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C'era una volta... Pollon!

Maria Giovanna Fanelli 14 ottobre 2024


La mitologia nasce con l'umanità, cresce con essa e sparirà – si spera il più tardi possibile – quando gli esseri umani non avranno più voglia di raccontare alcunché, quindi saranno prossimi alla fine dei tempi.
Ergo, siccome al momento – nonostante le plurime disgrazie mondiali – pare che l'umanità regga ancora, la mitologia viaggerà con essa, raccogliendo e raccontando miti antichi con gustose incursioni nell'attualità. E, perché no, anche sfiziose contaminazioni.
Per esempio, cosa succede se all'improvviso una nazione a caso, facciamo il Giappone, si mette a raccontare una mitologia occidentale, facciamo quella Greca? Succede che nasce Pollon! C'era una volta... Pollon, per essere precise: è questo il titolo per intero del cartone animato sbarcato in Italia nel 1984. Pollon Combinaguai era il titolo della celeberrima sigla, cantata dall'allora onnipresente Cristina d'Avena. Era, quindi, un cartone animato di cui godevamo dal tubo catodico. Oggi sappiamo che era un “anime”, cioè un'opera di animazione, tratto da un manga, cioè da un fumetto.
La protagonista indiscussa, cicciottina e simpaticissima, è appunto Pollon, una bimbetta deliziosa di circa sette anni, figlia unica di Apollo, dio del sole. Spoiler, per chi non lo sapesse o lo avesse dimenticato: Pollon non esiste nei miti greci, tanto più come figlia unica di Apollo. Il dio del sole se la giocava con Zeus, in quanto a prole, altro che un'unica figlia. No, nemmeno il celeberrimo Apelle, quello della palla di pelle di pollo, era figlio ad Apollo. Però è esistito. Era un pittore dell'antica Grecia. Pollon, invece, deve i suoi natali a Hideo Azuma, compianto fumettista giapponese. Quindi, dato che s'è trattato di una fortunata invenzione di cui ancora si parla dopo quarant'anni, possiamo ascriverla, secondo me, nella rosa dei miti. Quel Pantheon greco, la piccoletta, se l'è proprio guadagnato e meritato.
Pollon è figlia di Apollo e di un'umana, che molla il divino compagno e la pupetta perché s'è invaghita di un tassista. Da quel momento Apollo deve dare sfoggio delle sue qualità paterne, o quanto meno provarci, occupandosi della piccola semidea. La bimba è però ambiziosa: vuole a tutti i costi diventare una vera dea, come nonna Hera, zia Afrodite e tutte le altre. A farle compagnia in questa avventura, snocciolata in una quarantina e passa di episodi, c'è Eros, il dio dell'amore. Anche lui è un piccoletto paffutello, ma è nato già dio perché figlio di Afrodite ed Efesto. Un cuginetto, quindi, ma anche un divertente compagno di giochi, con cui scorrazzare fra cielo e terra.
Eros è la vergogna di mammà: è bruttino, anzi di più, e la dea della bellezza, sua madre appunto, lo obbliga a non dire di esserle figlio, bensì un fratello venuto male. Tarchiatello dalle minuscole alucce e l'ombelico prominente, Eros dileggia Pollon chiamandola Poppante e in cambio riceve i soprannomi di Pennuto e Nanerottolo. È segretamente innamorato della cuginetta, ma questo non impedisce ai due di avventurarsi in mille faccende, a caccia di guai. E sempre per colpa di Pollon.
La piccoletta ha il cuore grande e generoso, tanto più che ha scoperto di poter esaudire il suo desiderio di divinità aiutando uomini e dèi nei loro impicci. Zeus stravede per la nipotina e le regala un salvadanaio a forma di trono: per ogni impresa superata con successo le promette una moneta in regalo; questo salvadanaio cresce a ogni monetina aggiunta; quando sarà della grandezza di un trono vero, dice il nonno, Pollon finalmente sarà una vera dea. Un po' come quando io a sette anni spolveravo il salotto, e mi davano duecento lire, ma con esiti decisamente diversi: niente troni né tantomeno aurea divina.
A un certo punto della sua raccolta di monete, Pollon fa l'incontro della vita: la dea delle dee. Si tratta di Elpìs, la speranza, la cui potenza soverchia persino quella di Zeus. Pollon però è una bimbetta, e queste cose non le sa: si limita ad amare la nuova amica bellissima, che appare quando è invocata. La dea delle dee regala alla piccoletta un fermaglio magico, il miracolo bonbon, grazie al quale sarà più semplice cavare dai pasticci uomini e dèi e quindi guadagnare monetine. A ogni moneta corrisponde un mito greco (o quasi), calato nel buffo mondo di Pollon. Di avventura in avventura, il salvadanaio cresce sempre di più, finché Pollon non si trova alle prese con l'ultima sfida, la più complessa: sconfiggere l'Idra di Lerna. Pollon è Ercole in gonnella, anzi in gonnellina, ché nel mito greco l'Idra è la seconda fatica dell'eroe forzuto. La piccola, sempre con il fedele Eros al fianco, ci prova e quasi ci riesce; distrugge il corpo dell'Idra, mostruoso serpente anfibio a nove teste. Ma siccome non distrugge quella centrale che è immortale, le teste vagano per la Grecia a seminare il pandemonio.
La dea delle dee, a quel punto, invita Pollon a cercare il vaso di Pandora, in cui avrebbe sicuro trovato la soluzione a quella calamità. Pollon dismette i panni di Ercole e si ritrova a fare le veci di Pandora, cioè fa quello che nel mito è prerogativa della svampita per antonomasia: apre il vaso e lascia che tutti i mali lì racchiusi escano ad ammorbare il mondo. Però... però... sul fondo del vaso – eureka! - trova la Speranza e scopre che è la dea delle dee in persona. In quattr'e quattr'otto, Idra e mali sparsi per il mondo vengono sconfitti e da quel momento Pollon combinaguai diventa una vera dea, la nuova dea Speranza.
Questo è il mito di Pollon. Immaginatelo condito da dee e dèi più o meno importanti, animali parlanti, colori zuccherosi, nonché dalla stridula e penetrante vocina di Pollon, convinta di essere una grande cantante. E poi immaginate il grande potere di questo cartone sui bambini e le bambine di allora. I nati dalla seconda metà degli anni settanta in poi hanno imparato più mitologia da Pollon che dai libri, e pazienza che non fosse tutto oro colato, ma è sicuramente tutto grasso che cola.
Sarà nostalgia degli anni ottanta, sarà che mi è entrato un tubo catodico nell'occhio, ma al ricordo della filastrocca "Sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria" un po' mi commuovo. A proposito, care generazioni X e Y, devo prendere le vostre salde convinzioni e sgretolarle a mani basse: il talco è talco, l'allegria è allegria. E basta. No, non è quello che avete creduto che fossero. No no, nessun messaggio subliminale, né da parte degli autori né dei traduttori, giuro. No no, davvero, non insistete, basta fare una ricerca sul web per scoprire che non è quello, anche se fu premonitore del destino di Hideo Azuma. Ma non c'era alcun doppio senso. Se vi sono partite un paio di strisce, in pratica, non potete dare la colpa a Pollon, credetemi, è solo vostra responsabilità.

