Non amo guardare la televisione, questo è certo, infatti ne vedo poca o niente. Altri amano guardarla o comunque la accendono spesso, anche solo per abitudine, anche a caso, per guardare telegiornali, serie, telenovele o altro. Il tutto, naturalmente, rientrando nel legittimo campo della libertà di scelta oltre al fatto che ognuno è libero di trascorrere il proprio tempo come vuole o come può, non ne diviene una questione di merito per chi non la utilizza, né esprimo giudizi negativi per chi ha determinate consuetudini. C’è chi la accende appena sveglio, quasi come un atto dovuto, consuetudinario o per semplice accompagnamento. C’è invece chi proprio non la tollera, come me. Se parliamo anche solo di ozio o di passatempo la mia preferenza volge verso la lettura di un libro, per altri evidentemente non è così. Noto però che se esterno le mie abitudini, mi attiro sistematicamente sospetti, sguardi meravigliati, anche stupore, quando non vere e proprie insinuazioni a volte neanche troppo velate sullo snobismo del mio comportamento. Ad ogni modo, ripeto, dal momento che ognuno è libero di fare ciò che vuole, va bene così. Non ritengo utile, e non sono neanche lontanamente interessato nel far notare che probabilmente gli occhi pieni di meraviglia e un pizzico di compassione dovrei averli io, quando mi si dice che non si legge perché si preferisce accendere la televisione, in ogni caso lascio correre per non perdermi in discorsi che oramai mi annoiano e mi impongo religiosi silenzi, munito di ironico sorriso di circostanza. Detto tutto ciò, devo confessare che qualche settimana fa, dovendo trascorrere molto più tempo a casa per un lavoro da preparare entro una certa data, di tanto in tanto ho acceso e spento la tv, ho visionato palinsesti, guardato qualche programma, talvolta per pochissimi minuti e in varie ore della giornata, anche a sera inoltrata. Decido di infierire su di me, per cercare, ove possibile, tutte le contraddizioni alle mie abitudini, mi impegno a vincere la mia ritrosia, imboccare un’altra strada, ed è qui che comincia la mia esilarante settimana di ordinaria follia. Vado a caso. Lunedì sera, programma di approfondimento politico sociale, sembra interessante, sento opinioni, vedo servizi, sondaggi, ospiti illustri, sembra tutto ben fatto, ma dopo un po’ comincio ad avere il sospetto che qualcosa non quadra, non mi pare che tutto corrisponda ad un’informazione basata su dati veri, comincio a percepire che chi parla non esprime un’opinione in quanto esperto, ma sta solo recitando una parte, sguardi truci, giudizi netti, soluzioni, critiche, il tutto dispensato come verità assoluta, nel frattempo vedo sorrisini sospetti, tra l’altro dopo interventi su argomenti veramente drammatici. Arrivo al mio limite massimo di sopportazione e per fortuna arriva la pubblicità, cambio immediatamente, una ventina di canali nell’arco di circa un minuto e spengo, ne ho già abbastanza. Non voglio arrendermi, ma la situazione sembra non migliorare neanche nei giorni successivi, scelgo sempre approfondimenti, più di uno stavolta, in vari canali e anche contemporaneamente, dedico qualche minuto da una parte e qualcuno dall’altra, ma noto che c’è dell’incredibile in ciò che vedo e ascolto. Opinioni, dati, schede, un repertorio completo di informazioni e dati, e contemporaneamente, nell’altro canale, altre opinioni, altre schede, altri dati, altri sondaggi, altre statistiche ma che contraddicono in maniera assoluta quanto trasmesso nell’altro canale. Sono confuso, comincia a salirmi un pizzico di indignazione, mi chiedo cos’è che sto facendo, cos’è che sto guardando, ho nuovamente la spiacevole sensazione che mi stiano prendendo in giro, quindi rifaccio il giro di un’altra ventina di canali e spengo. Altro giorno altro giro, stavolta viro verso i telegiornali, mattina e sera, più di uno, sempre e possibilmente contemporaneamente, e niente, di male in peggio. Si comincia da un servizio sui problemi dell’immigrazione, si comunica che è in corso un’invasione con pericoli inimmaginabili per la sicurezza e per il nostro stesso futuro, al che cambio fulmineamente canale, altro telegiornale, vedo una cravatta davanti ad un viso soddisfatto che spiega come si è riusciti a porre fine agli sbarchi di clandestini, che gentilmente chiama terroristi senza distinzioni di sorta. A questo punto la mia perplessità cresce paurosamente e decido di spegnere nuovamente. Il giorno successivo, a caso, trovo un programma che