Qualche tempo fa mandai una mail all'autore di Mille splendidi soli, lo scrittore contemporaneo che amo di più, per chiedere il permesso di scrivere un adattamento teatrale del suo libro che considero un vero capolavoro.
Mi ha toccato l'anima. Mi ha emozionato alle lacrime. Mi ha toccato il cuore. Ha trafitto, con la lama tagliente della consapevolezza, ogni coscienza assopita nella mediocrità e nel materialismo.
L'ho letto tre volte ed ogni volta mi ha arricchita.
Hosseini non ha mai risposto alla mia mail: io, però, non rinuncio, non mi darò mai per vinta!
La prima volta che sentii parlare di Mille splendidi soli di Khaled Hosseini, fu dalla bocca mia amica Liliana: lo lessi, mi innamorai perché è uno di quei libri che non si possono dimenticare mai. Dopo aver letto un capolavoro del genere, è impossibile non tenere nel cuore i protagonisti, gli ambienti, i tragici fatti raccontati tra le pagine. Una storia di guerra e amore, dove l'autore riesce a dare il meglio di sé nel raccontare la tragicità delle condizioni di vita femminile in Afghanistan: quanta forza, quanto coraggio!
Una trama piena di colpi di scena e di lacrime.
Il romanzo racconta di una fascia di trent’anni di storia afgana. Inizia con l’occupazione sovietica dell’Afghanistan fino al loro ritiro nel 1989, e continua attraverso le lotte intestine tra i Mujahideen durante gli anni ’90 e quindi termina poco dopo gli eventi dell’11. settembre 2001, che hanno introdotto molti americani in Afghanistan per la prima volta. La vita personale dei personaggi, infatti, è strettamente legata agli eventi politici, e il narratore usa la storia come riferimento per l’azione del romanzo sottolineando spesso le bellezze naturali e la storia antica dell’Afghanistan.
Il racconto di dipana nell’arco di circa quarant’anni, dai primi anni ’70, quando Mariam è un’adolescente, al 2003, quando Laila si stabilisce nuovamente a Kabul con la sua famiglia. Durante questo periodo, l’Afghanistan è stato soggetto a una serie di guerre violente e brutali e a numerosi colpi di stato politici.
Dopo battaglie con i Mujahideen, o combattenti islamici sostenuti dagli Stati Uniti, l’Unione Sovietica ritira finalmente le sue ultime truppe nel 1989 e i Mujahideen prendono il controllo. Dopo un decennio di lotte sanguinose, i Talebani prendono il controllo e stabiliscono la pace ma anche una legge Shari’a estremamente rigida.
Infine, il libro si conclude durante l’occupazione americana dell’Afghanistan dopo gli eventi dell’11 settembre 2001.
Mille splendidi soli, dimostra come l’amore può anche non conquistare tutto, ma è un legame più forte di molti altri legami sociali, dalla classe sociale allo status etnico. L’amore fa agire i personaggi del romanzo in modi a volte irrazionali, e il loro comportamento irregolare può spesso essere spiegato dalla forte lealtà che nasce proprio dall’amore.
Un altro tema costante del romanzo è l’amicizia tra donne, la sacra solidarietà tra di loro che al giorno d'oggi è molto più facile trovare tra uomini che non tra donne.
La relazione tra Mariam e Laila è al centro del romanzo.
Anche in una società in cui le donne non possono partecipare alla sfera pubblica, il libro suggerisce che le relazioni tra donne servono non solo come fonte di fuga ma come mezzo per affermare la propria legittimità e dignità.
Mille splendidi soli racconta le vicende di Mariam, una ragazza di 15 anni che vive alla “kolba”, vicino alla cittadina di Herat insieme a sua mamma, di nome Nana. Mariam è considerata un’harami, ovvero una figlia avuta illegittimamente ed è per questo motivo che non viene presa in considerazione dal padre, il ricco e potente Jalil, anche se la protagonista nutre un profondo affetto verso di lui. Mariam riesce a vedere il padre solo un giorno alla settimana, nella giornata di giovedì, dato che per l’uomo sarebbe un disonore fare alloggiare una figlia illegittima nella sua dimora.
