Quasi un editoriale

La mano

Quel film si è guadagnato un posto stabile nella memoria collettiva degli italiani. Quindi mi perdonerete se, dopo averne tratto spunto per il numero sul sorriso, torno a proporvi la visione di “Bianco rosso e Verdone” per parlare delle mani, il nostro tema del mese. Non che non avessi già pensato all’importanza di questa parte del corpo. Tanto per cominciare è quella che mi permette di digitare le parole che state leggendo. E’ poi l’arto che più ci distingue dal regno animale e che, probabilmente, ci ha permesso di percorrere una migliore via evolutiva nell’arco dei millenni. Sono innumerevoli le azioni che si fanno con

Gli articoli

Mani bucate

Non hai saputo tenerti niente, neanche un amico sinceroAvevi tanto e hai sempre dato tutto a nessunoTutto hai perduto, anche il mio cuoreButtato via dalle tue mani, mani bucate Il poeta Sergio Endrigo ci regala una sua interpretazione geniale del vecchio modo di dire rivolto tradizionalmente a chi sperpera denaro. In questa splendida canzone (suoi sia il testo che la musica) le mani bucate sono quelle di chi invece spreca i sentimenti, le opportunità umane ed emotive della vita.Purtroppo ho scoperto tardi Sergio Endrigo. Il mio animo ribelle da rockettaro impenitente faceva fatica ad accostarsi ad un gentiluomo elegante e schivo. Poi, grazie all’amico Mario

Mani di fata

INTERVISTA A GIOVANNA, UN’ULTRA OTTANTENNE ARTIGIANA DI PREZIOSI MANUFATTI Giovanna, classe 1938, è un’infaticabile “artigiana di preziosi manufatti”. Una passione che l’accompagna da più di settant’anni.L’ho intervistata qualche pomeriggio fa, mentre era alle prese con una delle sue creazioni, nonostante le sue mani siano ormai molto sofferenti e deformate a causa di un’artrite reumatoide. A che età hai iniziato a lavorare? Di cosa ti occupavi?Ho iniziato quando avevo 13 anni a lavorare presso una sartoria. Lì ho imparato a imbastire, fare impunture, a creare modelli e a specializzarmi, appunto, nel settore sartoriale femminile. Ho lavorato lì per più di dieci anni, poi ho scelto di

Seconda mano

Era il titolo di uno di quel settimanali o quindicinali che davano la possibilità di acquistare o vendere “manufatti “ di ogni tipo, dal frullatore all’auto, ad attrezzature da giardinaggio a qualsiasi altro prodotto, tramite annunci a pagamento (o anche gratis). Adesso questi giornali sono stati naturalmente rimpiazzati dai portali on line dedicati, che consentono, senza costi, di pubblicare il proprio annuncio. Comprare di seconda mano è sempre stata un ottima possibilità per acquistare risparmiando. Per molti una scelta, per altri uno stile. Ricordiamo naturalmente anche i classici mercatini, dove trovare pentole, libri, bussole, orologi, bilance e quant’altro. Poi é arrivato il vintage, che rivaluta

Le mani che ci costruiscono

Quanto sono preziose le nostre mani. Eppure, spesso non ce ne rendiamo conto, o le diamo per scontate. A pensarci bene, con le mani facciamo praticamente tutto: ci nutriamo, ci vestiamo, guidiamo, comunichiamo, creiamo, costruiamo, curiamo, operiamo… persino uccidiamo. È per questo che, fin da piccolissimi, impariamo intuitivamente a perfezionare il loro uso, così complesso e raffinato. Trovo profondamente affascinanti le cose fatte a mano: lavorare il legno, la lana, l’argilla… ma anche cucinare, cucire, dipingere. Le apprezzo non solo per la loro unicità e per il tempo e l’impegno che richiedono, ma col tempo ho compreso che dietro il lavoro manuale c’è molto di

Simenon ‘americano’ : «La mano» (1968) e la vertigine dell’abisso

Quando lo sguardo di Donald Dodd cade per la prima volta sulla mano di Mona Sanders –«un animaletto esotico», una donna «che fa pensare a un letto», come le giovani parigine di Maupassant, che mostrano la pelle, tentatrici in abiti chiari – il maltempo ha interrotto i collegamenti e i servizi, le camere al piano superiore non sono più riscaldate, e lei è adagiata al suo fianco su uno dei tre materassi sul parquet, come la moglie Isabel, davanti al camino. Fuori dalla villa dei Dodd a Brentwood, nel Connecticut, imperversa una bufera di neve e Ray ha fatto perdere le proprie tracce, mentre le due coppie camminavano verso casa.

