“Cosa farai da grande?”, che domanda!
Eppure tutti, almeno una volta nella vita, in un qualsiasi discorso o situazione, abbiamo posto o ricevuto questo interrogativo difficile, difficilissimo.
“Farò il portatore di Santi”, mi ha risposto un bambino qualche tempo fa durante una festa patronale, innanzi al padre che si gonfiava il petto d’orgoglio.
Una risposta che, devo ammettere, mi ha suscitato un’istantanea risata e, poi, mi ha condotta ad una riflessione più ampia e articolata.
“Io farò la maestra”, invece, era la risposta che io, da bambina, davo a chiunque mi ponesse questo interrogativo. Lo dicevo con convinzione (ma senza cognizione) pensando che il solo fatto di crescere mi avrebbe aperto alla possibilità di fare ciò che desideravo, di essere chi avrei voluto essere. Il futuro dei bambini è certamente una visione colorata e giusta del mondo, dove tutto è possibile a tutti, dove basta “volerlo” per esserlo.
Crescendo, però, questa visione è stata alterata dalla capacità di comprendere che non esistono cose facili, anzi, nel monito dei più grandi ho trovato la nuova immagine del futuro: “Devi combattere in prima persona per ciò in cui credi”, “Aiutati che Dio ti aiuta”, “Costruisci senza scoraggiarti”. Il futuro, allora, ha acquisito un nuovo volto: quello della lotta, contro (e per) se stessi durante l’adolescenza, contro le ingiustizie sociali durante la gioventù, configurandosi ad ogni modo come una quotidiana battaglia finalizzata al raggiungimento di obiettivi. Futuri, ovviamente.
Studi oggi per lavorare domani. Lavori adesso per comprare casa dopo. Compri casa per farti una famiglia, … E così via.
Al “cosa farai da grande”, ad un certo punto, si è sostituita la domanda “Che programmi hai per il futuro?”.
Domanda ancora più difficile, decisamente più difficile.
E così, sin dall’infanzia, conduciamo una vita proiettati a quel tempo che, per sua natura ed essenza, è indefinito e incerto. Eppure da sempre i nostri obiettivi, i nostri sogni, le nostre speranze si trovano stipati nel futuro.
Un cruccio senza soluzione, un tempo destinato a raggiungerci sconvolgendo ogni pianificazione è il futuro. Ci lascia sognare e ci sorprende, ci nutre di speranze e ci proietta preoccupazioni, ci redime, ci salva e ci seppellisce allo stesso tempo. È il tempo di tutti. È per tutti.
Si concretizza quotidianamente donandosi al presente, accettando già dopo un istante, di appartenere al passato. Oggi è il futuro di ieri e domani sarà quello di oggi.
Un bambino diventerà ragazzo e un uomo abbraccerà il suo bastone.
Un obiettivo sarà realizzato; un sogno verrà infranto.
Un “portatore di Santi” sarà anche avvocato; un avvocato abbandonerà il suo lavoro per andare in missione.
Un uovo diventerà gallina, e poi arriverà un altro uovo. Forse sarà una nuova gallina o forse sarà ingrediente per una torta.
Chissà. Nemmeno il futuro lo sa.

Alessia Giaquinta

Alessia Giaquinta è nata a Ragusa il 13 maggio 1991. Conseguita la maturità classica presso il liceo Umberto I di Ragusa, intraprende gli studi presso l’università di Messina conseguendo la laurea in Filosofia e contemporaneamente frequenta stage e scuole di teatro. Leggere, scrivere e recitare sono la triade di verbi che preferisce.
Ha collaborato con alcune testate giornalistiche online e attualmente scrive per il quotidiano "La Sicilia" e la rivista "Bianca Magazine". Promotrice di eventi culturali, è stata anche membro di gestione della Biblioteca Comunale di Monterosso Almo, borgo in cui attualmente vive. Ha al suo attivo numerose ed importanti esperienze teatrali e si è occupata di Laboratori Teatrali per bambini sia nelle scuole pubbliche che in forma privata, attraverso l’associazione “TotAle” di cui è presidente.
Lavora per un’agenzia di comunicazione ed è alla continua ricerca di ispirazioni e stimoli creativi.
“Nelle notti di luna ho concepito, scritto, tante storie. Prima o poi le porterò alla luce, raccogliendole in un libro”.