Per Mariam la vita nel paese è dura e non può nemmeno frequentare la scuola a causa della madre che le impedisce di approcciarsi al mondo della cultura. Mariam, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, compie una pazzia e decide di andare a trovare il padre Jalil, che però si rifiuta di riceverla.
La ragazza fa ritorno a casa dalla madre ma scopre che la donna si è impiccata. A quel punto, si vede costretta a vivere con il perfido padre Jalil. Fra l’altro, le mogli del padre cercano in ogni modo di sbarazzarsi di lei, che considerano una vergogna, fino a che non viene data in sposa a Rashid, un uomo di Kabul sulla quarantina. La sua vita con l’uomo diventa ben presto un incubo e la ragazza, dopo il primo aborto spontaneo, vive in un clima di disprezzo e di assoluta sofferenza
Nella casa accanto abitano Fariba e Hakim, che invece vogliono una vita migliore per la propria figlia Laila. La ragazza è una donna tagika bella e coraggiosa, educata in una famiglia benestante. La sua particolarità, in un paese mediorientale quale l’Afghanistan, è quella di possedere capelli biondi e occhi verdi. La giovane Laila passa la sua infanzia con un suo amico, Tariq, di cui si innamora perdutamente. Ma dopo qualche anno, il suo amato Tariq è costretto a partire per la guerra che arriva subito dopo la salita al potere dei talebani.
Muiono la madre, il padre di Laila a causa dei bombardamenti e la ragazza viene ferita in modo grave. Ad occuparsi di lei saranno Mariam e suo marito Rashid. Costui prende Laila come seconda moglie e lo sposa, dopo aver appreso falsamente la notizia della morte di Tariq. I due neo sposi hanno una figlia, Aziza ed un figlio, Zalmai. Tra Mariam e Laila ben presto si stringerà un vero e proprio rapporto di amicizia, tanto che escogiteranno, ma senza riuscirci, di scappare via da quella vita atroce per colpa di Rashid.
L’uomo decide di mandare la piccola figlia in orfanotrofio e disperata, Laila l'accompagna e sulla strada del ritorno incontra Tariq. La donna è felice di rivedere il suo vecchio amore ancora vivo ma tutta la vicenda viene riportata dal piccolo Zalmai al padre Rashid che, a quel punto, si avventa su Laila picchiandola in modo violento e tentando così di ucciderla. A questo punto Mariam interviene uccidendo il carnefice con il colpo di una pala.
Mariam decide di sacrificarsi per Laila, per Tariq e per i bambini e va a confessare l’accaduto e l’omicidio alla polizia, venendo poi imprigionata e, successivamente, dichiarata colpevole e condannata a morte. Laila, rimasta sola, fugge conTariq e i figli alla volta di Murri, mentre Mariam attende a Kabul il suo destino. Più tardi la donna sarà fucilata dai talebani. Laila si reca ad Herat, alla volta della dimora di Jalil (padre di Mariam) e scopre che l’uomo è morto da tempo e che ha lasciato una lettera dove si pente e chiede scusa per il suo comportamento alla figlia Mariam. Poco dopo, la donna scopre di essere rimasta nuovamente incinta e decide che, se sarà una femmina, porterà il nome della sua cara amica Mariam che si è sacrificata per lei e per i suoi bambini, cambiandone completamente l’esistenza.
Il coraggio delle donne è infinito.
Mille splendidi soli rimane tatuato nell'anima ed il suo ricordo produce moti tempestosi di emozioni.
“Imparalo adesso e imparalo bene, figlia. Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo, Mariam.”
Antonella Sturiale è nata a Catania nel 1970.
È autrice di testi teatrali e di cabaret. Con il monologo “Nevica fuoco” ha vinto il premio “Marina Metri” e con il testo “Sei mia” ha vinto il premio “Antonella Labisi”.
Nel 2013, per la casa editrice “Arco” ha pubblicato la raccolta di poesie
“Spiritus Mundi – Schegge d’infinito”.
Nel 2018, per Operaincerta editore, ha pubblicato la raccolta di testi teatrali “Si può fare!”, dedicata all’attore ragusano Marcello Perracchio e vincitore del “Premio nazionale Akademon 2019”.
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