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La casa del rugby

Marcello Gurrier 14 aprile 2024


Chi ha la sensazione che lo sport del rugby sia “violento”, oltre a conoscere poco una disciplina certo dura in quanto sport di contatto ma per nulla “violenta”, evidentemente non ha mai visitato una Club House. Quest’ultima rappresenta l’anima di una società rugbistica, sia essa amatoriale o professionistica. Uno spazio di incontro in cui trovi cimeli, foto ricordo, sciarpe, stendardi, trofei, una spillatrice di birra, un tavolo tarlato per giocare a carte, il pallone rattoppato della prima vittoria, le magliette incorniciate (proprie, della Nazionale, o donate dalle squadre avversarie). Può anche essere il luogo di iniziative socio-culturali importanti come avviene nel quartiere problematico Librino di Catania. Presso il Campo San Teodoro Liberato i Briganti Rugby uniscono allo sport sociale meritorie attività formative (ad esempio la biblioteca popolare “Librineria” o il club del libro “Affamate letture” ma anche doposcuola, musica e tanto altro).
Spesso la Club House è anche il luogo del Terzo Tempo, elemento essenziale di questo sport (anche se a volte capita, per motivi organizzativi e limiti di spazio, di rivolgersi a luoghi esterni più capienti). Si tratta del dopopartita, vissuto in amicizia con gli avversari a prescindere dal risultato. È il momento in cui la competitività si sposta dal campo di gioco al tavolo da pranzo. Specialmente nel rugby amatoriale è l’occasione per cimentarsi in gesti “tecnici” differenti, con in mano non più la palla ma una forchetta davanti ad una “collina” di pasta asciutta ed un boccale di birra che talvolta somiglia per capienza ad una fioriera. E chi poco prima ti arrivava addosso senza complimenti come un bulldozer lasciandoti ricordini su tutto il corpo, diventa l’amico più piacevole del mondo all’insegna della goliardia più genuina.
Anni fa il San Gregorio Rugby raddoppiò l’appuntamento. Oltre al tradizionale Terzo Tempo concepì un geniale “Anzitempo” che consisteva nell’accogliere tutti gli intervenuti alla partita (esclusi i giocatori ovviamente) con ricche grigliate prima del fischio d’inizio, favorendo ancora di più la pace dei sensi del pubblico presente, già tendente di suo, per cultura sportiva, alla correttezza.
La Club House è di solito un luogo fisico ma talvolta può anche essere un luogo simbolico. Ad esempio per noi era la spiaggia libera di Catania. Andavamo a giocare sulla sabbia, eravamo gli “’Mbriaki da plaia beach rugby” (nessun invito all’alcolismo ovviamente ma pura e semplice autoironia). Dal 2014 al 2018 vennero a giocare con noi 101 ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo: studenti Erasmus, dipendenti della base di Sigonella, lavoratori stranieri che vivono nella città etnea, semplici turisti. Un angolo di passione ovale internazionale alle pendici dell’Etna. A fine partita, sporchi di sabbia fin dentro alle mutande, ci tuffavamo in mare con qualsiasi temperatura e concludevamo la giornata con una birra fresca di pura gioia. Ebbene, quella parte di spiaggia, spesso sporca e piena di detriti, era la nostra personalissima Club House, la ghiacciaia portatile era il nostro bancone bar e i ruderi degli ex lidi abbandonati il nostro spogliatoio. Ad osservarci, ben visibile e trattata con cura, la palla ovale, direttamente connessa al cuore di tutti noi. Che dire? Sentimenti puri che mi fanno sentire grato a questo sport e che forse fanno intuire a chi legge cosa esso possa rappresentare. Negli anni sono aumentati gli interessi legati al professionismo, son cambiate molte regole e c’è stata un’evoluzione del gioco. Ma quello che resiste e, mi auguro, rimarrà per sempre, è ciò che accade fuori dal campo e che spesso ha per teatro proprio la Club House.
Nessuna vicenda umana è “perfetta” e anche nel mondo della palla ovale avvengono speculazioni, reazioni spropositate o scorrettezze. Ma tutto ciò stride talmente tanto con quella che è la mentalità prevalente che poi capita, per esempio, che il Paganica Rugby esponga in campo uno striscione con su scritto: “Tifiamo bene!” Perché il rispetto è un ingrediente imprescindibile di questo sport. Del resto il rugby è stato capace di riunire in un campo palestinesi ed israeliani (anno 2015, match di rugby a 7 tra i Beit Jala Lions e gli Israeli Beer Sheva Camels) ed il risultato è stato sempre lo stesso: durezza del gioco nel rispetto delle regole, intensa amicizia dopo il fischio finale dell’arbitro. C’è addirittura chi propone, tra il serio e il faceto, di risolvere i conflitti internazionali su un campo con le porte ad acca. Chissà, probabilmente avremmo un mondo migliore…  

Alcune citazioni
“Il rugby sa di birra come sa di terra e di vento” – Joel Stransky, campione del mondo Sudafrica 1995

“Che bello il terzo tempo a rugby. Ti sei massacrato di botte sul campo, lealmente, poi affronti il tuo avversario fuori dal campo, gli dici quello che gli devi dire, ci si saluta e ci si chiede scusa, se serve… non sarebbe male come regola, ma fuori da un campo da rugby le cose non vanno in questo modo” – Marco Paolini, attore teatrale

“Il rugby è aggressività, è “guerra”. Ma dopo avviene la pace più bella del mondo” – Marco Bollesan, capitano della Nazionale italiana di rugby negli anni ‘70

“Il rugby è una grande battaglia che può cementare amicizie per tutta una vita” – Henry Garcia, scrittore e giornalista

“Il vero spirito del rugby: due tempi di riscaldamento per prepararsi ad un grande terzo tempo” – Claudio Bisio, attore

“Il rugby permette ai bambini di diventare adulti più velocemente e agli adulti di restare bambini più a lungo” – Jean-Pierre Rives, capitano Nazionale francese di rugby dal 1978

 

Nella foto la club house del Parma rugby

Marcello Gurrieri

Marcello Gurrieri è nato a Ragusa il 09/05/1973 ma risiede a Mascalucia (CT). Ha curato per 10 anni, dal 2007 al 2017, per il sito di Legambiente Catania, la rubrica "ecofilm...ecopensieri" incentrata su opere artistiche a tema ambientale; ha inoltre scritto piccole recensioni cinematografiche per vari periodici e articoli sull'attualità per "Argo Catania". Ha frequentato il corso di sceneggiatura cinematografica tenuto presso il Teatro Impulso di Catania. Ha scritto e pubblicato i seguenti libri: "Le anime libere della notte" con la casa editrice Libroitaliano; "L'ostinazione della speranza - Credere, sentire, vivere" e "Il rugby ... secondo me" con ilmiolibro.it. Ha inoltre scritto altri piccoli lavori divulgati autonomamente: "Grazie bisteccone! - Omaggio a Giampiero Galeazzi"; "I portieri più pazzi del mondo"; "Magma rock - Eravamo ragazzi nella Seattle d'Italia"; "Zagare nell'universo". Ha lavorato prevalentemente nel sociale e continua attualmente a farlo.

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