Marzo 2009

PROFESSIONE CAMGIRL

Il mercato del sesso virtuale e l’arte di arrangiarsi


Simone Olivelli

Indici delle borse in perfetto stile montagne russe, fabbriche che chiudono i battenti, operai che si mobilitano contro i dirigenti, mutui traditi e case vuote. Questi, i tratti che più colpiscono della recente crisi economica che sembra minacciare di estendere la sua lunga eco su tutti i mercati internazionali, come dovuto sacrificio alla dea Globalizzazione. E così, mentre i governi liberali si riscoprono protezionisti e nei talk show si fa a gara a chi difende meglio i superstipendi dei manager delle imprese in crisi, nella vita di tutti i giorni il cittadino medio tira avanti aggrappandosi alla propria creatività o, per meglio dire, all’istinto di sopravvivenza. C’è chi arrotonda le entrate mensili accettando la vita infernale dei call center e chi guarda al volantinaggio non più come un lavoretto da adolescente desideroso della prima indipendenza economica, ma come l’unico modo per cercare di portare avanti una famiglia. Infine c’è anche chi ha scelto di guadagnare con un mezzo che scuote l’Italia dei benpensanti: ragazze mettono in mostra il proprio corpo in webcam. Nudità in cambio di qualche ricarica telefonica o di un generoso versamento da inviare alla carta prepagata. Il fenomeno, comparso qualche anno fa in Australia, è giunto in Italia solo da qualche tempo. Tra le protagoniste spicca una larga percentuale di studentesse universitarie che trovano il sostentamento ai propri studi esponendo la propria immagine in webcam, quasi sempre tra le mura della propria camera. Tra un libro e l’altro, uno striptease. Una vita in cui il confine tra reale e virtuale si fa sempre più sottile, e dove quest’ultimo, spesso, fornisce una mano più concreta degli impieghi ufficiali per riuscire ad affrontare la quotidianità. Le domande sono parecchie: qual è il confine che separa uno show in webcam dalla prostituzione? Quali i motivi principali che spingono a fare questa scelta? Che rapporto intercorre tra l’esistenza reale e quella virtuale? Quello di cui parliamo è solo una delle più recenti manifestazioni dei cambiamenti sociali prodotti dalla comparsa del web 2.0, cambiamenti che hanno modificato il nostro modo di relazionarci al mondo e agli altri. Ma in questo caso si parla di sesso, di pudore (mancato) e così, in un Paese in cui la morale ufficiale prevede di nascondere sotto il tappeto qualsiasi cosa vada contro l’inflazionata immagine dell’uomo puro e integro, ci si trova tutti a commentare la deriva etica delle nuove generazioni. Se poi queste generazioni si trovino a vivere all’interno di contesti in cui la corruzione è il mantra quotidiano e dove i tessuti sociali vengono periodicamente sventrati in nome degli interessi politico - economici di pochi… chissenefrega. Ma, che piaccia o no, la rete è anche questo: dà la possibilità di agire in maniera libera dai condizionamenti dettati dalle costruzioni culturali e dai pregiudizi morali. Un modo per contribuire all’alienazione dei valori, sostengono in molti. Una lente di ingrandimento per guardare tra le pieghe della società patinata messa in mostra continuamente a reti unificate, ribattono altri. Entrando in una qualsiasi delle chatroom, che prevedono al proprio interno canali adibiti agli argomenti più “piccanti”, si trovano annunci e contatti di ragazze che fanno l’occhiolino ai visitatori curiosi di sbirciare tra l’intimità altrui. Poche sono quelle disposte a scambiare quattro chiacchiere senza ottenere in cambio una ricarica alla carta prepagata: «mi dispiace ma il tempo è denaro» è la risposta più frequente. E d’altronde come dare loro torto: quindici minuti di spettacolo possono fruttare anche cinquanta euro. Con un po’ di fortuna, però, si riesce anche a trovare chi è disposta a raccontare la propria storia di camgirl. È il caso di Alessia, 25 anni, studentessa universitaria vicina alla laurea. L’esperienza di Alessia è iniziata per caso: «Navigando sulla rete capita spesso di imbattersi in annunci particolari, come quello dove si offre lavoro come camgirl. Io ho sempre rifiutato la possibilità di lavorare con il mio corpo per qualcuno ma, un giorno, per curiosità, ho voluto provare per conto mio. È iniziato tutto per caso e non me ne pento». Quando le si chiede se considera questa occupazione come una forma di prostituzione, Alessia risponde in modo categorico: «Non ha niente a che vedere con la prostituzione. Io faccio qualcosa quando lo voglio, senza che nessuno mi obblighi. C’è chi lavora tante ore in un call center e chi come me preferisce “lavorare” da casa solo per un’ora o poco più». I motivi che l’hanno spinta a questa decisione sono quelli comuni a molte delle studentesse che hanno intrapreso l’attività di camgirl: «Mantenere gli studi da fuori sede, è dura. Gli affitti costano molto e non mi va di pesare troppo sulle spalle dei miei. Inoltre quest’attività mi dà la possibilità di avere molto tempo per studiare. La prossima estate dovrei laurearmi e così spero di iniziare una nuova vita. Se lascerò la webcam? Beh credo di sì, almeno come lavoro».