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Ciak, si gira

Antonio La Monica 14 marzo 2024


C'era una volta lo stupore che diventava quasi paura per quel locomotore che sembrava sconfinasse dalla tela bianca e piombasse sugli spettatori.
C'erano una volta i divi del cinema muto, le musiche dal vivo eseguite da orchestre più o meno scalcagnate, e le didascalie con scritte bianche su fondo rigorosamente nero.
C'era una volta un omino con la bombetta ed il baffetto che incantava grandi e bambini, ma c'era anche il vampiro che seminava il terrore nelle sale che via via si diffondevano quasi in tutto il mondo.
E poi c'erano le grandi proiezioni delle capitali piene di dolce vita e di gente accorsa per le prime visioni con abiti eleganti, frac e visoni.
C'erano anche i cinema di paese, colmi di gente nelle giornate del sabato e della domenica. Un buio comunque trafitto dalla luce delle stelle del cinema che si facevano largo tra il fumo di centinaia di sigarette fumate sia sullo schermo che nelle sale ancora non regolarizzate dagli attuali divieti.
C'era l'aspettativa per il film del momento, la commedia del grande comico o il dramma sentimentale attraverso cui sognare per almeno una settimana.
E in estate il sogno non si interrompeva di certo. L'eco dei cinema all'aperto risuonava nei lungomare e nelle strade dei luoghi di villeggiatura. Ottima occasione, spesso, per accedere ad una seconda visione ad un prezzo più abbordabile e recuperare, sebbene con ritardo, il film altrimenti perduto.
E poi le sale parrocchiali, con una severa selezione dei titoli, che resistevano come frontiere popolari capaci di portare comunque storie edificanti a chiunque.
Per non parlare del cinema aziendale aggregativo amabilmente preso di mira dal mitico ragionier Fantozzi costretto a sorbire con i colleghi pellicole improponibili e sempre molto lunghe e tetre. 

Cosa sia avvenuto via via è storia nota: le grandi sale sempre più vuote, la crisi attribuita al diffondersi tentacolare della televisione. Così il cinema, spesso situato nel cuore della città, si trasforma in periferiche multi sala capaci di offrire popcorn e almeno 8 o 10 titoli differenti. La possibilità di scegliere diventa, anche nelle città più piccine, un valore aggiunto a dir poco irrinunciabile.

Irrinunciabile a tal punto che oggi la fruizione dei film è assolutamente cambiata portando direttamente nei nostri salotti, grazie alle famose e famigerate "piattaforme on demand", i prodotti della settima arte.

Tuttavia interpretare il cinema come luogo e non come prodotto artistico è senza dubbio riduttivo. Sceneggiatura, fotografia, musica, recitazione, ma anche produzione economica pura, visione, organizzazione e fantasia. Dietro ogni singolo ciak esiste un lavoro di incredibile importanza. E poi ci sono i giganti che hanno reso grande questa forma di comunicazione di massa. Registi capaci di imprimere nella pellicola storie decisive, attori di immensa bravura, ma anche semplice leggerezza e onesto mestiere che certo non tolgono valore al cinema e ai suoi protagonisti. 

Dal canto nostro, proviamo ad affrontare il nostro tema del mese con la consueta "operosa incertezza". Ciak e buona lettura!

Foto di Komrakovav, da Pixabay

Antonio La Monica

Operatore del sociale, referente per la comunicazione per il mio ente di lavoro, giornalista per iscrizione all'albo da alcuni anni. Appassionato di musica e family man per vocazione. Da un po' di tempo in linea con l'idea che da grande vorrei continuare a svolgere ancora a lungo tutte queste mansioni.

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