Febbraio 2007

MENTITORI

Non tutti i bugiardi sono uguali.


Saro Distefano

Tra chi non ha mai detto una bugia e chi lo fa, lo ha fatto, tornerà a farlo, non ho dubbi: scelgo i secondi. Per due motivi. Il primo è che i bugiardi sono più interessanti, e il secondo è che non credo siano mai esistiti esseri umani esenti dal peccato della menzogna. Impossibile. Ma nella eventualità ne esistesse qualche sparuto esemplare, rientramo nel primo motivo: non sono interessanti. Tra i bugiardi alcune categorie “professionali”, costrette alla menzogna: attori, scrittori, medici, preti e religiosi in generale. Sgombro immediatamente il campo da possibili equivoci: si tratta di persone che vivono di bugie (attori che recitano e scrittori che inventano storie, non vere, e quindi mendaci) e persone che sono costrette a mentire, un tempo si diceva “a fin di bene”. I medici quando hanno da comunicare una diagnosi nefasta e per non peggiorare le condizioni del paziente “alleggeriscono” la stessa diagnosi, e i religiosi quando, durante una orazione funebre, sono costretti a fare riferimento a concetti più che astratti per confortare i parenti di chi è morto perché vittima innocente di un pazzo assassino o di uno Stato criminale, di chi è morto giovanissimo per una malattia incurabile, per chi è morto senza mai essere nato. Tutti gli altri – non costretti a farlo – sono i veri e propri bugiardi. Ma anche nella così definita categoria, è possibile, anzi necessario, fare dei distinguo. A me vengono in mente alcune figure di bugiardi che tutti, ma proprio tutti, siamo subito pronti a definire tali: i politici (ovviamente senza distinzione di appartenenza partitica) che mentono sapendo di mentire e per questo sono premiati. Ma la loro specie è – almeno dalle nostre parti – talmente scaduta negli ultimi anni da rappresentare un campione di bugiardi poco interessante. Penso poi a quelli che mentono nella loro professione anche quando non sarebbe necessario: il riferimento è ai giornalisti che – pur di illudersi nella gestione di un fetta anche piccola di potere – acconsentono a legarsi mani e piedi al potente di turno (potente dal punto di vista normalmente politico e/o economico) senza capire che a fare il mestiere senza inganni e con trasparenza potrebbero essere maggiormente apprezzati e quindi potenti. Chi, nella propria professione, mente per guadagnare più soldi, è squallido e non merita attenzione. Altrettanto squallido – se non di più – chi mente nello sport. Nello sport si mente quando si assumono sostanze dopanti per battere l’avversario, ma anche quando si assegnano punti non conquistati col gioco. Due esempi piccolissimi (inutile sarebbe citare le storie famosissime di Pantani o di Ben Johnson) ma significativi e divertenti: un gruppo di ciclisti amatoriali che, tutti ultracinquantenni, il sabato mattina passano da un laboratorio clinico per farsi l’EPO e così poter battere il compare sullo scatto alla fine della passeggiata, e soprattutto una partita, giocata vent’anni fa, al circolo del tennis di Ragusa, nell’ambito del torneo tra soci. Sul campo in terra rossa un “operatore della giustizia” (così non saprete mai se trattasi di magistrato o avvocato, pretore o cancelliere) ed un mio amico, manifestamente più bravo ed in forma. Il primo serviva fuori, ma le sue palline erano sempre dentro, sia per lui che per l’arbitro; il mio amico serviva missili tutti dentro ma regolarmente giudicati fuori. Sul cinque uno, quaranta trenta, il mio amico finse un infortunio e lasciò la vittoria all’operatore di giustizia, che con l’imbroglio si fermò solo in finale davanti ad un sedicenne che tirava sempre due metri dentro il campo ma tali bombe da non potersi fare nulla. Due altre classiche categorie di bugiardi sono sempre attivi nell’ambito familiare. Ma mentre i primi, ovvero i figli impegnati nella perenne battaglia fatta di menzogne per ottenere dai genitori, sono protagonisti di bugie sovente divertenti ed innocue, i secondi, ovvero i coniugi impegnati nella perenne battaglia fatta di menzogne per coprire i propri adulteri, mettono a repentaglio l’intera loro vita. Nel senso letterale, rischiando cioè di essere uccisi dal coniuge particolarmente offeso o dal coniuge dell’amante che soffre della stessa turba, e nel senso figurato, quando all’adulterio segue una separazione ed un divorzio quasi mai incruenti, almeno sul piano psicologico. Questa velocissima planata sulle categorie di bugiardi voglio chiuderla con le ultime due categorie. La prima è a me incomprensibile. Si registra quando è organizzata una manifestazione pubblica, di norma uno sciopero o un corteo di protesta. Alla fine della manifestazione tutti i telegiornali danno la notizia con una formula entrata nel gergo collettivo, almeno in Italia: “alla manifestazione erano presenti in ventimila secondo gli organizzatori, duemila secondo la Questura”. Forse la verità è, come sempre, nel mezzo, ma io non sono mai riuscito a capire questo gioco delle parti. E se con sforzo comprendo gli organizzatori che vogliono fare bella figura gonfiando le cifre, non capisco e mai capirò la replica della PS. Mistero. Infine la dolce e delicata categoria di bugiarde alla quale apparteneva una mia vecchissima zia, oggi passata tra i più, che Dio l’abbia in gloria. Tenerissime signore che, durante il secondo dopoguerra, giunte alla fatidica soglia dei trenta anni senza avere messo la fede al dito, a chi chiedeva come mai non si fossero sposate rispondevano sempre: “pilota abbattuto e disperso in mare”.