La Locride è una regione montuosa a guardia della Costa dei gelsomini. Una manciata di paesini incastonati sui monti che sovrastano il mare Jonio, destinati ad essere dimenticati. Borghi che scivolavano verso l’oblio, abbandonati da decenni. Riace, Badolato, Caulonia, Stignano e molti altri. Tanti se ne sono andati da qui per lavorare, oltreoceano o verso nord. Abitazioni abbandonate dalle famiglie calabresi, emigrate in tutto il mondo. Scuole chiuse e sempre meno bambini iscritti alle scuole elementari e alle scuole d’infanzia. Nel 1998 sbarcarono sulla costa alcuni profughi provenienti dal Kurdistan. Furono presi accordi con gli emigranti più lontani per accogliere i Curdi nelle case vuote, disabitate da anni. Il progetto dell’ospitalità nacque senza soldi e per 3 anni fu così. L’impegno si basò completamente sulle forze di alcune associazioni di volontariato e dei cittadini. Qualche anno dopo il sindaco Mimmo Lucano, appena eletto, decide di investire nella riqualificazione del centro storico di Riace piuttosto che nella cementificazione della omonima località marina. Aderisce al Piano Nazionale Asilo. In poco tempo le case fatiscenti vengono recuperate, il borgo ripopolato. I muri si tingono dei colori dei murales, le pietre degli edifici rovinati sono risistemate. L’accoglienza dei migranti, anziché essere concentrata in vecchi alberghi o squallidi capannoni di cemento, avviene nelle dimore abbandonate, che oggi sono tornate a nuova vita. Nelle strade, afghani, somali, etiopi, palestinesi, libanesi, irakeni, pakistani convivono con i paesani e lavorano la ceramica, il vetro, il legno, rianimando le vecchie botteghe e i laboratori. Si occupano delle pecore, dei muli, degli orti, dei vivai. Gestiscono la fattoria didattica con i suoi alveari, gli allevamenti e le coltivazioni. Imparano dalle donne residenti il telaio e l’uncinetto. Ogni laboratorio è gestito da un abitante del luogo e da un migrante. I rifugiati si impegnano a studiare l’italiano. Il bar e la panetteria hanno ripreso a funzionare a meraviglia. Si fa la raccolta differenziata porta a porta, che svolgono alcuni ragazzi di varie nazionalità, utilizzando gli asini. Le scuole sono nuovamente aperte perché i bambini sono tanti e ora anche decine di italiani sono impiegati nelle attività necessarie per l’accresciuta popolazione di questa comunità. E’stato scavato un pozzo per arrivare ad una falda di acqua pura, per abbattere il costo di acquisto dalle società private. L’acqua viene considerata un bene comune e tutti ne usufruiscono gratis. Si è creata una moneta locale valida solo per comprare nelle botteghe del posto, per incentivare il commercio. Il rimborso viene dato ai negozianti quando arrivano i contributi statali. Qui il teorema degli immigrati che rubano il lavoro agli italiani è stato completamente rovesciato. Le occasioni di lavoro si sono moltiplicate. Un’esperienza, quella di Riace, che ha dato senso concreto ad alcune parole, spesso tanto sbandierate e poco praticate. La prima è “umanità”, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro, del “diverso”, e stabilire un contatto. “Prego, trasite” è un invito rivolto ai compaesani e ai “forestieri”, un abbraccio simbolico, fraterno, porte aperte sui vicoli, odori di cucinato, voci e lingue dalla differente musicalità. La seconda è “dignità”, parola della quale spesso il migrante viene privato, dopo averso percorso il deserto e il mare, aver subito torture, stupri, ingiurie e sopraffazioni di ogni tipo. Qui invece ognuno fa la sua parte e vive la sua vita con dignità. Nel film-documentario “Il volo”, Wim Wenders ha voluto mostrare l’esperienza di Riace al mondo intero. Il sindaco, al suo terzo mandato, è talmente conosciuto per ciò che ha realizzato, da ottenere sulla rivista americana Fortune il quarantesimo posto tra le persone più influenti al mondo. E’ stato l’unico italiano inserito in elenco. In Francia il documentario su Riace “Un paese di Calabria”, regia di Shu Aiello e Catherine Catella, ha ottenuto un grande successo. In Italia, il film non ha trovato un distributore. Il “modello Riace”, seguito da altri borghi della Locride, rimane tuttora molto contrastato nei palazzi della politica, per aver sollevato chissà quanti conflitti di interessi locali e nazionali, e rischia di non vedere rinnovati i finanziamenti per i riusciti progetti ai quali lavorano le varie associazioni coinvolte e gli abitanti del borgo e non solo. Rispondere col silenzio. Creare inceppamenti nei labirinti della burocrazia. Far serpeggiare insinuazioni e ombre sulla figura del sindaco attraverso la stampa. Porre distanza invece che esaltare sotto un cono di luce. Nel 2019 ci saranno le elezioni comunali. Stanno lavorando alla palude del nuovo corso.
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