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Totò cerca casa

Antonio La Monica 14 aprile 2024


In questi ultimi mesi chi scrive queste righe si è trovato nelle condizioni di voler cambiare casa e cercare, dunque, un nuovo appartamento.
La trafila è nota ai più: ricerca più o meno forsennata sui siti internet specializzati, passa parola tra amici e parenti, naso all'insù alla ricerca di un cartello che annunci un appetibile "VENDESI".
Quando poi, storditi da centinaia di annunci telematici più o meno attendibili, con foto stupende o orrende (non c'è via di mezzo), disorientati dai conoscenti che provano astutamente di piazzare la casetta della loro nonnina defunta invenduta dal secolo scorso (la casa, non la nonnina ovviamente), ti arrendi e fai quello che avresti dovuto fare da tutto principio: ti rivolgi all'agenzia immobiliare!
Metti in conto il fatto che al prezzo di partenza dovrai aggiungere una congrua percentuale di mediazione e speri che, almeno così, nelle mani dei veri professionisti potrai trovare una soluzione. Speri...
Perché nel mio caso le sorprese non sono finite con l'arrivo in agenzia. Per prima cosa, senza anestesia, lo scippo che subisci è quello dei tuoi dati personali. Vita morte, miracoli e numeri di telefono, mail, sogni nel cassetto e capacità finanziarie da mettere nero su bianco. Insomma, come nel caso degli annunci erotici, le agenzie cercano di evitare i perditempo.
Ma se io sono venuto fin qui, facendo anche lo sforzo di abbandonare una sedia, prendere l'auto e cercare parcheggio, direi che possa bastare per risultare credibile agli occhi del sensale. Invece no.
Per farla breve, mi assicurano che la casa dei miei sogni è quasi in dirittura di arrivo, mi invitano a seguire il loro sito internet (di nuovo internet?) e così tutto sarà molto semplice.
In effetti, pochi giorni dopo trovo ciò che fa per me. Una bella casa che corrisponde ai miei desideri ed è persino supportata dalle mie finanze.
Ingenuamente credo di fare la mossa giusta che fino a pochi anni fa, lo so per esperienza, mi avrebbe portato all'acquisto: ovvero contatto immediatamente l'agenzia e chiedo di poter visitare la casa. Sono sicuramente il primo a chiamare, ne voglio essere sicuro anche perché dormo da giorni con il collegamento wi-fi attivo in attesa di novità su questo benedetto sito internet.
La risposta dell'agenzia mi spiazza un poco: l'appuntamento è per la fine della prossima settimana, quasi 10 giorni dopo. Dovrei sospettare qualcosa ma, ingenuamente, non lo faccio.
Vivo, piuttosto, in un conto alla rovescia pieno di aspettative. Quello che non mi aspettavo, però, è che in quei dieci giorni tanti altri possibili acquirenti hanno visto l'annuncio e ora, nella data del "mio" appuntamento sono tutti lì, insieme a me per visitare la casa in un improbabile "open house" che fa tanto american style e che a me fa tanto girare le parti basse.
Un via vai disciplinato dall'agente immobiliare che dimostra chiaramente di non ricordarsi minimamente di me (né degli altri a dire il vero) e che, come un vigile urbano disciplina il traffico sotto gli occhi di condomini e curiosi.
La scena appare surreale. Si sale in piccoli gruppi. Mentre io osservo l'ingresso, altri sono in camera da letto. Io entro nel doppio servizio e quasi mi spavento che possa trovare qualcuno intento lì a fare i suoi bisogni. Non è bello a dirsi, ma la sensazione che mi pervade è quella di quando si va a fare una visita di lutto nel giorno del funerale. Solo che al posto del morto c'è l'agente immobiliare, vivo e vegeto (beato lui) che ti fa compilare al volo una scheda (un’altra scheda) in cui ti impegni senza impegno ad offrire una cifra per far tuo l'appartamento.
Esco da questa situazione stordito e molto infastidito. La tecnica dell'open house di sicuro sarà efficace perché mette in concorrenza tante persone, fa comprendere loro che se vogliono vincere l'asta devono alzare il valore della loro offerta, mentre di solito chi compra tende a chiedere un congruo sconto; fa risparmiare tempo all'agenzia che in un colpo solo fa visitare l'immobile a tanta gente. Di sicuro, insomma, è un metodo vincente, come molti che usiamo importare dall'America. Ma che mi importa l'americanata? Su di me, che detesto la concorrenza, l'effetto è stato di fuga, di fastidio e di enorme presa in giro. Avrei voluto un momento intimo per visitare quella che poteva diventare la mia abitazione, uno spazio per fare delle domande e non solo pochi attimi per dare delle risposte.
Non me ne vogliano altri agenti immobiliari che sicuramente non hanno ceduto a questa moda degli "open house", ma se la crisi del mercato immobiliare è così tangibile, forse dipende anche in piccola parte dal fatto che siamo riusciti a far perdere anche quel poco di rapporto fiduciario tra chi vende e chi compra riducendo tutto ad un affare tutto e subito. Allora forse è meglio tornare a navigare su internet a cercare, soli e indisturbati, la soluzione migliore che ci riporti in una nuova casa… se tutto va bene….
https://www.youtube.com/watch?v=_qnAW4tJJHw

 
Antonio La Monica

Operatore del sociale, referente per la comunicazione per il mio ente di lavoro, giornalista per iscrizione all'albo da alcuni anni. Appassionato di musica e family man per vocazione. Da un po' di tempo in linea con l'idea che da grande vorrei continuare a svolgere ancora a lungo tutte queste mansioni.

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