Via De Grasperi, 20 - 97100 Ragusa +39 348 2941990 info@operaincerta.it

Storia culturale della canzone italiana

Guglielmo Tasca 14 giugno 2024


Di storie della canzone italiana ce ne sono diverse, quella scritta in questo libro ha però un taglio particolare. In esso Jacopo Tomatis cerca di collocare le canzoni nell’ambiente e nel tempo che le ha prodotte. Prende in considerazione il juke box, le riviste musicali, la tv, il cinema, l’America, le mode musicali e non, per vedere in che modo le canzoni siano state condizionate da fattori esterni, non strettamente musicali. Lo scopo è quello di capire cosa rende “italiana” una canzone. Il progetto è ambizioso, non so se riuscito completamente, ma è pieno di spunti veramente interessanti, perché si opera un cambio di prospettiva attraverso un percorso poco frequentato nella scrittura dei saggi o libri che parlano di canzoni. Vengono studiati i generi tenendo conto di “come la cultura abbia pensato la canzone, di quale ruolo la canzone abbia avuto
nella cultura e di come questo ruolo sia mutato nel tempo”: tanta roba!
Delle numerose pagine che sono scritte (si tratta di un bel tomo) vorrei soffermarmi sul capitolo “Gli intellettuali e la canzone”, non perché sia più interessante di altri ma perché mi tocca da vicino avendo conosciuto qualcuno dei protagonisti importanti di cui si parla nel libro.
Il tema è e rimarrà sempre lo stesso: il rapporto tra musica di consumo e musica impegnata. Come dire, non è cambiato nulla, oggi si parla di Angelina Mango, Annalisa, Ghali, ieri di Nilla Pizzi, Quartetto Cetra e Gigliola Cinguetti. Ma agli intellettuali la leggerezza non va proprio giù! Oltre a ciò, gli intellettuali, si arrogano il diritto di essere gli ambasciatori della cultura, gli unici titolati e legittimati. ll problema sostanziale era di rifondare e definire la canzone italiana. Hanno riempito migliaia di pagine, discusso in innumerevoli dibattiti, fatto moltissime iniziative, ma, mi dispiace dirlo, non ne sono venuti a capo.
Certo, le premesse erano solide e pesanti, partivano da Gramsci, Adorno, De Martino, gli scritti dei quali certo non sono un preludio alla leggerezza. Ci furono due gruppi principali di intellettuali ed artisti: Cantacronache e Nuovo canzoniere italiano(NCI). Naturalmente, essendo la questione ampiamente dibattuta, riviste e giornali se ne occuparono spesso e per lungo tempo.
Cantacronache fu un gruppo di lavoro che nacque tra il 1957 e il 1958 a Torino e fondò la propria rivista. Gli attori protagonisti furono Michele Straniero, Sergio Liberovici, Fausto Amodei, Emilio Jona, Giorgio De Maria ai quali si unirono sporadicamente Italo Calvino e altri. Il mantra era “evadere dall’evasione, ritornando a cantare storie, accadimenti, favole che riguardano la gente nella sua realtà terrena e quotidiana… con le sue lotte”.
L’intento era comporre canzoni di valore critico, partendo dalla canzone realista, senza curarsi dell’aspetto commerciale, ma solo di quello sociologico e ideologico. Canzoni “educative” in cui “l’adesione alla realtà coincida in toto con l’impegno politico”.
Per suonare “impegnata” la canzone doveva essere in primo luogo interpretata non da cantanti di professione, meglio una vocalità non educata, una voce che non richiamasse una educazione scolasticamente impostata: “una voce grezza, ma naturale, viva, familiare, umana.
In secondo luogo l’arrangiamento doveva essere scarno: “niente orchestrone, strumenti elettrici, meglio magari un solo strumento”. Insomma per raggiungere l’obiettivo bisognava allontanarsi il il più possibile da Sanremo. A parte l’interesse di qualche intellettuale, come accennato, le iniziative del gruppo subìrono anche severe stroncature e il gruppo stesso fu accusato di velleitarismo intellettuale. Non raggiungerà mai il grande pubblico.
