La chiave gira nella porta e ha un suono carico di promesse. È il momento di andare e di lasciare alle spalle i pensieri del quotidiano. Nel pesante borsone oltre ai vestiti sono disposti in disordine i sogni di cui vogliamo riempire i nostri giorni di vacanza. È il momento di staccare la spina ma non è un momento che tutti possono permettersi. Siamo in una fase in cui la fame di lavoro, il desiderio di vivere un quotidiano, vacante da preoccupazioni, predomina sui pensieri di scoperte, di viaggi, di nuove avventure. È il sogno di vivere soddisfacendo serenamente le necessità del quotidiano, senza inseguire il centesimo, senza spaventarsi quando si fa il pieno alla macchina (per chi non mette venti euro fissi qualunque sia il prezzo). Sono giorni in cui il diritto allo studio, riconosciuto come importante per ogni persona, si scontra con il costo di un progetto universitario, con il sogno di Erasmus, con la possibilità di spostarsi in università prestigiose per apprendere, per sete di sapere. Chini sui nostri smartphones, il nuovo “ciuccio” indispensabile agli adulti di ogni generazione, svuotiamo le nostre giornate, assorbendo radiazioni e fake news, forse con l’intento di riempire le nostre giornate che sono diventate, per molti, vacanti di relazioni, di interessi, di lettura, di rapporti con la gente fatti di un caffè, di una carezza, di una discussione dagli alti toni perché il nuovo governo ci piace, oppure no. Sembra quasi che la vacanza tanto desiderata, quella che una volta era fatta di ombrelloni, di stuoie, di amori estivi, di viaggi e di lettura, sia diventata essa stessa mancanza, assenza... vacanza. Per chi non può perché la rimpiange, per chi può perché vissuta senza apprezzarne la meravigliosa possibilità di tornare ad essere animali sociali, da chitarra in spiaggia, dialogando con chi abbiamo vicino, senza sexting (invio di foto o frasi erotiche su smartphone) o chat, semplicemente riscoprendo il piacere della presenza, della dolcezza o rabbia, della compagnia degli altri. O forse la vacanza oggi è altro e non l’abbiamo ancora capito?
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