Secondo la concezione induista il Prana è l’origine e la somma di tutte le energie dell’universo, esso agisce su Akasha (l’origine e la somma di tutta la materia dell’universo) originando il mondo in cui viviamo. Il prana (in minuscolo) è anche l’energia che anima l’uomo e la manifestazione più immediatamente tangibile di tale energia è il respiro. Chi pratica Hatha Yoga sa molto bene che basta agire sul respiro per armonizzare le varie energie presenti nell’individuo. Per gli yogi anche il pensiero è una forma sottile di prana e la vita stessa non è che una delle tante manifestazioni del Prana Universale. Il prana è il nostro vero nutrimento, esso anima il corpo e i suoi organi, e secondo gli antichi saggi può essere accumulato nel sistema nervoso, precisamente a livello del plesso solare. Attraverso lo yoga e tramite il pensiero possiamo quindi avere una via d’accesso privilegiata e cosciente alle sorgenti stesse della vita. Avere coscienza dell’esistenza del prana, del modo di immagazzinarlo e dirigerlo secondo la volontà è parte integrante della pratica dello yoga, nella quale, per quanto si possano eseguire asana tecnicamente perfetti è solo quando si passa al pranayama che si progredisce veramente. Abbiamo parlato dei sette Chakra qualche tempo fa (Operaincerta n. 94) e quindi sappiamo che essi sono dei centri energetici molto importanti situati lungo la nostra colonna vertebrale, dalla spina dorsale alla sommità del capo. Se sono ben allineati e aperti la nostra energia è libera di fluire e siamo in una condizione di equilibrio psico-fisico. Viceversa, come accade ad un fiume che incontra sul suo cammino degli alberi caduti o dei massi, se uno (o più di uno) di essi è bloccato abbiamo disordini, ansia o dolori cronici. I nostri organi, così come i nostri processi fisiologici, mentali ed emozionali si nutrono dell’energia che fluisce in questo “canale” ma quando il nostro corpo manifesta un disagio, attraverso un sintomo doloroso o fastidioso, non pensiamo mai ad un fattore così interno su cui possiamo agire facilmente ed immediatamente senza ricorrere a farmaci. C’è ancora chi pensa che lo yoga sia un “insieme di tecniche di rilassamento” e - di conseguenza - il pranayama sia un “insieme di tecniche per controllare il respiro”; niente di più mistificante e riduttivo. L’Hatha Yoga è un insieme di pratiche e discipline che permettono il controllo del corpo e delle energie vitali e il pranayama (uno degli otto stadi dello yoga secondo quanto tramandato da Patanjali) è la scienza del controllo del prana. Per mantenere aperto questo canale d’inestimabile valore per la nostra salute possiamo usare diversi metodi e strumenti, ovviamente lo yoga e la meditazione rimangono in cima alla lista ma sono indispensabili anche la vita all’aria aperta (per caricarsi di preziosissimi ioni negativi) e una corretta alimentazione. Essere spossati e senza energia dipende anche da cosa (e quanto) mangiamo. Lo sappiamo benissimo eppure i carrelli dei supermercati sono sempre più pieni di cibi processati industrialmente che ci offrono un apporto energetico bassissimo, omologano il gusto e creano una pericolosa dipendenza dagli zuccheri raffinati. Contemporaneamente utilizziamo costosissimi integratori di minerali e vitamine (che finiscono prevalentemente in una pipì di lusso, come la chiamo io). Ma non potremmo semplicemente consumare più cibi crudi? Iniziare il pasto con una bella insalata mista? Cenare con una ricca macedonia? In modo da cuocere i cibi internamente (traendone ogni potenziale energetico) grazie al nostro fuoco sacro (cfr Operaincerta n.115), in quel plesso solare in cui si accumula la nostra energia? Meditate gente, meditate! ___________ Citazioni dal libro di Andre Van Lysebeth, Pranayama- la dinamica del respiro, Flammarion-Paris 1971.
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