In questo accesissimo dibattito oltre Sanremo (il nemico) l’altro polo di riferimento era il mondo della musica popolare (l’amico) la cui intromissione nella canzone era ben accetta in nome della veridicità e della realtà. Si era già occupato ampiamente del rapporto tra musica popolare e canzone di consumo Diego Carpitella, il primo grande etnomusicologo italiano ma con la fondazione del Nuovo Canzoniere Italiano da parte di Roberto Leydi, Gianni Bosio e Cesare Bermani (memoria storica del NCI), la questione diventò dirimente.
Gramsci e la cultura delle classi subordinate, cioè la cultura “altra” rispetto al pensiero dominante la fecero da padrone. L’orizzonte si spostò verso la musica popolare. Erano gli anni delle prime registrazioni “sul campo” di suonatori, dell’osservazione scientifica delle tecniche di esecuzione sia strumentali che vocali e del “ricalco” di tali tecniche da parte degli esecutori. Erano gli anni di Alan Lomax, etnomusicologo che girò il mondo e l’Italia registrando qualsiasi espressione musicale popolare. I protagonisti musicali sono ben noti, dalla Balestrieri, a Caterina Bueno, a Ciccio Busacca, Sandra Mantovani, Giovanna Marini, Dario Fò e tanti altri. La tesi fu che il canto sociale era il nuovo folklore. Io me ne sono occupato abbastanza, negli anni dell’università, essendo stato allievo di Roberto Leydi e avendo provato a fare una tesi sul Folk Music Revival ma non avevo capito l’enorme portata politica di tutta la faccenda: alla logica contadino-padrone della terra, con l’urbanizzazione e l’abbandono delle campagne si sostituì la logica operaio-padrone della fabbrica con il corredo di proteste, scioperi, etc. Quando mi sono reso conto che anche nelle ninne nanne si voleva far entrare la politica ho mollato il colpo e ho cominciato ad odiare la canzone di protesta, il canto sociale e la canzone militante.
In questa ricerca affannosa della nuova canzone ci furono naturalmente altri protagonisti come, ad esempio, la canzone milanese, le canzoni della mala e il cabaret che esercitarono a modo loro una certa influenza, sulla ricerca di una strada nuova  per la canzone ma uno che non posso non citare è Umberto Eco, forse il più sobrio e illuminato.
Cito testualmente: “La canzone diversa, cioè, può essere un prodotto di massa e per la massa, e non necessariamente deve essere operazione colta di intellettuali per intellettuali”…l’intellettuale non deve odiare la massa, perché in molti momenti della giornata ciascuno di noi è (massa) senza eccezioni”. In un attimo con queste affermazioni, spazza via lo snobismo degli intellettuali, la loro spocchia, il loro arrogarsi il diritto di…
“Apocalittici e integrati” di Eco, nel quale fu inserito un capitolo sulla canzone di consumo, rimane un testo imprenscindibile, perché tutto bianco o tutto nero (apocalittici) non è possibile. Perché tutte le opinioni hanno diritto di cittadinanza e avere un altro modo di porsi rispetto alle novità e al diverso (integrati) è segno di intelligenza ed è già una forma di integrazione e non vale solo per la canzone.
Il libro di Iacopo Tomatis indaga in lungo e in largo l’universo canzone, ci aiuta ad allargare l’orizzonte nell’analisi e alzandone la prospettiva, permettendoci così di vedere altro. Insomma, un contributo importante e nuovo alla storia della canzone.

Guglielmo Tasca

Guglielmo Tasca è nato a Scicli (RG) nel 1962. Si è laureato al Dams e negli anni ha approfondito lo studio delle musiche e delle tradizioni popolari siciliane.
Nel 1996 ha vinto, insieme a Rinaldo Donati, il premio Recanati per la canzone d’autore con il brano Beddu nostru Signuri. Ha inciso numerosi dischi e si è esibito su palcoscenici.

Contatti

Via De Gasperi, 20
97100 Ragusa

info@operaincerta.it

+39 3482941990

I nostri link

© Operaincerta. All Rights Reserved. Designed by HTML Codex