Giugno 2004

LA PRIMA VOLTA DI MICCICHÈ

Resoconto e analisi delle votazioni in Sicilia


Aurora Assenza

Anche in Sicilia qualcosa si muove: il partito di Berlusconi che aveva raggiunto lo straordinario risultato del «61 a zero», ha perso 5 punti percentuali netti rispetto alle europee del ’99 e ben 15 rispetto alle politiche del 2001. E’ lo stesso Miccichè, vice ministro dell’Economia e fondatore a Palermo insieme a Marcello Dell’Utri del partito di Forza Italia, a dover ammettere la sconfitta e a fare il mea culpa sugli errori commessi in campagna elettorale, primo fra tutti la sua mancata candidatura che, dice, «doveva servire a galvanizzare gli elettori» dove non c’erano candidati locali. Ciò è costato, lo dice sempre Miccichè, la perdita del 9% a Palermo, del 4% a Siracusa e del 2% ad Enna. Se questi sono risultati incoraggianti per il centro-sinistra, non bisogna dimenticare che la Sicilia è per eccellenza la terra delle incongruenze e delle anomalie: cala Miccichè e vince Cuffaro (160.311 voti)!! Così come è successo a livello nazionale, i voti persi da Forza Italia sono confluiti ad Alleanza nazionale che con il 14,5% è diventata il secondo partito della coalizione e all’Udc di Follini (14%) capitanato proprio dal presidente della Regione Salvatore Cuffaro detto «Totò vasa vasa», inquisito in un’indagine giudiziaria su mafia, politica e sanità, ma evidentemente fiducioso sull’esito finale dell’inchiesta visto che ha già fatto sapere di voler rinunciare all’immunità europea e di voler restare a Palermo; il suo seggio passa quindi a Raffaele Lombardo, presidente della Provincia di Catania. Forte del successo ottenuto e del notevole contributo allUdc nazionale, Cuffaro rivendica a Roma una maggiore considerazione e parla se non di rimpasto, quanto meno di aggiustamento della giunta regionale, del resto già in programma. Bisogna vedere però se si tratta solo di sostituire l’assessore all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione ( Forza Italia), che ha deciso di optare per il Parlamento europeo oppure se intende rivedere anche le deleghe. A tale riguardo Miccichè si dichiara disponibile a discutere: e che altro potrebbe fare in un contesto dove i rapporti di forza sono ormai cambiati? E non dimentichiamo che l’anno prossimo a Catania si svolgeranno le elezioni amministrative e qui Forza Italia è diventata il terzo partito, dopo Alleanza Nazionale e il Triciclo. Ed è proprio tra le file di Alleanza Nazionale che si propone il nome del futuro sindaco di Catania: l’on. Musumeci, altro neo-europarlamentare della Sicilia, che a Catania ha preso il doppio dei voti di Fini. L’altro eletto siciliano per Forza Italia è Francesco Musotto, presidente della provincia di Palermo. Dall’altra parte gli eletti sono: Claudio Fava e Luigi Cocilovo per la lista Uniti nell’ulivo e Giusto Catania per Rifondazione Comunista. Merita di essere sottolineata la vittoria di Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe, ucciso dalla mafia, che ha ottenuto 217 mila voti e risulta il più votato della Sicilia dopo Berlusconi. E le previsioni non erano certo a suo favore: contrastato anche all’interno del suo partito, era infatti destinato ad essere sconfitto da Ferdinando Latteri, rettore di Catania, la cui elezione era data per scontata. Tirando le somme: 3 eletti per il centro-sinistra e 4 per il centro-destra. Una sorta di apparente parità si delinea alla fine di queste elezioni: le due coalizioni, centro-destra e centro-sinistra, si dichiarano entrambe soddisfatte del risultato ottenuto. E se è vero che la coalizione di governo ha tenuto non lo si deve certo a Forza Italia. Se c’è una certezza è il meno 5% di Berlusconi che da questo momento non potrà, come spesso ha fatto, ignorare i suoi alleati che invece hanno ripreso vigore, soprattutto Alleanza Nazionale e Udc. Di conseguenza se non ci sono gli estremi per richiedere un rielezione della giunta regionale, è chiaro il messaggio degli elettori: non si accontentano più del decisionismo berlusconiano ma preferiscono che a decidere sia una maggioranza più ampia e quindi più democratica. Non c’è più la totale fiducia tributata al cavaliere nel 2001 ma un chiaro avvertimento: stai attento, oggi ti è andata bene ma in futuro che le cose potranno cambiare. Dall’altra parte non c’è più uno zero, ma una sinistra che, sebbene non esalta l’elettorato, può comunque giocarsi la partita; un riscontro in questo senso è visibile nelle amministrative che vedono il vantaggio del centro-sinistra anche in Sicilia. Se è chiaro che nessuna delle due coalizioni ha ottenuto la piena fiducia dell’elettorato, altrettanto chiara è la necessità da parte di entrambe di riflettere sul perché di tale malcontento e di porvi rimedio cercando di ottenere il più largo consenso possibile senza il quale nessuna riforma importante è possibile.