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Il futuro

Antonio La Monica 14 orrobre 2023


“Se penso al mio futuro vado in panico / L'ansia fa su e giù tipo yo-yo / Come tutti gli italiani all'estero / L'anno prossimo non voterò”
Ecco fatto! Dal testo di uno dei tormentoni estivi del 2023 ricavo il mio spunto per il “quasi editoriale” di Operaincerta.it. Perché se una canzone popolarissima e leggera contiene questi versi ci sarà pure un motivo. Potrebbe voler dire che oggi parlare di futuro non piace più a nessuno; è un tema che mette proprio paura. Nel tutto e subito che ci incolla all’oggi e taglia ogni spazio alle albe del domani, stiamo perdendo la possibilità di essere curiosi su ciò che sarà.
Forse non esiste epoca come la nostra capace di avere perso slancio verso il futuro. Mute le profezie, silenti le voci degli oracoli. Persino le previsioni del tempo appaiono inattendibili.  
Eppure in tempi ormai remoti si guardava al volo degli uccelli, si leggeva il fondo delle tazze per afferrare in anticipo il senso del destino. Quasi fosse un dovere, un’ossessione.
Insomma si dava fiducia alla vita convinti che il domani, inevitabilmente, avrebbe fatto sentire la sua voce. E oggi? Appunto, oggi è solo oggi. Ma non con la saggezza epicurea del cogli l’attimo fuggente, piuttosto con l’inerzia di chi sa di non potersi permettere più neanche i sogni.
Il futuro? Per chi ci pensa ancora è un mutuo ventennale a tasso variabile, una scadenza, un lavoro opprimente. Per cosa altro allora riguardare al passato con crescente nostalgia?
Perché un tormentone estivo, per quanto insulso e giovanilista possa apparire, sente il bisogno di evocare Lucio Battisti… “Alza il finestrino che stoniamo Battisti / Mi ritorni in mente (uoh-oh-oh-oh-oh)” o di ricordare “Le telefonate, ore ad aspettare / Poi mi dà occupato perché chiami anche tu”?
Chi trova occupato oggi? Chi sa aspettare che la linea telefonica si liberi in questo nostro fiorire di emoticon e immediati messaggi whatsapp?
Non crediamo nel futuro, insomma, e al contempo viviamo stati di ansia. Che strano! Eppure in questo cortocircuito del “tutto è adesso” rischiamo di perdere molto. Tutto quello che il futuro già è e rappresenta: la scuola, la formazione, i figli che non sappiamo più neanche desiderare, i progetti a lungo termine che cambiano davvero le cose. 
Ecco perché oggi parliamo di futuro: per allungare lo sguardo in avanti e scoprire che c’è ancora spazio per la vita. Buona lettura, se lo vorrete.

Antonio La Monica

Operatore del sociale, referente per la comunicazione per il mio ente di lavoro, giornalista per iscrizione all'albo da alcuni anni. Appassionato di musica e family man per vocazione. Da un po' di tempo in linea con l'idea che da grande vorrei continuare a svolgere ancora a lungo tutte queste mansioni.

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