Dicembre 2013

Casa

La parola casa mi rammenta un ambiente familiare, accogliente e caldo...


Alessandro Depegi

La parola casa mi rammenta il film con ET e fa dunque pensare a un ambiente familiare, accogliente e caldo. Da quando Leandro è nato può dire di aver abitato circa 16 case in modo piuttosto stabile. Si sta parlando di case in muratura, con porte, finestre, balconi, giardini, orticelli, piscine, boschi, annessi e connessi; naturalmente in ogni casa non c’era tutto questo. Una di queste case fu, per un anno e mezzo, un vero ospedale... che Leandro ricorda in modo particolare perché proprio in quell’ospedale conobbe la sua ancora attuale moglie. Oltre a quelle 16, forse 17 case, Leandro deve e vuole ricordare con affetto particolare le due case su due ruote che gli hanno permesso quello che non avrebbe mai immaginato. La prima gli permise di raggiungere il nord Europa quando credeva ancora solo nella medicina accademica; gli permise inoltre di conoscere, anche se superficialmente, il “paradiso comunista” della Polonia e della Cecoslovacchia. La seconda casa su due ruote era il massimo del comfort e poteva ospitare comodamente cinque persone. Leandro, sposato con Sandra aveva due figli maschi. Quando arrivò una bimbetta di 1500 grammi alla nascita... oggi madre di due stupendi ragazzini, fu necessaria, per ragioni di spazio, proprio questa casetta della fotografia. A quei tempi Leandro abitava in Italia sulla Riviera Ligure di Ponente. Per il suo lavoro era molto impegnato, non tanto per la mole di lavoro quanto per la qualità del lavoro. Era responsabile del Servizio di Anestesia di un piccolo ospedale di provincia nel quale, oltre al lavoro di routine, l’impegno era notevole, giorno e notte, per urgenze chirurgiche, ostetrico ginecologiche e da incidenti stradali e sul lavoro, nonché interventi rianimatori su soggetti attempati che gradivano svernare in Riviera anziché rimanere nelle fredde nebbie dell’Italia del nord. A causa delle frequenti assenze del genitore Leandro nonché delle difficoltà burocratiche di una Amministrazione ospedaliera politicizzata incapace di comprendere le necessità della popolazione e degli “addetti ai lavori”, anziché avere una casa di vacanze altrove (impossibile economicamente) o una prenotazione alberghiera (non alla portata di ogni borsellino), fu per Leandro molto più facile avere una casetta sempre a disposizione e poterla trasportare ovunque coi tre figli desiderosi della compagnia di padre e madre. È giusto specificare che in un ospedale di provincia la presenza di un anestesista, notte e giorno, è, non solo di primaria importanza, ma addirittura indispensabile. L’impegno del medico anestesista non era, e non è tutt’ora solo quello di addormentare, ma anche quello di vigilare il pre e il postoperatorio, nonché rianimazioni urgenti assolutamente non procrastinabili. Non è tutto qui l’impegno di un buon Servizio di Anestesia. Al contrario l’impegno di un Amministratore Ospedaliero dovrebbe essere anche e primariamente quella di conoscere le esigenze di una collettività che potrebbe essere sofferente alla quale bisognerebbe portare sollievo nel più breve tempo possibile e nel modo più idoneo. L’Amministrazione Ospedaliera politicizzata, almeno secondo l’esperienza pluriennale di Leandro, non conosceva le esigenze della popolazione; conosceva le esigenze del partito e la speranza di ricevere dei voti. Per questa semplice ragione l’Amminoistrazione non capiva, o più facilmente non aveva la volontà di capire che un sanitario impegnato ogni giorno (e notte) col bisogno di alleviare l’altrui sofferenza, avesse, come imperativa necessità, la possibilità di programmare le vacanze con tutta la famiglia. Per questa ragione, di fronte alla difficoltà di programmare, Leandro ebbe il piacere di poter agganciare la roulotte alla macchina, mettere il frigorifero in funzione, far stare tranquilli tre figli e... partire. Si dice o no “casa dolce casa”? Ebbene per Leandro non era come partire per un lungo viaggio. Ogni volta che c’era qualche necessità, la sosta era possibile quasi ovunque; si scendeva dalla macchina e si entrava in casa... la casa di tutti i prossimi giorni. Se prima della nascita della bimba fu possibile girare mezza Europa o visitare la Sardegna, ora fu possibile portare la casetta in un campeggio accogliente dove l’aria di montagna poteva agire positivamente su tutta la famiglia. Fu così che andarono tutti a Cortina d’Ampezzo dove una famiglia di 5 persone con una bimba di meno di 1 anno ebbe la possibilità di godere ottime vacanze… nella “seconda casa”: aria ottima, prezzi modici, piccola tassa di circolazione, niente ICI, IMU, TARSU, IUC, vicini simpatici e collaboranti. La vita di Leandro, giorno dopo giorno, era un movimento continuo. I tre bimbi sottoponevano i genitori ad occuparsi continuamente di loro. A quella “casetta” fu applicata una spaziosa tenda che aumentava lo spazio vitale (vedi foto). Inoltre la roulotte era dotata di un impianto di riscaldamento ad aria che la rendeva particolarmente confortevole specialmente nelle fredde notti di montagna. Se poi si voleva fare una gita, si saliva tutti in macchina e si lasciava la casa in campeggio.