I (mano)scritti, la malinconia dei tempi in cui era pregevole scrivere a mano

Manoscritto, dal latino “manu scriptus, manu scriptum” (scritto a mano). Si contrappone di solito a stampato, talvolta anche a dattiloscritto o scritto a macchina, al computer. Fonte “Enciclopedia on-line Treccani”. Il (mano)scritto, un giorno non lontano, diventerà “Patrimonio dell’umanità UNESCO” così come l’amata penna. Carta e penna rappresentano due strumenti preziosi dei tempi trascorsi con le quali si scrivevano pensieri, lettere, cartoline, poesie, racconti. Com’era bello ed emozionante ricevere una lettera d’amore, una cartolina di saluto con la foto dei luoghi lontani! Bellezza, poesia e magia si fondevano: c’era il battito del cuore, il profumo, il sentire di chi, con in mano una penna, scriveva

Quelle mani che sanno fare, dire, pensare, amare

Le mani non sono solo delle appendici del nostro corpo il cui scopo è di agevolarci nelle attività quotidiane, ma sono, anche, uno strumento che ha un simbolismo molto profondo. Non a caso, parecchie rappresentazioni artistiche e culturali considerano questa parte del corpo significativa per la sua espressività. La Cappella Sistina è un esempio mondiale di come due mani che si sfiorano abbiano un significato altamente spirituale: Il divino soffio della vita fra Dio e Adamo. Il famoso dipinto di Michelangelo, infatti, è stato riprodotto più volte solo nel dettaglio che vede lo sfiorarsi di quelle dita. Ma, ancor di più, la canzone, la letteratura

Intervista a quattro mani

Non sono nuova alle interviste di coppia. Circa un anno fa ho raccontato la storia del sogno di due giovani che, con un pizzico di incoscienza e tanta determinazione, sono diventati videomaker, anzi documentaristi, ed hanno già ricevuto importanti riconoscimenti. La coppia che incontro oggi usa le mani in due ambiti artistici molto diversi: Enrica Nigrelli, romana, è un’artista della ceramica, mentre il marito Eduardo Notrica, di origine argentina, è maestro o direttore di coro. Li ho conosciuti qualche anno fa, altro dono incredibile di quel magico bussolotto che è lo scambiocasa, e di cui ho parlato in un altro articolo. Vivono tra Roma e

Sebastiano Leta, scultore. Mani e cuore di Sicilia

Sebastiano Leta, classe ’76, scultore e non solo. Qual è stato il percorso che ti ha fatto scoprire la tua creatività?Ho iniziato il mio percorso artistico studiando decorazione all’Accademia di Belle Arti di Palermo, per poi proseguire con pittura all’Accademia di Carrara. È stato un viaggio formativo intenso, che mi ha permesso di esplorare linguaggi espressivi diversi e di approfondire la mia visione artistica. Ho scelto di vivere 15 anni a Pietrasanta, in Toscana, tra il 2004 e il 2020. Lì ho lavorato a stretto contatto con il marmo, la ceramica e i gioielli. Da 5 anni sono ritornato in Sicilia. Un diploma in Decorazione

Intrecciare le Mani: La magia dell’handfasting nel matrimonio antico e moderno

Vi siete mai chiesti quando nasce il concetto di matrimonio così come lo intendiamo oggi? Subito la risposta potrebbe sembrare facile: con la religione cristiana. In realtà non è così. Rintracciare nel tempo l’origine del legame matrimoniale è praticamente impossibile; sappiamo, infatti, che è un’istituzione presente in tutte le culture del mondo, passate e presenti. Esistono diversi tipi di matrimonio: la poliginia (più mogli per un solo marito); la poliandria (più mariti per una sola moglie) e la monogamia che è la forma più diffusa. I riti matrimoniali sono arricchiti dai culti e dalle tradizioni proprie di ogni popolo, e per questo motivo sono molto

