Febbraio 2011

IL PECCATO

Il peccato non si rifiuta mai...


Gaetano Giuseppe Magro

Il peccato è una metafora linguistica che trova dignità ontologica esclusivamente nella spazio della mente, in quella dimensione che ospita le nostre pulsioni adrenergico-ormonali, trasformandole abilmente in senso di colpa, talora insopportabile. Il peccato, a ragione, è comunemente concepito come protesta/ribellione a Dio, e a tutto ciò che è socialmente costituito in un ordine sociale o etico-morale. Ma il peccato ha connotazioni esclusivamente negative? Oscar Wilde sosteneva che “il peccato è l’unica nota di colore che sussiste nella vita moderna”. Nulla di più vero – oserei dire - se tuttavia non identifichiamo il peccato con il banale tradimento sessuale: “l’amore è uno spirito svelto/ che se ne va via, tradisce/purtroppo i traditori” (Alda Merini). Peccatori sono tutti coloro che quotidianamente provano ad oltrepassare il limite del pensiero comune precostituito: scientifico, filosofico o letterario. Peccatori “eccezionali” sono quelli che dubitano per principio delle affermazioni e verità comunemente accettate. In questo senso la biologia, la medicina, la fisica, la chimica, l’astronomia e anche la poesia sono i grandi luoghi del peccato moderno. Bisogna convincersi che senza peccato non ci sarebbe stata nessuna evoluzione delle specie. Senza peccato nessuna evoluzione culturale. Senza peccato, nessuna rivoluzione francese. Senza Galileo, il grande peccatore per la chiesa del tempo, nessuna scienza. Eistein è il prototipo del peccatore della fisica moderna. L’averci svelato che lo spazio è curvo è il peccato più insopportabile perpetrato alle spalle della geometria euclidea. La mia sensazione è che coloro che non peccano siano dei grandi mediocri anche se, frequentemente, etichettati dalla “buona società” come “gente perbene”. Da tempo sostengo questo aforisma: “la gran parte della gente perbene/ lo è per male”. Questi pseudo-peccatori, pur concedendosi una fisiologica avventura, rimangono intrisi di mediocrità assoluta, aspettando che il buon Dio, prima o poi, li assolverà. Quello che però non sanno – aggiungo io, parafrasando lo scrittore Veronesi - è che “Dio pensa a loro infinitamente meno/ di quanto loro pensano che li pensi/”. Questi falsi peccatori sono gli stessi che interpretano gli eventi negativi della loro vita (malattie, insuccessi personali, mancate promozioni etc…) con un forte senso morale che spesso si traduce in una colpa da espiare. A tal proposito sembra rispondere Bufalino: “il peccato è stato inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati senza perché”. Ma il grande filosofo Nietzesche ha sempre sostenuto che “non esistono fatti morali, bensì soltanto interpretazioni morali dei fatti” o più sinteticamente che gli eventi sono “al di là del bene e del male”. Avere contezza di questi concetti aiuta a liberarci dall’incubo del peccato. "Il peccato non si rifiuta mai”, Alda Merini, la grande poetessa dei navigli.
_________________
Il peccato
le poesie sono
le mie puttane
che non smetto
d'amare
le pago per farmi
male
per rinnovare il peccato
che a nessun prete
potrò mai confessare
(Gaetano Magro, da “Il glomerulo di sale”- Fara Edizioni 2010)

Non mettetemi accanto alle donne
che amano il loro pianto
più ancora dei loro figli
e che dei tradimenti maritali
hanno fatto un vessillo di guerra,
alle donne che incendiano le pareti
degli altri
con i loro lunghi lamenti di affitto
tradendo tempi e sostanze.
Non mettermi accanto a queste civette dolci
che usano le loro penne
per trascrivere annali di guerra
e che proteggono i forti
solo perché fan loro donazioni.
L’amore è uno spirito svelto
che se ne va via, tradisce
purtroppo i traditori.
(Alda Merini, da “Superba è la notte”-Einaudi 2000)