Dalla Treccani, definizione della tv spazzatura: la qualifica attribuita in tono polemico a prodotti ritenuti di cattiva qualità, di breve durata nel tempo, messi sul mercato a basso prezzo al fine di ottenere guadagni immediati; più spesso, con riferimento al mondo dello spettacolo o dell’editoria, detto di programmi, trasmissioni, pubblicazioni considerati come ricettacolo di volgarità, programmati o diffusi solo per andare incontro ai gusti di un pubblico largo e poco esigente.
Tuttavia, questi programmi ottengono risultati, in termini di ascolto, particolarmente significativi ed hanno contribuito a far emergere un nuovo format: il reality. Ammettiamolo, anche i più intellettuali, almeno qualche volta, per mera curiosità o per diletto, hanno seguito, anche soltanto per pochi minuti, programmi spazzatura. L’espressione “tv spazzatura” è stata coniata dai media, dalla critica, dalla stampa, ed è la traduzione della parola statunitense “trash” che significa immondizia, scarto.
Continuiamo a bombardare i nostri momenti depressivi, vuoti e stressanti con il vaneggiamento chiassoso del trash, con reality show spogli di qualsivoglia contenuto, la totale assenza di valori e decenza, di talento: brutti copioni preparati per riempire del nulla menti logorate dal tran tran quotidiano. Quello che attrae è l’effetto narcosi: è più facile guardare programmi che non richiedono il dover pensare dimenticando i problemi reali della nostra misera permanenza su questa terra.
È semplice: ci si mette davanti ad un bel trash sgranocchiando pop corn e patatine e ci si lascia “ipnotizzare” da un calderone colorato di personaggi narcisisti, mitomani, megalomani spesso volgari e boccacceschi. I “vip” piacciono troppo proprio perché sono “Very Important Person” e rappresentano ciò che molti vorrebbero essere. Pomeriggio 5, Uomini e donne, L'Isola dei famosi, Temptation Island, Grande fratello, Grande fratello Vip, Ciao Darwin… pochi nomi in un vasto panorama di programmi-spazzatura che prendono a schiaffi l’intelligenza umana. Una vera e propria “ipnosi di stampo televisivo” cui ci sottoponiamo più o meno consapevolmente nascondendoci dietro alla necessità di superficialità che confondiamo con la leggerezza.
E, seppur in versione più piccola, tik tok può tranquillamente essere equiparato alla tv spazzatura con l'aggravante di esserne in prima persona i protagonisti: milioni di consensi su “demenzialità ed oscenità” di tutti i tipi e specie. Gli infallibili ed ineffabili “tiktoker” produttori del “nulla cosmico”: il lavoro del futuro. L'umanità allo sfacelo: un'enorme pattumiera maleodorante di ignoranza e pressapochismo. Un calderone di idiozie spacciate per cultura e conoscenza. Piero Angela si rivolta nella tomba: non avrà più pace.
La televisione è paragonabile a una discarica pubblica, all'inconscio a cielo aperto. (La télévision est comparable à une décharge publique, à l'inconscient à ciel ouvert). Serge Daney, su Le Monde, 1992
Antonella Sturiale è nata a Catania nel 1970.
È autrice di testi teatrali e di cabaret. Con il monologo “Nevica fuoco” ha vinto il premio “Marina Metri” e con il testo “Sei mia” ha vinto il premio “Antonella Labisi”.
Nel 2013, per la casa editrice “Arco” ha pubblicato la raccolta di poesie
“Spiritus Mundi – Schegge d’infinito”.
Nel 2018, per Operaincerta editore, ha pubblicato la raccolta di testi teatrali “Si può fare!”, dedicata all’attore ragusano Marcello Perracchio e vincitore del “Premio nazionale Akademon 2019”.
© Operaincerta. All Rights Reserved. Designed by HTML Codex