Mani che Parlano: Il Linguaggio Segreto del Bharatanatyam attraverso i Gesti di Nadasri

Mani affusolate, illuminate dal rosso vermiglio, danzano nell’aria, tracciando figure eleganti e misteriose. Sono le mani di Nādaśṛī Malan, ballerina e insegnante di Bharatanatyam, la danza classica tipica dell’India meridionale; mani e movenze che catturano lo sguardo e l’anima. In ogni movimento un racconto prende vita, in ogni dito vibra un’emozione. Il Bharatanatyam è un linguaggio del corpo dove le mani non solo si muovono, ma parlano, narrano storie antiche e sentimenti universali. Ma cosa celano realmente questi gesti fluidi e precisi? In questo viaggio alla scoperta della simbologia, della tecnica e dell’espressività del Bharatanatyam, incontriamo Nādaśṛī Malan per svelare il significato profondo dei mudra,

Tra le mani un filo di lana

Si diceva fare l’uncinetto, oggi lo si chiama crochet, ma l’attività del lavorare un filato con uno strumento uncinato di circa 15 cm, a diametro variabile, non è mai tramontata, solo dimenticata e rivalutata nel corso del tempo. Come tante altre attività, l’uncinetto era praticato dalle donne per realizzare capi d’abbigliamento a basso costo per la famiglia e/o per vederne ed incrementare l’economia domestica, fino a che la produzione industriale ha aperto al consumismo, alla produzione in serie e quindi l’abilità manuale ha perso il senso pratico ed è diventata obsoleta, quasi derisa per ricordarci i tempi andati delle nonne. E mentre alcune donne continuavano

Danza-con-la-mano

Cercherò di descriverlo come meglio posso. Perché ci si potrebbe far prendere la mano da una certa pruriginosa retorica, oppure annegare in sentimentalismi diabetici. E io invece – da quando sono rientrato – mi sono annodato in un silente garbuglio. Quindi dirò e non dirò. Rifletterò e racconterò a inchiostro basso. (e dopo queste quattro righe, mi sono già fermato) Quando ho messo piede all’interno del Centro Amani di Morogoro, in Tanzania, pensavo di sapere che cosa mi aspettasse. Il Centro Amani di Morogoro, quartiere Chamwino, accoglie bambini disabili. Molti di loro orfani. Alcuni di loro in stato di incoscienza assoluta. Troppi di loro sordomuti. Ecco, io pensavo che la compassione, e quella certa presunzione di ineludibile sostegno, quell’egoistico e inutile pietismo, avrebbero potuto delinearsi come sentimenti (sentimenti?) prevalenti. Niente di tutto questo.

La mano che seminò l’Italiano: un indovinello di dieci secoli fa

Le prime parole della lingua italiana le scrive nell’ombra di dieci secoli fa un chierico amanuense. Occupano pochi centimetri, la distanza di poco più di un rigo su un foglio manoscritto, ma in quel breve spazio è racchiusa una vicenda ricca di fascino, arguzia e mistero. La storia comincia nella Spagna arabizzata dell’VIII secolo e viaggia tra le pagine di un Orazionale, ovvero un libro di preghiere per Messa, da mettere al riparo dalle mani degli infedeli. Poco tempo dopo la sua realizzazione nella penisola iberica, il manoscritto approda in Sardegna e da qui, nel 732, si trasferisce a Pisa. Qualche decennio dopo, tra la

Mani che uccidono, Salvo Vitale racconta Peppino Impastato

Le mani sono spesso usate, nella simbologia mafiosa, per dire qualcosa senza dirla in modo chiaro e pubblico. Ad esempio, dare o non dare la mano significa essere o non essere d’accordo, così come il sangue sulle mani è il segno della colpevolezza. Nel cinema, poi, se i film che hanno la parola “mani” nel titolo sono diversi (Le mani sulla città di Francesco Rosi è forse il più famoso), c’è il caso de Il Padrino che è da tutti conosciuto, oltre che per il film in sé, per il logo con il quale viene rappresentato: una mano che regge i fili di una marionetta,

