Il secondo atto della nostra trilogia estiva è dedicato ad una delle consuetudini più antiche dell'umanità: il matrimonio.
Quando ero giovane ho avuto la fortuna di "lavorare" come assistente fotografo per questa particolarissima cerimonia. Correvano gli anni a cavallo tra i due millenni e millenni sarebbero davvero trascorsi da lì a poco.
Proverò a spiegarvi fra poco il perché.
Fatto sta che il rito, civile o religioso che fosse, prevedeva sempre un rigidissimo protocollo: fotografie a casa della sposa con corredo dei regali, scatti all'uscita dall'appartamento, ingresso in chiesa o al Comune in caso di solo rito civile.
Dunque compare nelle foto anche lo sposo e si dà inizio al valzer dei clic in cui i due innamorati (?) si guardano, si scambiano anelli e promesse.
Poi la Sicilia del sud est regala panorami mozzafiato per foto che cercano di restituire atmosfere e colori di mare, campagne assolate, strutture barocche. Infine la sala con i tavoli, le varie portate, la torta e, in ultimo, le atroci foto di gruppo per i sopravvissuti al pantagruelico pasto.
Era bello, lo ricordo con simpatia, lo sforzo di fare apparire belli gli sposi anche quando belli davvero non erano. Era dolce stemperare l'emozione dei protagonisti con qualche battuta di sicuro effetto ed era piacevole sentirsi parte di una festa che, quasi sempre, portava gioia e folate di spensierato futuro.
Anche quando capitava, e qualche volta accadeva, che la coppia non facesse in tempo a ritirare le foto e il video del matrimonio per sopraggiunto immediato divorzio, ma di questo parleremo il prossimo mese.
Non ho fatto in tempo, ma poco ci è mancato, ad assistere ad un mutamento epocale riguardante proprio il matrimonio. Non mi riferisco certo al fatto che oggi è impensabile che anche lo sposo non abbia le sue foto realizzate nella casa paterna o al fatto che ormai un filmino matrimoniale debba prevedere "shooting" prematrimoniali e post matrimoniali, con foto e riprese di improbabili serenate e chissà cos'altro che sarebbe meglio lasciare nella sfera privata di ognuno.
Il grande mutamento nell'ambito che a noi interessa è dato dal riconoscimento ottenuto dalle coppie omosessuali a potere sancire legalmente la propria unione. So che è un tema per alcuni ancora oggi scottante, ma è senza dubbio un segno di enorme civiltà del quale finalmente possiamo fregiarci. Ogni favola pretende di finire con un matrimonio e proprio non si vedeva alcun motivo perché questa favola non dovesse riguardare persone che si amano e che hanno lo stesso sesso.
Dunque viva il matrimonio di qualunque natura esso sia ed evviva Operaincerta e la sua trilogia.
Operatore del sociale, referente per la comunicazione per il mio ente di lavoro, giornalista per iscrizione all'albo da alcuni anni. Appassionato di musica e family man per vocazione. Da un po' di tempo in linea con l'idea che da grande vorrei continuare a svolgere ancora a lungo tutte queste mansioni.
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