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Una di noi

Liliana Sinagra 14 novembre 2023


Mente l’uomo che dice di amarti perché gli appartieni e che senza di te non può vivere. Mente. Mente perché nel controllare il tuo cellulare, non cerca i messaggi romantici che gli hai inviato o le foto che avete fatto insieme, cerca un appiglio per alimentare i suoi sospetti, per soggiogarti, per farti sentire in colpa.
Mente quando di colpo, con la scusa di farti una sorpresa, viene in ufficio da te, proprio quando da pochi giorni è arrivato un nuovo collega, in gamba e anche tanto carino e sei stata proprio tu a dirgli che la giovane new entry è fatta così!
Mente quando, dopo che vi siete seduti al tavolo del ristorante, ti chiede di cambiare posto, perché sta scomodo in quella posizione e guarda caso di fronte c’è seduto un uomo di bella presenza, brizzolato, ben vestito e tu distrattamente te ne accorgi solo quando vai in bagno e gli passi davanti!
Mente quando ti dice che non vuole andare in pizzeria con gli altri genitori dei compagni di classe di vostro figlio, perché sono antipatici, la volta precedente ti ha visto scherzare con un altro papà.  
Mente quando l’ha visto bene quanto ti dona il nuovo un taglio di capelli ma ti ignora, sa anche che ti sei rilassata dal parrucchiere, ma la sua mente gli fa immaginare chissà quale subdola ragione per quei momenti che ti sei regalata.
Mente quando dice che teme per la tua incolumità e che lui tanto è sempre disponibile per accompagnarti ovunque e per questo non serve che tu prenda la patente. Mente.
Mente quando dice che non hai bisogno di andare a lavorare, perché ci pensa lui a farti fare la signora, con i suoi straordinari. Mente.
Mente perché nella sua mente sono infisse ben salde tutte quelle convinzioni maschiliste e discriminanti che fanno della donna un oggetto da usare a proprio uso e consumo.
Mente perché la sua insicurezza può mascherarsi solo con la forza fisica e la manipolazione di un essere che per retaggio culturale ritiene “inferiore” e di “proprietà esclusiva”.
Non mente quando cerca di condurti alla sottomissione, giustificandosi con la gelosia e dicendo che ti ama, omettendo di precisare “morbosamente”.
Mente la sua mente quando lo induce a stuprare una donna perché la vuole possedere, quella femmina in realtà non l’ha posseduta un solo minuto, ne ha solo abusato, dando sfogo alla sua ignoranza ed agli istinti primordiali che nulla hanno a che fare con l’essere dotato di intelletto.
Donne uccise da uomini, perché sono donne, questo è il femminicidio. Omicidi maturati maggiormente in ambito familiare o all’interno di relazioni sentimentali, in taluni casi già compromesse.
Fino al 1981 una legge considerava la donna proprietà dell’uomo, priva di qualsiasi volontà e libertà di scelta. Due articoli del codice penale, il 544 e il 587, normavano sul “matrimonio riparatore” e sul “delitto di onore”, l’uno estingueva il reato per la violenza sessuale, se seguito dalle nozze e l’altro prevedeva pene ridotte, invece, per chi commettesse omicidio, in “stato di ira”, nei confronti del coniuge, figlia e sorella, a seguito di “illegittima relazione carnale”. 
Sembra inverosimile quanto sopra riportato, ma fino a 42 anni fa, questo poneva lo stato a tutela dell’uomo e a “vergognoso discapito della donna”, autorizzando chicchessia a compiere violenze o assassini!
Un lasso di tempo troppo breve quello che ci separa dall’abrogazione di quella legge avvenuta solo il 5 agosto del 1981 con la Legge 442, giorno in cui l’Italia si libera (solo in parte) di “nozze riparatrici” e di “delitto d'onore”.  Tutte le donne italiane dovranno essere per sempre grate a quella fanciulla di Alcamo, che contro ogni regola del tempo, si oppose al matrimonio riparatore denunciando il suo stupratore, dando l’avvio così al lento processo verso l’abrogazione della legge che ancora oggi, purtroppo, aleggia nella mente di molti uomini.
Al 31 ottobre 2023, le vittime di femminicidio in Italia sono oltre 100, oltre 100 pertanto le menti malate di uomini che hanno usato coltelli, pugnali, accette, bastoni, rastrelli, liquido infiammabile, pistole, martelli, buste di plastica e spesso più brutalmente “le proprie stesse mani” per sferrare pugni, soffocare, strozzare e porre così fine alla vita di una donna.
Padri che eliminano la madre ai propri figli, uomini che compiuto il gesto hanno la capacità di consegnarsi alle forze dell’ordine.
La mente di un giovane condannato all’ergastolo, lo ha portato a dichiarare che la ragazza a cui ha dato fuoco con la benzina che da giorni teneva nella sua macchina, dopo una lite e davanti ai suoi occhi si è suicidata dandosi alle fiamme. Nell’aula di tribunale mesi dopo l’accaduto, vennero proiettate le immagini degli ultimi momenti di vita della giovane vittima, riprese da una telecamera di videosorveglianza, mentre di colpo si alza da terra in preda alle fiamme per poi accasciarsi esanime. Mente ancora, eccome se mente! Non mente lo sgomento di quella madre nel vedere gli ultimi attimi di vita della figlia, non mente lo sguardo vuoto del padre e il desiderio per l’uguaglianza di genere di una società che vuole il cambiamento ma che è costretta ogni giorno ad apprendere di una nuova vittima, una figlia, una sorella, un’amica, una madre, semplicemente una di noi.

Foto di Olga Flaccomio.


Liliana Sinagra

Liliana Sinagra, classe '78, libera professionista nel campo dei servizi tecnici nella vita lavorativa, fin da ragazzina scopre la sua passione per il teatro in una compagnia amatoriale e nel tempo frequenta una scuola triennale di teatro contemporaneo presso il Teatro Zeta di Termini Imerese (Pa). Con all'Associazione Culturale Kairòs di Sciara (Pa) cura la regia di commedie dialettali portate in scena dagli adolescenti del proprio paese. Curatrice degli eventi del Festival del Torto Nella Valle dei Racconti fin dal 2019, nel 2021 viene nominata vice presidente dell'Associazione Culturale Nella Valle dei Racconti che si occupa dell'organizzazione dell'omonimo festival e della promozione culturale del territorio della valle del fiume Torto. Sensibile alle tematiche sociali, ha ideato vari progetti artistici, tra cui un video contro il femminicidio realizzato con gli attori del Teatro Zeta e la fotografa Olga Flaccomio. Coordinatrice delle ultime due edizioni del Dedalo Festival di Caltabellotta (AG) accanto al direttore artistico Ezio Noto.

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