Marzo 2008

UNA VITA IN BIANCO E NERO?

Lentamente muore chi non vive la vita a colori, sfogliando tutte le tinte dell’arcobaleno


Tullia Aquila

«Lenta mente muore chi diventa schiavo dell’abitudine… chi non cambia colore di vestiti… chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle “i” piuttosto di un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi…» Così recita una suggestiva poesia di Martha Medeiros e viene naturale aggiungere «Lentamente muore chi si limita a vivere la vita in bianco e nero, senza vedere le tante sfumature che portano dal nero al bianco e viceversa». Infatti in mezzo c’è tutta una gamma di sfumature che formano un arcobaleno di colori. E allora lentamente muore chi non vive la vita a colori, sfogliando tutte le tinte dell’arcobaleno. Ogni colore, infatti, è legato ad un’emozione profonda che, se la sentiamo dentro, scandisce i vari momenti della nostra esistenza nel bene e nel male, nel piacere e nel dolore, nella gioia e nella sofferenza. E proprio nell’arcobaleno si sommano tutte le tonalità dei colori, riconducibili ai turbamenti, alle inquietudini, alle commozioni, alle impressioni, alla gamma dei sentimenti. È triste vedere alcune persone apparentemente così sicure di loro, tanto da sentirsi depositarie della verità assoluta e universale, per cui la vita è in realtà semplicemente bianca o nera oppure bianca e nera, dimenticando tutti gli altri colori. E allora una domanda nasce immediatamente: “Cosa sarà mancato loro quando erano piccoli?” Sicuramente tanto, se non sanno vedere le tonalità che vanno dall’assenza di colori, il nero, alla totalità dei colori, il bianco. Anche i bambini di oggi, abilissimi a navigare su Internet campioni nei videogame e maestri nell’uso del cellulare, molto spesso sono incapaci di sentire dentro per esempio le paure, quelle che potremmo definire fisiologiche e naturali che ci accompagnano dalla crescita e nella crescita, e molto spesso non sanno vivere neanche la gioia con la semplicità e la naturalezza che contraddistingue la fanciullezza. Quanti bambini, purtroppo, diventano adulti fuori ma restano piccoli dentro! Forse anche perché nessuno ha insegnato loro a guardare l’arcobaleno con tutti i suoi colori, nessuno ha loro insegnato a non fuggire dalle proprie angosce e nessuno ha tenuto loro la mano o ne ha accolto il pianto. E allora da “adulti-piccoli” ci si aggrappa irrimediabilmente a quelle cose che ci sembrano certe: alle abitudini, alla routine, ad un lavoro anche insoddisfacente, ad un amore anche sbagliato, alle idee qualunquiste, alle generalizzazioni, al conformismo e così via fino a quando ci si ritrova a vivere una vita di “tranquilla disperazione”. Dove ogni cosa è sistemata nel suo cassetto e dove si conosce a memoria la strada da percorrere, certo sempre la stessa, ma sicura e familiare. Una vita dove unica certezza sembra diventare la propria rigidità che sì ci protegge dal dolore, ma che non ci permette di sentire la gioia. Lentamente muore chi non rischia evitando di buttarsi nei nuovi progetti, nei cambiamenti, nelle opportunità nei nuovi amori che la vita, per fortuna, ci offre. Lentamente muore chi non sa vivere un dolore, paralizzando e ghiacciando il cuore perché non sentire nulla è sempre meglio che sentire la sofferenza. E dunque dolorosamente vivono quelle persone che non sanno smarrirsi nel giallo, nell’arancio, nel rosso, nell’azzurro, nel turchese, nel verde, poiché è vivendo nell’intensità di questi colori che l’anima si commuove, si emoziona, si illumina, gioisce. E dolorosamente conducono la loro vita quelle persone che cancellano e scappano dal blu, dal viola, dall’indaco, dal marrone, dove forse si può sentire il dolore, ma dove c’è la riflessione, il sano silenzio, l’appartenersi. Dolorosamente vivono quelle persone che fuggono dalle emozioni creando il vuoto dentro e quindi vivendo “in nero” o che paradossalmente vi annegano facendo un’overdose di tutto quello che capita, dove regna una grande confusione e un’accozzaglia di emozioni, potremmo dire in questo caso vivendo “in bianco”. In queste condizioni il poco o niente (nero) e il molto o troppo (bianco) equivalgono quasi sempre a un “non vivere”, “non sentire”, “non amare”. Consapevolmente vivono quelle persone che partendo dal nero, dove si può sentire l’assenza delle emozioni e dei colori quindi, in senso positivo, un sano distacco, arrivano al bianco dove c’è l’insieme dei colori e quindi, in senso positivo, l’armonia dei sentimenti. Meravigliosamente vivono quelle persone che sanno fermarsi per guardare l’arcobaleno, percorrendo tutte le sfumature delle tinte dal bianco al nero, assaporando così con lentezza e con pazienza tutti i colori della vita!