Novembre 2012

Alto GRADIMENTO

La rivoluzione di Boncompagni, Arbore & Co.


Stefano AbulQasim

Per quelli che, come me, sono intorno ai 50 anni credo che ci sia un programma radiofonico in particolare ad essere considerato di assoluto culto. Mi riferisco ad Alto Gradimento, il programma che, strutturato come striscia giornaliera trasmessa intorno all'ora di pranzo, ha caratterizzato il palinsesto di RAI Radio 2 durante gli anni '70. Facciamo un riassunto a beneficio delle nuove generazioni: fino alla seconda metà degli anni '70 non esistevano le radio private (che peraltro all'inizio venivano significativamente chiamate "radio libere"... ma questa è un'altra storia) ed era la RAI ad avere il sostanziale monopolio dell'etere con i suoi 3 canali. Caratteristiche delle sue trasmissioni erano un certo rigore e formalismo, linee editoriali che non dovevano mai disturbare il manovratore e, musicalmente, programmi quasi esclusivamente riservati ai generi che andavano per la maggiore (e che già dagli anni '60 le nuove generazioni trovavano alquanto ammuffiti). C'erano delle eccezioni (molti ricorderanno "Supersonic", spazio serale nel quale si potevano ascoltare musiche un po' più moderne), ma la gran parte dei programmi seguivano un'estetica molto più vicina a quella degli anni '50 che a quella dell'attualità. In questo scenario il programma ideato da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni deflagrerà come una bomba e proporrà un modo totalmente nuovo di fare radio. Vuoi per le scelte musicali, vuoi per il modo apparentemente poco professionale (e per nulla impostato) con cui i due conducevano la trasmissione, vuoi, soprattutto, per gli intermezzi umoristici e l'enorme florilegio di personaggi (diciamo così) comici che negli anni verranno creati insieme a Giorgio Bracardi e Mario Marenco (va ricordato che alla trasmissione collaboreranno saltuariamente anche Franco Bracardi, Marcello Casco ed altri, ma i sostanziali artefici della trasmissione sono stati i quattro di cui sopra). In una RAI dove l'umorismo era quello, per quanto eccellente, dei Panelli o dei Montesano, che molto dovevano alla tradizione della rivista italiana (non a caso una delle trasmissioni umoristiche, all'epoca, più famose era la domenicale "Gran Varietà", dal titolo più che rivelatore), le gag surreali, sbracate, insensate, per certi versi dadaiste, di Alto Gradimento svelarono ai radioascoltatori un modo completamente diverso di ridere e far ridere. È difficile sia riassumerne i contenuti sia farvi degli esempi, ma è certo che questa trasmissione inaugurò tutta una serie di tormentoni brevi e completamente senza senso (eppure divertentissimi) che semplicemente non avevano precedenti in quell'Italia democristiana. Penso a figure come colui che entrava nello studio solo per gridare a squarciagola "Patroclo", il tizio che continuava ossessivamente a chiedersi "Perché non sei venuta ?" in relazione ad una donna con la quale aveva avuto un appuntamento, il pastore ciociaro che cercava insistentemente le sue pecore (più noto come "Li pecuri") nei corridoi e negli uffici della RAI, o il venditore di roba calda... Tutta una serie di figure dall'alfabeto limitatissimo ma dall'insistenza protratta fino all'inverosimile e capaci di scatenare nell'ascoltatore sia la risata sia un forte desiderio imitativo. L'altra faccia dell'umorismo altogradimentiano era invece quella di veri personaggi, con nome e cognome, spesso strambo, una storia e una vita propria, che interagivano con i presentatori o piombando nello studio o telefonando (e anche questo tipo di finzione era del tutto nuova per la RAI di allora). Anche qui è impossibile scegliere i più significativi o i più importanti. Io posso dirvi di aver molto amato l'astronauta Raimundo Navarro, orbitante intorno alla Terra nella sua astronave, dimenticato lassù dalla sua agenzia, che coglieva l'occasionale contatto con lo studio radiofonico per lamentarsi di quei "cabrones" e "cornudos" che non lo facevano tornare a terra. Ho poi quasi un debito di formazione con il maestro Torvajanica, colui che aveva girato il mondo raccogliendo i più incredibili ed oscuri (e improbabili) canti popolari del mondo, canti che poi illustrava e interpretava in studio. Altri che mi sono rimasti nel cuore sono stati il fascista, molto poco politically correct, come un po' tutto il programma, Catenacci, lo studente Verzo, l'eterno apprendista Max Vinella, l'immenso dottor Marsala, dirigente RAI con un eterno "cerchio alla testa"... Uno dei punti di forza di questo programma, anch'esso all'epoca pressoché inedito per l'Italia, fu l'enorme spazio lasciato all'improvvisazione. Spesso i quattro in studio interagivano partendo da blandi ed approssimativi canovacci per poi lasciarsi andare senza troppe precauzioni. Ma poiché essi si divertivano moltissimo nel fare questi sketch, e il divertimento si avverte chiaramente all'ascolto, il risultato era magari meno preciso e chirurgico di una gag scritta a tavolino, ma risultava più divertente e, in qualche modo, più vero. Una cosa che mi preme sottolinearvi è che il programma non fu solo innovativo e di qualità, ma, a dimostrazione della sua importanza storica, fu anche straordinariamente seminale. Sono infatti tantissime le trasmissioni radiofoniche (e poi televisive) che tanto devono al gruppo di Alto Gradimento (un esempio su tutti: i programmi della Gialappa's band), vuoi perché ne hanno mutuato alcune caratteristiche, vuoi perché hanno sfruttato la breccia aperta nel muro delle consuetudini radiofoniche dai nostri e hanno potuto godere di possibilità che prima di allora non erano praticamente mai neanche state ipotizzate. Mi rendo conto di come queste mie descrizioni non riescano minimamente a trasmettervi la forza e la qualità di questa trasmissione, ma, fortunatamente, la RAI, comportandosi, almeno questa volta, davvero da servizio pubblico, ha messo a disposizione di tutti un centinaio di podcast, ognuno dei quali riepiloga una puntata di Alto Gradimento eliminando la parte musicale e lasciando solamente le sezioni in cui Bracardi e soci si divertivano e ci divertivano. Chi volesse ascoltarli non deve far altro che andare su questa pagina (sperando che non la eliminino troppo presto...) Nell'ascoltare queste registrazioni vi accorgerete che, come solo i grandi sanno fare, questi sketch non solo non sono invecchiati, ma fanno ridere o sorridere oggi come ieri proprio perché completamente svincolati dall'attualità. Non si faceva satira su qualcuno o qualcosa, non si facevano parodie o imitazioni di personaggi più o meno famosi, ma si portavano alle orecchie degli italiani delle figure (verrebbe da dire) archetipiche, in cui tutti possono riconoscere qualche aspetto familiare o quegli aspetti della personalità che magari non vorremmo avere. Arbore e soci sono stati tra i più importanti pionieri della radio italiana, in un tempo nel quale fare la radio con buona volontà significava esplorarne i limiti e le possibilità.