fornisce informazioni sulle guerre in corso, stavolta sono determinato, decido di farmi un’idea utilizzando la tv, ci metto impegno, mi munisco di disponibilità, senso critico, pazienza e comincio. Apprendo che le forze del bene hanno smantellato la più pericolosa rete di terroristi, bene dico subito, niente più bambini uccisi, no, non va bene, perché un altro illustrissimo esperto internazionale afferma che tutti i terroristi sono sani e salvi, che le forze del bene stanno fallendo miseramente i loro obiettivi e non ne hanno beccato uno che sia uno, mi dico allora che non va bene, che si continua ad uccidere bambini e innocenti, non proprio, perché un altro ancora, munito di competenze ancora più avanzate ed elevatissime rispetto al precedente ci dice con mellifluo tono pacato che le iniziative diplomatiche contro ogni guerra stanno dando i loro frutti ma ci vuole tempo, quanto però non è dato sapere. Continuo imperterrito, cambio canale e vedo una mappa, anzi una carta geografica, il conduttore con lo stile del perfetto insegnante, munito anche di bacchetta e pennarello disegna dentro la carta geografica, linee, tratteggi, puntini, curve che assomigliano a colline, covi che sembrano casette con il camino e nel frattempo spiega, parla e descrive orgogliosamente il senso dei suoi disegnini. A questo punto sento la mia inquietudine crescere sempre più, la confusione sale, le mie incertezze diventano incubi, e quindi rifaccio un giro veloce dei vari canali e mi affretto a spegnere per l’ennesima volta. Il giorno successivo decido di cambiare rotta, mi tuffo nell’intrattenimento. Sento e vedo cantare, ballare, brindare, parlare di imprecisati argomenti di attualità che sconosco nella maniera più assoluta, vedo luci fluorescenti, facce marmoree, lacrime, ragazze mezze nude, ragazzi rinchiusi in una casa che cucinano e dormono stravaccati su divani, ricette, preparazioni di piatti fumanti, costituzionalisti che parlano di libertà costituzionali, legislatori che parlano sul modo in cui raggiungere la sicurezza assoluta della nostra nazione, e ancora, altri che litigano, paonazzi, che si muovono come forsennati, psicologi, criminologi, sociologi, giornalisti, palestrati, nullafacenti e comparse varie tutte assieme a formare uno spettacolo terrificante. Spengo di corsa. Riaccendo dopo un po’, becco la pubblicità, cambio canale, ancora pubblicità, giro e lei è sempre lì, e giro e giro e giro e le becco tutte, passo dai materassi con sinuosa figura sdraiata in completino intimo, ad un’altra che mi invita a vendere i libri velocemente, ad un’altra ancora che cerca di sedurmi con una super connessione anche in alta montagna, e dopo l’immancabile promemoria dei programmi della serata, le condizioni meteo dell’indomani finisco con una pubblicità in cui si vedono macchine volanti. Mi arrendo, spengo di nuovo. Provo a giustificare il tutto, cerco un senso a tutto ciò, anche a quello che sto facendo, e fedele alla mia causa mi dico che in fondo è un passatempo. Solo che nel contempo ho l’impressione di essere innervosito, infastidito, sento le musiche e le voci e le grida che mi rimbombano ancora in testa, una strana e spiacevole sensazione. Ma nonostante tutto riesco stoicamente a fare un altro tentativo il giorno dopo, film stavolta. Ogni dieci in programmazione forse uno potrebbe interessarmi, mi sintonizzo, ma non è cominciato, c’è ancora un dibattito che ha sforato con l’orario programmato, quindi cambio, mi dirigo verso la mia seconda scelta, trovo pubblicità, clicco quasi con rabbia il telecomando per andare alla mia terza scelta, già iniziato, c’è una macchina con famiglia che corre inseguita da maniaci assassini, credo, e niente, faccio i miei migliori auguri alla famigliola, anche se non me ne può fregare di meno e spengo, definitivamente stavolta. Quindi esco da casa, vado a farmi un giro in bici, lungomare, sento la voce del mare, accendo una sigaretta, fumo lentamente, faccio anche qualche passo in spiaggia, è sera inoltrata, rientro a casa, non ricambio lo sguardo alla tv che mi guarda offesa, vado a letto, apro il mio libro e dolcemente mi addormento, più rilassato, pensando che da domani ricomincio con le mie vecchie abitudini, e mi sento improvvisamente meglio.
Salvatore Desari, nasce a Vittoria, nel 1978. Frequenta il Liceo Scientifico a Vittoria e l'Università di Giurisprudenza a Catania. Da sempre libero appassionato di lettura e scrittura.
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