Dicembre 2012

Futuri PERCHÉ

Interrogativi affermativi


Adriana Lazzini

Perché desiderare sfianca, perché magari è meglio che non desidero più, perché il piacere seduce, perché non ci sono cose che mi piacciono o non mi piacciono completamente, perché l’ignoranza priva, perché la ricerca spirituale è empirica, perché certi amori rimangono come le giacenze in un magazzino, perché la continua ricerca di significato è esercizio di discriminazione, perché ognuno ha il suo pubblico, perché il sesso non è altro che religione potenziale, perché una dieta mentale farebbe bene a tutti, perché la perdita di dettagli lascia dei vuoti, perché la vera felicità sta nell’appagamento, perché l’amore non è affatto sentimentalismo, perché “credo abbia senso comprendere chi vuole e può spiegarsi” (frase di un’amica), perché sono convinta che ci sono mondi nei quali alcune persone vogliono permanere (e allora lasciamole lì), perché tutto è questione di scelta, perché la poesia deve raggiungere archetipi emotivi e - senza che capiamo come - contorcerli o lanciarli così in alto da far mancare il respiro, perché non ho interesse per le persone non interessanti, perché il ricordo si prende gioco del tempo e di noi, perché certe volte fatico a spiegarmi, perché il tempo è rotondo e torna, perché posso decidere che niente sia mai successo, perché psichismo non è spiritualità, perché quando la conoscenza irrompe il divino si manifesta, perché la società beve sé stessa, perché i riscontri sono ciò che da sempre volevamo sentirci dire, perché ambivalenza e incoerenza paralizzano, perché certe cose sono così e basta, perché le abitudini incorniciano l’esistenza, perché provo una mancanza che è più forte di ogni presenza, perché siamo l’unico contenitore di noi stessi, perché saper vivere la felicità non è da tutti, perché tollero la democrazia con spirito anarchico, perché il sacrificio parla in silenzio, perché amore e desiderio possono paradossalmente rivelarsi contro la sopravvivenza della specie, perché la maggior parte delle promesse ha l’aria di esser vana, perché è meglio una sicura insicurezza di un’insicurezza sicura, perché la razionalità è importante, perché il disimpegno a volte si rivela l’impegno più grande, perché la letteratura traduce l’umano, perché le emozioni non sono da tutti (c’è poco da fare), perché la centratura parla da sé senza bisogno di parole, perché la vita è dura (c’è poco da raccontarsela), perché la noia perseguita, perché star soli può esser espressione più di altruismo che di individualismo, perché l’amore non pesa, perché l’amore prescinde, perché la vita di Gesù è almeno incompleta, perché l’incompletezza è lo standard più completo che conosciamo, perché il limite è la realtà più saggia che esiste, perché pochi applicano il limite (e si vede), perché si può vivere l’illimitato fuori e dentro sé ma nel rispetto dell’altro, perché “la musica invera il silenzio” [cit. Philip Roth], perché il male è transitorio e il bene durevole, perché cultura e letteratura non salvano ma allargano orizzonti in cui patire o gioire di più, perché la forza degli assolutismi pervade, perché l’esercizio dell’umano richiede abilità divine, perché la memoria personale non sempre è utile, perché la memoria può affondare le volontà future, perché la memoria corruga la mia fronte e allora non la voglio più.