Marzo 2017

KEEP YOUR distance!

"L'inferno è il mondo" o "sono gli altri"


Annalisa Ferraro

Keep your distance! Come poter coesistere con il resto del mondo se non adottando una distanza media di sicurezza, fatta di cortesia e buone maniere, in modo da non soffrire delle spine altrui e non dissipare il proprio calore interno? Negli scritti postumi di Arthur Shopenhauer raccolti a cura di Franco Volpi, ed Adelphi, L'arte di insultare, il filosofo ci conduce per mano invece sulla perigliosa strada dell'attacco ingiurioso, categorico e impertinente, contro il mondo intero con esempi concreti di affondo argomentato , da poter sfoderare come una spada alla migliore occasione di scontro. D'altronde bisogna essere napoleonici e maestosi anche quando si tocca il fondo, anzi ci spiega Schopenhauer ne L 'arte di ottenere ragione [Ed. Adelphi, pag. 64]: "Quando ci si accorge che l'avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona", perché l'offesa "equilibra momentaneamente la più grande disuguaglianza intellettuale, mette alla pari ciascuno con ogni altro. Ad essa la natura bassa sente una tendenza del tutto istintiva, appena avverte una superiorità intellettuale" [Parerga e parapolimena, Ed. Adelphi, vol. I pag 71]. A quanto pare la natura umana non si è poi così evoluta dal 1858, in tempi social queste bestialità comportamentali vengono perpetrate da utenti web definiti haters, leoni da tastiera o trolls, cioè quegli individui menomati di ogni sorta che soffrono di una pochezza intellettuale pari alla fame nel mondo, anche se scuotono la testa non esce fuori neppure un suono di maracas (in siciliano "'Nt'a testa c'hanu çiuri di paparina"). Tuttavia Schopenhauer ci ammonisce ne L 'arte di farsi rispettare [Ed. Adelphi, pp. 71-74, ] di evitare tali inutili approdi, facendo finta di nulla e ignorando gli insulti dell'avversario, soprattutto non bisogna discutere con il primo venuto o con gente che parla tanto per parlare, è necessario scegliere con avvedutezza gli interlocutori perché "colui che insulta fa perdere l'onore", "la villania prevale e ha la meglio su ogni argomento" e spinge ad una escalation di violenza, perché ricorre al diritto del più forte, cioè fa appello all'animalità della lotta fisica (in siciliano " 'Nzurta oggi, 'nzurta dumani, sina ca t'ammazzanu" cit. Franco di Noto). Talvolta l'oltraggio subito è tale da lasciarci senza parole, ma con un adeguato allenamento o affinamento, si troverà l'improperio più consono o l'offesa più pertinente, dando libero arbitrio all'indole da angelo sterminatore insita in ognuno di noi: "I cosiddetti uomini, quasi senza eccezione, non sono altro che brodino con un po' di arsenico" [L'arte di insultare, pag 136]; e a maggior ragione "Chi è venuto al mondo per AMMAESTRARLO seriamente e nelle cose più importanti può dirsi fortunato se salva la pelle" [pag. 111], su La perfettibilità del mondo ci reguardisce sul destino infausto che hanno subito i giusti (o profeti per chi crede) nella storia: "Il mondo è una mia rappresentazione" [pagg. 101-102], io direi tragica farsa, ma Schopenhauer avverte "questo mondo dovrebbe averlo fatto un Dio? No, piuttosto un demonio [...] Il nostro è il peggiore dei mondi possibili. Dovunque non vi è molto da ricavare: bisogno e dolore lo riempiono, e coloro che sono riusciti a sfuggire a questi sono attesi, ad ogni angolo, dalla noia in agguato." La noia certo è foriera di schermaglie per marmaglia, gli stupidi sono come le mosche, sfacciate e insolenti mentre si posano sul naso di chi medita. Si può pensare ad una condanna peggiore, brutti e stupidi? "Vi sono certi individui sul cui viso è impressa una tale ingenua volgarità e una tale bassezza del modo di pensare, nonché una tale limitatezza bestiale dell'intelletto, che ci stupisce come mai siffatti individui abbiano il coraggio di uscire con un simile viso e non preferiscano portare una maschera." [pag 35]. Schopenhauer non risparmia nessuno nelle sue invettive (trascurando la sua misoginia acuta di cui non voglio occuparmi qui) , in esse il più screditato è Hegel, descritto come "uno sciupatore di carta, di tempo e di cervelli. No, quello che vedete non è un'aquila, guardategli le orecchie." [pag 76]. Ma anche altri "scrittori di filosofia" non sono esenti dalla sciabola retorica: "La prima regola, e forse l'unica, del buono stile è che SI ABBIA QUALCOSA DA DIRE: con questa regola si va lontano!" [pag 123]. "Odo il ruotare del mulino, ma non vedo la farina!", sembra piuttosto attuale in questa epoca di storytelling, ma la storia dove è? Le storie si raccontano in prima persona, bisogna saper scegliere con cura le parole da esprimere, non si debbono avere elucubrazioni precoci: "Chi scrive in modo trascurato confessa così, anzitutto, che lui per primo non attribuisce un gran valore ai suoi pensieri" [Gli scrittori sciatti, pag 125). "Molti scrivono come i polipi corallini costruiscono: un periodo si aggiunge all'altro periodo, e si va avanti dove Dio vuole." Scriveva Bataille: "L 'inferno è la debole idea che Dio ha dato di se stesso."