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Knulp

Marcello Gurrier 14 giugno 2024


Hermann Hesse è un autore amatissimo. Premio Nobel per la letteratura 1946, fu riscoperto dalla generazione degli anni sessanta/settanta. Forse proprio in quella fase ebbe il successo maggiore ma in realtà non smette mai di incuriosire, appassionare, ispirare, animare dibattiti. Perché le sue opere, pur essendo ambientate in epoche antiche, rispecchiano le nostre più intime inquietudini, le eterne domande dell’animo umano, le sensazioni più profonde che, pur cambiando il contesto sociale in cui vengono vissute, restano sempre lì a scuoterci, motivarci, incuriosirci. Alcune delle opere di Hesse hanno trovato spazio nel cinema, in musica e nel teatro. Su tutte Siddharta e Narciso e Boccadoro (per ultimo il film del 2020 di Stefan Ruzowitzky Narciso e Boccadoro/Narziss und Goldmund; mi è piaciuto molto). Ma la mia opera preferita è senz’altro Knulp, racconto in tre parti concluso da Hesse nel 1915. È la storia di un vagabondo gentile, che vaga tra le meraviglie della natura rigogliosa del Baden – Württemberg, regione sud-occidentale della Germania. La sua affabilità unita all’abilità manuale che elargisce volenterosamente nei piccoli lavori di casa o di bottega lo rendono ospite assai gradito. Viene sempre accolto con il sorriso di un vecchio amico fraterno. E le persone che gli aprono la porta si preoccupano per lui, per la sua salute cagionevole messa a rischio dalla vita all’aria aperta.
“Il piacere e il dolore di essere liberi”. Così commenta (efficacemente) Azzurra Bergamo, una freelance che ho letto volentieri sul sito internet frammentirivista.it. In effetti quella di Knulp è una scelta di libertà e al tempo stesso di dolore. Un dolore antico e mai superato del tutto. Per metabolizzarlo si dedica alla natura, alla libertà, all’amicizia, a brindisi rigogliosi ed empatici, a fugaci ma struggenti incontri d’amore. A conclusione della sua vita l’incontro con Dio nel timore di aver sbagliato tutto, di aver sprecato il suo tempo. Ma viene immediatamente rassicurato. Riporto di seguito l’emozionante dialogo:

Dio: “Vedi, tu mi sei servito esattamente per come sei. Nel mio nome hai vagato per il mondo, portando alle genti sedentarie un po’ di nostalgia per la libertà. Hai fatto sciocchezze e ti sei lasciato deridere; io stesso in te sono stato deriso e amato. […] E tutto ciò che tu hai provato e subìto io l’ho vissuto con te” […]
Knulp: “Sì, è così, in realtà l’ho sempre saputo”
Dio: “Tutto bene? Tutto è come deve essere?”
Knulp: “Sì, è tutto come deve essere”.

Mi piacerebbe che un giorno si potesse realizzare un lavoro teatrale su questo racconto. Pur non essendo del settore ho provato e mettere per iscritto qualche idea. Chissà…
Intanto prosegue la pièce della vita con Knulp in fondo al cuore. A volte vorresti incontrarlo sulla tua strada, altre volte vorresti essere un po’ come lui: un uomo libero, gentile e schietto al tempo stesso, che elargisce amicizia e amore in una verità senza ipocrisie, che respira la bellezza della natura e gioisce della condivisione e dello scambio di calore umano, che si fa voler bene e che, all’ultima fermata della vita, possa trovare, nonostante tutti gli inciampi dell’esistenza, l’armonia con Dio.

Marcello Gurrieri

Marcello Gurrieri è nato a Ragusa il 09/05/1973 ma risiede a Mascalucia (CT). Ha curato per 10 anni, dal 2007 al 2017, per il sito di Legambiente Catania, la rubrica "ecofilm...ecopensieri" incentrata su opere artistiche a tema ambientale; ha inoltre scritto piccole recensioni cinematografiche per vari periodici e articoli sull'attualità per "Argo Catania". Ha frequentato il corso di sceneggiatura cinematografica tenuto presso il Teatro Impulso di Catania. Ha scritto e pubblicato i seguenti libri: "Le anime libere della notte" con la casa editrice Libroitaliano; "L'ostinazione della speranza - Credere, sentire, vivere" e "Il rugby ... secondo me" con ilmiolibro.it. Ha inoltre scritto altri piccoli lavori divulgati autonomamente: "Grazie bisteccone! - Omaggio a Giampiero Galeazzi"; "I portieri più pazzi del mondo"; "Magma rock - Eravamo ragazzi nella Seattle d'Italia"; "Zagare nell'universo". Ha lavorato prevalentemente nel sociale e continua attualmente a farlo.

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