Maria Giovanna Fanelli

Maria, all'anagrafe, tutti mi conoscono come Mariagiovanna.
Sono nata a Ragusa, da papà pugliese e mamma camarinense. Ho vissuto nel siracusano, a Ragusa e a Catania. Adesso, vivo al mare.
Mi occupo di servizi editoriali (editing, affiancamento all'autore, copy writing per i social, ghost writing e correzione bozze), quindi leggo e scrivo molto per lavoro. Una robusta fetta del mio lavoro è costituita da piccoli e sfiziosi laboratori di scrittura narrativa, sia per adulti che per ragazzi.
Scrivo molto anche per diletto. Mi piace raccontare storie, storie di ogni tipo, dalla storia d'amore al mito greco. Appassionata di mitologia sin da bambina, mi diverto a sfrondare i miti da pesantezze accademiche, in modo che tutti possano apprezzarli. Sul web, fra varie piattaforme e blog, c'è sostanziosa testimonianza della mia scrittura.
Posso ritenermi una forte lettrice, perché uno dei miei principali hobby, da sempre, è la lettura. Ad essa accompagno la musica e la politica. Da qualche anno, ho imparato ad apprezzare lo yoga per il benessere psicofisico che esso comporta. Non amo granché, invece, le biografie, infatti confesso di essere in serie difficoltà.
Negli anni, mi è capitato molte volte di partecipare a raccolte di racconti;
due su tutte: Cartoline dalla Sicilia, L'erudita edizioni, alla quale ho partecipato con un racconto brevissimo, Il pranzo al mare; e La Fornaia, nella raccolta Racconti a Donnafugata, edita da Kreativamente edizioni.
Al momento, sono immersa nella stesura del mio primo romanzo: dopo averne accompagnati diversi fino alla pubblicazione, m'è venuta voglia di scriverne uno anch'io. Non è facile né scontato come potrebbe sembrare.

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