Confermandosi città poco attratta dalle attività culturali (tranne che non si tratti dell’imbonitore televisivo che viene a fare il professore convinto, non troppo a torto, di avere davanti un uditorio di massari e zappatori e per tali ci tratta), ad una recente conferenza di interesse estremo eravamo in venti o poco più (e per sopramercato nella grande Sala Avis dove sembravamo ancora di meno). L’occasione era una conferenza del professore Pietro Barcellona sulla società del “post-umano”. Si deve sapere che Pietro Barcellona è docente di Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza a Catania, ma è sopratutto considerato uno dei maggiori filosofi del diritto in Italia, autore di centinaia di pubblicazioni e da almeno trenta anni punto di riferimento di tutta una area di intellettuali che si muove nell’ambito della applicazione del diritto nella società moderna. La conversazione di Barcellona, invitato a Ragusa dal locale club Rotary che nell’attuale presidente Giorgio Veninata ha trovato un irrefrenabile organizzatore di eventi, era basata sulla evidente trasformazione dell’uomo moderno rispetto alle generazioni precedenti, ma da intendersi in quelle di soli trenta o quaranta anni fa. Inevitabile, quindi, il riferimento dell’accademico alle moderne tecnologie, soprattutto quelle legate alla comunicazione virtuale e ad Internet in particolare. E per fare un esempio della evidente trasformazione certamente culturale ma forse anche comportamentale dei moderni, il professore Barcellona ha raccontato quanto accaduto ad un suo amico, forse il migliore psichiatra di Catania, che si è visto presentare una sua amica di mezza età molto agitata. La signora era in tale condizione perché chiedeva al medico di visitare, urgentemente, la figliola diciottenne. Il professionista etneo ha quindi chiesto per quale motivo e soprattutto perché così urgentemente, quale fosse la necessità di visitare la ragazza appena maggiorenne. La signora ha quindi raccontato di essere estremamente preoccupata perché la figliola, quello stesso Giorgio, le aveva confessato un episodio occorsole che aveva preoccupato, e come vedrete a ragione, la madre. Il fatto è – ha raccontato la signora per il tramite del professore Barcellona – che la figlia, come quasi tutte le sue coetanee, trascorre molte ore davanti il computer a chattare. Nulla di strano, si dirà. Vero. Ma il fatto è che la ragazza catanese ha chattato per oltre un anno con un interlocutore virtuale che si era autodefinito un ragazzo ventenne della stessa città. Inevitabili quindi che dopo tanto tempo di chiacchiere virtuali, praticamente quotidiane, i due giovani si accordassero per incontrarsi. E quando era arrivato il giorno dell’incontro, la ragazza (ma verosimilmente anche il ragazzo) si era chiesta se in quel bar del centro dov’era fissato il rendez vous, a presentarsi fosse davvero un ventenne come quello che da oltre un anno la riempiva di confessioni e complimenti. Era tutto vero – ha riferito Barcellona del racconto fatto al suo amico psichiatra – lui era davvero un bel catanese alto e fosco di vent’anni tanto quanto lei era la tipica diciottenne appena fatta: si sono riconosciuti e salutati e poi……….. e poi nulla: non sono riusciti a dirsi nemmeno una parola, a stento si guardavano stando comunque a un metro di distanza. A quel punto lo psichiatra ha ovviamente tranquillizzato la sua amica, spiegandole che tutto sommato la figlia era stata fortunata a non cadere in una trappola, come sovente si è sentito accadere quando due amici virtuali sono poi passati all’incontro nella vita reale. Ma la madre insisteva nella sua forte preoccupazione perché era cosciente del pericolo scampato, ma doveva ancora finire di raccontare: la sua agitazione, infatti, era determinata dal fatto che la figlia e il bel giovanotto non solo non erano riusciti a fare nulla (e dire che le condizioni c’erano tutte), ma nemmeno a scambiare due parole fino a quando, chissà chi dei due, ha avuto l’idea risolutiva per rompere il ghiaccio: siccome erano tutte e due con il portatile rispettivamente in borsa lei e nello zainetto lui, si sono seduti al tavolino del bar ed hanno iniziato a chattare, seduti a venti centimetri uno dall’altra. Non sappiamo se lo psichiatra ha valutato utile iniziare una cura per la ragazza (ed invitare anche il ragazzo).
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