Fare del bene fa sentire bene, partiamo da qua. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Ecco, questo è il primo, inevitabile, scivolone retorico ma io ci butto il carico, infatti è tremendamente vero al punto che io affermo che, in questa ottica, fare del bene è un atto di egoismo! L’amore è egoismo: vuoi bene ad una persona, cioè vuoi il suo bene? Ecco allora devi rinunciare a te stesso per ritrovare te stesso. Chi ama fa questo, si dedica al bene dell’altro ma lo fa perché ne ha bisogno. Sente la necessità di questo dare, sente che in questo dare c’é un senso, e non un senso qualsiasi, ma il proprio senso, quello della propria esistenza di uomo, donna, padre, madre, figlio (per il momento lasciamo da parte lo Spirito Santo). Tutto sommato, qui stiamo ancora parlando di minimo sindacale, e infatti non basta. Lo avevo già capito alle elementari quando al classico tema intitolato “parla di te” (più o meno questo il titolo) io avevo descritto me stesso dicendo che ero un po' egoista ma in compenso molto generoso! Mi hanno fatto notare che era tecnicamente e italianamente scorretto ma io ero lungimirante e loro non lo avevano capito...
L’egoismo è come il colesterolo, c’è quello buono e quello cattivo. Naturalmente quello di cui sopra è del primo tipo, quello che affetta il mondo, del secondo e non è cosa buona. La bilancia nel mondo pende dalla parte del male e non del bene (secondo scivolone). Ora io vorrei che fosse il contrario, ma non dobbiamo aspettare che ci pensi qualcun altro, che dall’alto cali una soluzione pacifica per il mondo, quando invece tocca a noi tutti dare il nostro contributo al bene. Quindi? Quindi diamoci da fare tutti e diamo quello che possiamo e che sentiamo (non è una patrimoniale).
Cari dittatori di ogni sempre e di ogni dove, tocca pure a voi smettere di mangiare troppo formaggio e carne rossa.
Mangiate più pesce e verdura, alimentate l’egoismo sano e non quello cattivo e, in generale, smettetela di abbuffarvi di ogni cosa, di ogni ricchezza, di ogni ambizione, al di là di ogni plausibile limite (terzo scivolone). Dall’anno che verrà mi aspetto un piccolo sforzo da ciascuno di noi. Siamo molti di più di quelli che decidono di fare le guerre col corpo degli altri (per dirla pulita): adesso, se proprio guerra deve essere, ci vuole un offensiva di pace. Una lotta per nutrire l’amore individuale e universale. Una epidemia di bene, contagiosa, molto contagiosa per la quale, si spera, nessuno trovi l’antidoto. Molti, grazie a Dio, lo hanno capito, troppi no. Buon anno a tutti.
Guglielmo Tasca è nato a Scicli (RG) nel 1962. Si è laureato al Dams e negli anni ha approfondito lo studio delle musiche e delle tradizioni popolari siciliane.
Nel 1996 ha vinto, insieme a Rinaldo Donati, il premio Recanati per la canzone d’autore con il brano Beddu nostru Signuri. Ha inciso numerosi dischi e si è esibito su palcoscenici.
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