Il ruolo dell'Architettura tra deserto e desertificazione in Sicilia. Le parole chiave della tesi sono: deserto e retro innovazione.
Temi indagati anche nelle sue pubblicazioni:
Saggio L. Adamo, Terre (F)rigide. Frigidità e altri rischi legati alle limitazioni dello squilibrio culturale, postfaz. in M. Navarra, Terre Fragili, (a cura di Liliana Adamo) LetteraVentidue Edizioni, Siracusa, 2017.
L. Adamo, Bibliografia ragionata, in Air Fundamental. Collision between inflatable and architecture, (a cura di Vincenzo Latina e Marco Navarra), LetteraVentidue Edizioni, Siracusa, 2018.
L. Adamo, Shanghai, in Platform for Change. A Farm Cultural Park Guide, a cura di ANALOGIQUE (Claudia Cosentino, Dario Felice, Antonio Rizzo), LetteraVentidue Edizioni, Siracusa, 2019.
L. Adamo, FakeCollage, in Dossier Collage, a cura di Fabio Cappello, Rossella Ferorelli, Luigi Mandraccio, Gian Luca Porcile, Genova University Press, Genova, 2021.
Gli ultimi anni della sua formazione si incrociano con la sua infanzia trascorsa in campagna e da questa simbiosi nasce la passione per l'Agritettura. Tutto ciò che è sperimentale, radicale e speculativo alimenta la sua curiosità. Come Henri Laborit “prova un certo scetticismo nei confronti di ogni descrizione personale espressa con linguaggio cosciente” e consiglia di non prendere troppo sul serio le parole su scritte.
© Operaincerta. All Rights Reserved. Designed by HTML Codex