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Il pericolo di pubblicare un libro

Alexa Legorreta 14 giugno 2024


Recentemente ho letto una notizia su Roberto Saviano e la sua posizione sulla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte. C'è stato, come diremmo in Messico, uno “scandalo tremendo” perché non è stato invitato a far parte della delegazione italiana. Poi lo hanno fatto all'ultimo minuto, ma lui ha rifiutato l'invito.
Mi sono fermata a chiedermi: quanto è importante una Fiera Internazionale del Libro? Perché gli dai così tanta importanza se non sei stato invitato? Nel mio paese e durante la mia giovinezza sono stata invitata un paio di volte e sinceramente non l'ho preso così sul serio.
Ma non parliamo di me. Non parliamo nemmeno di Saviano. Sì, è vero che ha sempre qualcosa da dire e critica per la maggior parte del tempo l'estrema destra. Ma hai anche ragione a prenderla “sul personale”. Anche se è noto che, quando critichiamo certi governi o i modi in cui le società vengono manipolate dal governo, ci chiamano “di sinistra”, “hippies”, “piantagrane del sistema”, è anche noto che, quando queste critiche sono fatto, siamo repressi. Quando uno scrittore decide di mettere da parte la rozza imitazione di Jane Austen o di Murakami e decide di scrivere sui problemi politico-socioeconomici del suo paese, viene duramente condannato a essere ignorato dal suo stesso popolo e perseguitato dai suoi governanti.
E che dire dei giornalisti che abbandonano tutto per diventare scrittori? Quelli che denunciano casi davvero preoccupanti come la corruzione, il traffico di droga, la violenza, i legami tra uomini potenti e bande criminali.
Da giovane (non è un discorso nostalgico questo) ho iniziato a scrivere poesie. Ho esplorato la poesia erotica che, nonostante avessi 17 anni, è sempre stata ben accolta dai predatori che abbondavano in città. È stato molto brutto. Schifoso. Poi, durante la guerra alla droga, ho iniziato a scrivere poesie più incentrate sulla violenza, sul sangue e sulla morte. Una sera, durante un recital, una donna venuta dal Venezuela si è alzata tra il pubblico e mi ha urlato: “Smettila di scrivere di persone morte! Lo vediamo ogni giorno. Voglio ascoltare poesie d'amore, la vita è bella”… Signora, vieni da un paese oppresso dal suo governo.
La mia domanda era: minimizziamo la realtà o è semplicemente meglio chiudere gli occhi e aspettare che vengano a leggerci poesie e libri romantici? Non parteggio per coloro che minimizzano l’amore e le cose belle della vita. Ma non sono cieca.
Nel 2004 è stato pubblicato I demoni dell'Eden. Un libro giornalistico di Lydia Cacho, che denuncia il problema della pornografia e prostituzione infantile in Messico. Questo libro fu una condanna per la sua auttrice, che dovette emigrare in Spagna a causa di rappresaglie e minacce di morte.
Lo stesso è accaduto con la giornalista Anabel Hernández, che da più di 30 anni scrive e denuncia l’estrema destra messicana. Chiamata “La giornalista scomoda del governo”, perché ha denunciato anche i legami tra il traffico di droga e i più alti livelli di potere. Perseguitata. Vivendo all'estero. Ma anche scrivendo e facendo ricerca nonostante le minacce e le angherie ricevute.
Ci sono molti esempi di giornalisti diventati scrittori che non restano in silenzio sulla realtà della loro gente. Gli esempi sono tanti e alcuni escono vittoriosi solo con la propria morte. Perché le cause nobili hanno determinate conseguenze.
Scrivere un libro ha sempre generato una certa aspettativa e, di conseguenza, un certo scandalo. Per i lettori è facile: lo scrittore ci racconta una storia (di fantasia o meno). Scrivere un libro è come uno spettacolo teatrale: vediamo solo la magia dello spettacolo e non ciò che accade dietro le quinte. Le ore trascorse con carta e matita, la ricerca, la rabbia, quella voglia di dare risposte alle domande che in pochi si pongono.
No. Roberto Saviano non ha esagerato quando non è stato invitato a Francoforte. Si esagera la repressione dell’estrema destra contro giornalisti e scrittori. Mentre si riempiono le tasche e la gente continua ad avere fame di giustizia.
No, signora: non scrivo di fiori e arcobaleni, non mi convincono se sono macchiati di dolore e di sangue. Scrivo quello che vedo e continuerò a parlarne perché esiste, perché posso, perché mi riguarda, perché ho ancora la mia voce.

Alexa Legorreta

Originaria di Nuevo León, Messico. Laureata in Arte Teatrale presso l'UANL (2011). Autrice del podcast erotico Insaziabile (CDMX 2022 - oggi.) Regista in Figli di Nessuno Teatro (CDMX 2018 - 2020). Premio Nazionale di Drammaturgia Victor Hugo Rascón Banda 2015. Ha collaborato per la rivista Confabulario, supplemento culturale di El Universal. Autrice del libro Circo Inferno (2015). Premio Bellas Artes Baja California di Dramaturgia 2013. Produttrice scenica del Sublimes Teatro (Monterrey 2011 - 2013). Ha partecipato al Corso di Creazione Letteraria 2012 Capitolo: Monterrey per la Fondazione per le Lettere Messicane e l'Università Metropolitana di Monterrey (2012).  Ha fondato il gruppo Voces in Verso (Monterrey 2007-2009). Ha vinto il primo concorso di fiabe al Café Brasil (Monterrey 2011), con l'opera Minuto Royale. Due delle sue opere teatrali sono state presentate come letture drammatiche all'interno del Festival Internazionale del Teatro UNAM 2014 e 2015. Ha partecipato a incontri di poesia sia nel suo paese che all'estero. Parte della sua opera poetica è stata pubblicata in antologie e riviste fisiche e virtuali di Argentina, Spagna, Panama, Colombia e Messico.

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