Bei tempi quando la tv parlava ed era vangelo. E c’era “‘u zittiti”, cioè nessuno dopo il verdetto della televisione osava contraddire, replicare, mettersi di traverso.
Quella era l’autorità! Certo, erano altri tempi e la televisione era austera, ma mai noiosa, era anche divertente, pulita, elegante e parca, poche reti, e dopo mezzanotte tutti a nanna. Era di spessore, insegnava l’italiano ad un popolo che, spesso, parlava solo il dialetto e di scuola ne aveva fatta poca. Direte che anche per questo nessuno poteva replicare, non era attrezzato: solo in parte è vero. Perché la tv era fatta in un altro modo e con protagonisti di grande spessore. Era in bianco e nero, non è che ci si potesse distrarre più di tanto, era essenziale e forse anche più poetica, un po' come le foto in bianco e nero che, paradossalmente, per sottrazione rispetto a quelle a colori, hanno (secondo me) un potere immaginifico superiore, mettono in moto il sentimento e la fantasia in maniera immediata. Certo, rimane il potere prepotente dell’immagine, lo schermo calamita che, riuniva più persone davanti a sé: non solo della famiglia ma anche dei vicini che d’estate posizionavano le sedie come una platea nella “vanedda” davanti alla vetrina della casa del fortunato possessore dell’apparecchio, altra immagine poetica.
Poi è successo qualcosa che ha rotto l’incantesimo. Come al solito spacciando per maggiore libertà qualcosa che invece cominciava a tracciare confini e a costruire gabbie mentali nelle quali ci si trovava infilati senza neanche accorgersene. C’è sempre stata la pubblicità, anche nella prima repubblica della tv, si chiamava Carosello, ma io ricordo che nella realizzazione di quei filmati c’era un altro verso, e il tutto durava mezz’ora. Ci pensate allora interrompere un film con la pubblicità? Nessuno osava perché non era etico, perché era scorretto, ma in realtà perché era semplicemente inconcepibile. Adesso le “proposte per gli acquisti “ come le chiamava qualcuno, messe insieme durano più del film che viene proiettato e, siamo sempre lì, la poesia del film viene fatta a pezzi e sepolta. Non so perché oggi non voglio fare nessun nome, ma ci sono registi che inorridiscono all’idea di guardare un film in tv. Nella prima repubblica della tv, l’obiettivo non era vendere, non era il danaro ma proporre senso, bellezza e contenuti.
Poi dopo sono arrivati i “social” e, se già con la tv commerciale avevano aperto le gabbie, pensate con i social. È successo alla tv quello che qualcun altro ha detto é tipico dei social: una tribù di cretini (non l’ho detto io) che si sentono autorizzati a sparare minchiate, a seminare polemiche e odio. E la tv si è adeguata, (come la politica) sempre più al ribasso, per cui replica quello che succede nei cellulari e nei computer: programmi che mettono nel mirino le anime semplici per addormentarle, addomesticarle e soprattutto per usarle, per fare audience e quindi soldi. Risultato? Nessuno oggi di permette di dire: “lo ha detto la televisione” perché farebbe la figura del credulone, dell’inetto. Tutto oggi è stato sdoganato e sembra normale e logico, perché il fine giustifica i mezzi. Ok, c’è la tv a pagamento, senza pubblicità, con i “radar” che mettono nel mirino i tuoi gusti, il tuo profilo e ti propongono quello che piace a te, come dire, la minestra è servita, non provare a mettere in moto il cervello, ci pensiamo noi.
Guglielmo Tasca è nato a Scicli (RG) nel 1962. Si è laureato al Dams e negli anni ha approfondito lo studio delle musiche e delle tradizioni popolari siciliane.
Nel 1996 ha vinto, insieme a Rinaldo Donati, il premio Recanati per la canzone d’autore con il brano Beddu nostru Signuri. Ha inciso numerosi dischi e si è esibito su palcoscenici.
© Operaincerta. All Rights Reserved. Designed by HTML Codex