Via De Grasperi, 20 - 97100 Ragusa +39 348 2941990 info@operaincerta.it

Voi giovani siete il futuro!

Domenico Dentici 14 ottobre 2023


Sulla parola futuro si fa sempre un gran parlare. È una parola che si bisbiglia e si grida, si scrive e si pensa. Ci si aggrappa come se fosse l’ultima scialuppa in mezzo ad un mare buio. Negli anni, quella parola, l’ho sentita più e più volte accostare ai giovani. L’ho sentita quando mi è stato spiegato come i giovani siano una risorsa per un paese sempre più vecchio, che arranca sempre più a livello economico e sociale. L’ho sentita quando gli adulti, dopo ogni evento o dopo ogni traguardo, mi hanno messo una medaglietta al petto e con un buffetto sul viso esclamavano Tu sei il Futuro!
I media e i politici, d’altronde, ripetono la stessa cantilena da almeno 25 anni (che è la mia età, per cui per quella posso far testimone): L’Italia è un paese che deve tutelare i diritti dei giovani, perché i nostri giovani sono il futuro e il futuro è Speranza. Per farla breve: sono anni che sento ripetere questi slogan in cui ci si racconta la bella favola che i giovani sono ricchezza e che devono essere messe a frutto le loro capacità. E sono altrettanti anni che, puntualmente, questi slogan vengono smentiti dalla realtà, con un continuo degradamento di ogni infrastruttura sociale e non che coinvolga i giovani. I giovani italiani sono tagliati fuori da ogni spazio politico, lavorativo e talvolta sociale. Ma su questo sorvolo, perché non voglio approfondire questo tema in questo momento.
Recentemente, infatti, l’attenzione dei media è stata attratta dalla carica della polizia sugli studenti di Torino, che protestavano per la visita di Giorgia Meloni. Durante la manifestazione di protesta, la polizia ha deciso di caricare sugli studenti nonostante – come dimostreranno i video successivamente – l’uso della violenza fosse del tutto immotivato, soprattutto se si pensa che molti studenti del corteo erano minorenni e non armati. In un video in particolare si vede addirittura un poliziotto prendere per il braccio un suo collega e portarlo via, dicendogli di calmarsi (tanta era la furia scatenata su ragazzini di 15 e 16 anni). Questo per far intendere come la situazione fosse totalmente fuori controllo.
A questo proposito, sorvolo anche sulle dichiarazioni di destra e di sinistra, e della stessa Presidente del Consiglio, perché anche queste meriterebbero.
Voglio invece soffermarmi sulla situazione in cui i giovani si trovano a vivere, impossibilitati di esprimere una propria voce e tacciati di non farlo quando questo avviene sui social. Veniamo continuamente apostrofati come bamboccioni, in contrapposizione a quella idea di futuro che invece ci inculcano sin da bambini. Quando proviamo ad alzare la testa, ecco che il pugno duro delle forze dell’ordine e degli adulti, in generale, ce la mette nuovamente sotto la sabbia. Come quando i bambini fanno i capricci e i genitori li sculacciano. Quello che è avvenuto a Torino non è un caso sporadico. Di interventi di polizia durante i cortei di sciopero studenteschi e non se ne contano di diversi già con i precedenti governi – questo a sottolineare come non sia un problema politico, quanto sociale e di modus operandi. Come dimenticare le cariche della polizia durante il corteo degli studenti in sciopero per la morte dello studente morto durante l’alternanza scuola-lavoro? O quando, finita la pandemia, gli studenti sono scesi nelle piazze a protestare contro il trattamento del governo nei confronti della scuola? Di questi esempi ne potrei fare forse a decine, andando indietro nel tempo. Il problema delle cariche contro gli studenti è duplice: da un lato si sopprime il diritto democratico di esprimere il dissenso tramite lo sciopero, dall’altro si sta chiedendo ad un’intera generazione di stare zitta.
Ne avevo parlato già in un mio post facebook, per il centenario della nascita di Salvatore Carnevale. Non solo il governo, ma tutta la società civile pretende che le proteste siano silenziose, fatte di slogan, possibilmente online. Quando gli studenti scendono in piazza, esercitando un proprio diritto, immediatamente si agisce per reprimere la loro parola. È un problema indipendente dal governo e dai governi, che a turno fingono di essere indignati o di supportare la polizia e le forze dell’ordine. Io temo invece che il problema stia – da un lato – proprio nelle forze dell’ordine, non sufficientemente addestrate a contenere certe situazioni, che spesso trasformano situazioni tranquille in motivi di scontro, come lo stesso capo della polizia che davanti agli studenti che gridano in coro esclama “Hanno rotto il cazzo, caricateli”. E gli agenti pronti a colpire con scudi e manganello. Dall’altra parte, il problema è negli adulti che messi di fronte alla terribile verità che il futuro che ci hanno lasciato è tutt’altro che roseo, non vogliono fare i conti con quello che hanno costruito in anni e anni.
Ed ecco che tutte le pacche sulle spalle, tutti i “voi giovani siete il futuro, dobbiamo tutelarvi”, sono ancora più vuoti, diventati non solo parole al vento ma anche una vera presa per i fondelli.

Foto di Dim Hou, Pixabay

Domenico Dentici

Domenico Dentici è nato a Rivoli nel 1998. Vive a Sciara da quando ha 4 anni ed ha pubblicato due libri e vari articoli. Si occupa di diritti e di politica, scrive una newsletter di attualità e sui suoi canali social fa media activism occupandosi di diritti umani sotto il nickname di Danpo. Studia Lettere moderne e Antropologia all’università degli studi di Palermo.

Contatti

Via De Gasperi, 20
97100 Ragusa

info@operaincerta.it

+39 3482941990

I nostri link

© Operaincerta. All Rights Reserved. Designed by HTML Codex