Paolo Pietrangeli, per chi oggi ha tra i 50 e i 60 anni, è soprattutto l’autore della colonna sonora che ha accompagnato la lotta politica degli anni settanta (una su tutte “Contessa”). Ma il cantautore romano, in seguito, si è anche cimentato con la regia cinematografica (“Porci con le ali”) e televisiva (“Maurizio Costanzo Show”). Giusto per confermare la propria natura di artista a tutto tondo, da qualche settimana è in libreria “Una spremuta di vite, il suo primo libro, pubblicato da Navarra Editore. Poco prima di Natale, Pietrangeli lo ha presentato al caffè letterario “Le Fate” di Ragusa e Operainerta ha approfittato dell’occasione per fare due chiacchiere con l’autore. Signor Pietrangeli, lei ha scritto e cantato canzoni, diretto film e programmi televisivi. Adesso si è messo a fare anche lo scrittore... No, fermo, andiamoci piano con le definizioni… ho solo scritto un libro, che è una cosa diversa… D’accordo… adesso ha scritto anche un libro. Ma in quale attività artistica si riconosce maggiormente Paolo Pietrangeli? In tutte, in egual misura. Anche in quella che apparentemente è più lontana da me stesso. Quando faccio una cosa mi mancano le altre. E qualunque cosa faccia, cerco di farla al meglio delle mie possibilità. Parliamo di “Una spremuta di vite”. Si tratta di un’autobiografia… Direi proprio di no! Credo che a nessuno importi della mia vita mentre penso sia più interessante, ad esempio, il ricordo di Pasolini negli anni cinquanta. In questo libro racconto solo degli episodi che mi hanno visto come testimone, racconto i miei incontri con alcuni personaggi che hanno attraversato la storia del nostro Paese. Detesto l’autobiografismo e il reducismo ma purtroppo, per una serie di motivi che sono legati a quello che ho fatto in tutti questi anni, continuamente mi si dice che io rievoco i tempi passati. In realtà non rievoco un bel niente, anche perché non penso che il passato sia meglio del presente. Sarà meglio per certe cose, ma è stato peggio per altre. Il problema è che andando avanti negli anni io capisco meno il presente rispetto a quanto mi sembrava di capire il passato quand’ero più giovane. Non si potrà definire autobiografico ma dire che si tratta di un libro multimediale, questo me lo consente? Questo è un vero “miracolo”! Alla fine di ogni racconto si trovano dei codici QR grazie ai quali, attraverso il telefonino, si possono ascoltare una o più canzoni che sono legate al capitolo appena letto. Ad esempio, al termine di quello in cui parlo del cantastorie Matteo Salvatore ci sono due sue canzoni. E lo stesso Giovanna Marini e così via con gli altri personaggi. Nel libro ci sono anche alcune delle mie canzoni, ma non si tratta di un’autocelebrazione. Mi auguro che la sua lettura sia divertente, che non venga visto come un libro serioso. “Una spremuta di vite” è il suo primo o il suo unico libro? Per adesso è l’unico. Una mattina mi sono svegliato con la voglia di scriverlo. Al momento non ne ho altri in programma, ma siccome ho sempre più tempo libero, non so… Lei tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta ha cantato la voglia di cambiamento, di rivolta, che alla fine però non c’è stata. Che cosa prova oggi? Delusione? Rabbia? Senso di sconfitta? Niente di tutto ciò. Se non ci siamo ancora riusciti bisogna continuare a insistere, probabilmente in modo diverso, in un modo che non conosco. Ci sarà qualcun altro che lo farà. Perché l’indignazione e la rabbia per quello che c’è non si è assopita e anzi è aumentata. Certo, il mondo è talmente cambiato che i vecchi modi sono naufragati, però rassegnarsi e dire “tanto così è, non c’è niente da fare” è veramente tragico. Non può essere questa la soluzione. E lasciar fare ai mascalzoni quello che stanno facendo è la peggiore delle soluzioni. Se dovesse dare un consiglio a un diciottenne, cosa gli direbbe di fare? Gli direi di andare fuori, in un altro Paese, e da lì guardare quello che succede qui da noi per farsi un’idea più chiara di quello che siamo. Signor Pietrangeli, cosa vuole fare da grande? Voglio continuare a raccontare. Non so se con un libro, con le canzoni, con il cinema o con la televisione. Ma l’esigenza del racconto è la cosa che più mi sta a cuore.
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