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Libri di spessore

Sergio Guastella 14 giugno 2024


Nell’epoca in cui tutto corre velocemente e si consuma con brevità, quale libro potrà dirsi sopravvissuto in futuro? In un mondo i cui pensieri si dissolvono in 24 ore come le storie di Facebook o sono fissati nelle limitazioni di carattere imposte da X, un testo compiuto e articolato quale appeal potrà ancora generare nei lettori del futuro?
La lettura è sempre più relegata ai margini delle nostre attività quotidiane. Potrà ancora esserci un libro la cui eco non si esaurisca nell’anno di pubblicazione e persista nei tempi avvenire? Esisteranno nel futuro un Tolstoj che produrrà un nuovo Guerra e pace o un Hugo che concepirà l’eterno I miserabili?
Una risposta alternativa al “no” che d’acchito le superiori domande sollecitano è ardua, ma non del tutto impossibile. E la risposta positiva può tentarsi non solo per il romantico auspicio che la letteratura sopravviva alla superficialità dei tempi, ma per il convincimento concreto che c’è ancora un barlume di speranza.
Scrivere, nel senso di fissare le proprie idee su un supporto che le renda conoscibile agli altri, è infatti un istinto primordiale dell’uomo che risale ad epoca perfino antecedente alla scoperta della scrittura e della stampa. Già i disegni rupestri o le simbologie architettoniche rinvenute nelle opere del passato manifestano l’atavica esigenza umana di tramandare e condividere idee e concetti. La carta e la stampa ne hanno solo agevolato la diffusione.
Ciò che è connaturato alla natura umana, pertanto, difficilmente cesserà di esistere. È insito nell’uomo esprimere idee e opinioni, diffonderle e farle conoscere agli altri. Ma come tutti gli istinti non esercitati anche la vocazione alla scrittura si attenuerà e, di pari passo, la voglia di leggere.
Non le invoglieranno infatti le case editrici che prediligono i libri commerciabili, divisi per paragrafi brevi e con trame facilmente appetibili ad un lettore distratto e veloce che li dimenticherà il giorno dopo averli letti. Non le incrementeranno l’intelligenza artificiale che scriverà su argomenti appresi dalla rete senza innovare alcunché in termini di progresso del pensiero. Non le promuoveranno i premi letterari che apprezzano la potenzialità di vendita del prodotto prima ancora di vagliarne la bontà del contenuto. Perfino i bignami finiranno per essere dismessi perché troppo complicati e non in linea con l’esigenza di rapidità dei lettori futuri.
In un'epoca in cui la superficialità sembra essere padrona, alcuni libri tuttavia potranno rappresentare ancora l’ultimo baluardo dell’arte dello scrivere, l’unica importante opportunità per esplorare temi complessi e profondi, stimolando la mente e il cuore di chi avrà voglia di leggerli. Attraverso la loro complessità e la loro profondità, questi libri continueranno ad offrire una finestra privilegiata sul mondo e sull'animo umano, invogliando il lettore accorto ad esplorare nuove dimensioni e a porsi domande cruciali sul senso della vita e della conoscenza.
Solo i libri di spessore, però.
Quei libri “mattone” che, a volte, hanno costruito i pilastri della conoscenza moderna e che spesso sono anche valsi a scardinare muri e limiti ideologici. Opere che scavano nell’animo umano, che pongono domande cruciali e che proverranno da autori sconosciuti che scrivono solo per assecondare l’istinto di fissare delle idee, di diffondere e tramandare un pensiero senza l’affanno di renderlo idoneo alla pubblicazione. Libri poco smart, nient’affatto semplici, né tascabili, magari pieni di errori perché non corretti dall’editing. Libri che non saranno mai pubblicati né premiati ma che, forse, avranno la dimensione necessaria per assicurarne la voglia di conservazione: sotto un comodino come zeppa improvvisata, in una soffitta abbandonata come fermaporta, nel cassetto di una scrivania come carta destinata al riciclo, su un comodino come fermacarte, su uno scaffale impolverato di una  libreria ormai tarlata o, da ultimo, magari come file conservato in un computer dismesso che qualche appassionato nel futuro riscoprirà casualmente nel tentativo di riavviare la macchina.
Non saranno mai collezionati in una nuova biblioteca di Alessandria che nessuno peraltro si preoccuperà di erigere. Ma chi, nel futuro, avrà la ventura di trovarli avrà rinvenuto un tesoro inestimabile. Un bene prezioso, un avanzo di materia prima dell’umanità che sarà sempre più rara ma che non si esaurirà mai.

Sergio Guastella

Sergio Guastella è nato e vive a Ragusa dove, da sveglio, esercita per passione la professione forense e, quando dovrebbe dormire, sfrutta l’insonnia per immaginare altre vite.
Ha pubblicato Il Capitano (2014).
Il suo racconto Cose dell’altro mondo è stato pubblicato (2021) nel volume I racconti dell’ultimo bicchiere edito da LC Publishing Group.
Altro racconto Aspettando Totò è stato pubblicato (2023) nella raccolta di Autori Vari Racconti di Donnafugata edita da Kreativamente Editrice.

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