La mano anarco-insurrezionalista

“Dammi una mano!” mi dicono, ma la mia non è una mano buona, disobbedisce.  Non è sempre così, se le chiedo di prendere qualcosa si dimostra disponibile e forte, durante la guida, sia di un’auto o di una moto, si dimostra sensibile e precisa, quando deve accarezzare o colpire si dimostra tenera o dura, po’ esse fero e po’ esse piuma per intenderci. Quando disobbedisce allora?  In tutte quelle attività che richiedono mobilità fine e precisione millimetrica: quando scrivo, quando devo mettere il nastro per coprire le zone che non vanno imbiancate, quando devo disegnare una linea dritta, certe volte neanche con il righello! Quando

La storia in una stretta di mano

Provate per un attimo a fermarvi, a mettere da parte qualunque cosa stiate facendo in questo preciso momento, chiudete gli occhi e cercate di immaginare Donald Trump, o, per giocare in casa, Sergio Mattarella, che accoglie un ospite sulla soglia del proprio Palazzo di rappresentanza senza porgere la propria mano per stringerla a quella dell’omologo di giornata. Può darsi che ad alcuni questa immagine non rechi particolare suggestione o stranezza (d’altronde abbiamo vissuto due anni di emergenza sanitaria dove alle strette di mano abbiamo dovuto preferire le mani sul cuore), ma devo dire che, pur sforzandomi, non riesco proprio a immaginare un summit diplomatico, come

Il gesto e la parola

Incontro con Clara Rollo, insegnante e mediatrice LIS Comunicare in un paese straniero è la prima e principale difficoltà che incontrano tutti i migranti. Un ostacolo che diventa ancor più grande nel caso in cui queste persone siano sorde e, dunque, impossibilitate a sentire la lingua parlata.   Clara Rollo, dipendente della Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, è una docente ed interprete della Lingua italiana dei segni. La sua presenza garantisce ai ragazzi sordi provenienti da paesi stranieri di poter comunicare con tutti. “Io sono le loro orecchie e la loro voce”. Così sintetizza con efficacia il proprio ruolo Clara. “La LIS – spiega

ALCHIMIE ARTIGIANALI DI VITA E DI ARTE Il mondo dell’incisione e della stampa d’arte attraverso gli occhi di Loredana Amenta

È nel cuore di Scicli che pulsa il battito di un’arte singolare, dove mente e mani lavorano insieme in un linguaggio fatto di gesti antichi, materia viva e tempi dilatati.Incontrare Loredana Amenta, giovane ma già eccellente incisore e stampatrice, significa entrare in contatto con un’arte che sfugge alle logiche digitali della rapidità e dell’immediatezza, e che esige presenza viva, ascolto, pazienza. Un processo rituale che Loredana incarna e racconta, dialogando costantemente con il proprio lavoro, in una profondità che si fa svelamento, purificazione, immaginazione.È in questo fare arte che il processo stesso diventa una forma di resistenza e di verità. Come hai deciso di aprire una stamperia? E nel 2025,

Dimeno le mani

E se una carezza sanasse il mondo? Piace alle persone, agli animali, alle piante. È un gesto che può calmare o colmare, in fondo le mani parlano quando le parole si spezzano…Dare la mano è un gesto d’amicizia, tenere la mano un gesto d’amore, una mano “può essere ferro o può essere piuma”, dare una mano è segno di gentilezza, una mano tra i capelli è relax, stare con le mani in mano significa annoiarsi, toccare con mano indica constatare in prima persona, il gioco di mani è un gioco di villani, i calli nelle mani sono segno di dignità nel lavoro, dalle dita delle

Un sogno

Stavo sognando nuovamente… forse. Questa volta ho il tempo di afferrare l’eco delle ultime note, come un filo di seta che esce dalla cruna. Resto qualche istante immobile, in attesa di una nuova sonorità nel mezzo del mio torpore. Stavolta sono proprio sicuro di non aver sognato, ho perfino più o meno capito da dove veniva la musica. Non erano che brevi accordi, molto distanziati, attutiti da corridoi ingombri, forse cancellati dal mio sonno. Guardo l’orologio, le tre e mezza. Più che l’ora o il luogo sconosciuto da cui nasce questa musica, è il suo distacco che mi sorprende. La sua bellezza mi attira, tutto

Con le mani in pasta: storie di gnucchitti e di altre necessarie amenità, in forma di non intervista

Nell’inverno dello scorso anno, esattamente l’11 febbraio 2024, ho partecipato a qualcosa di così straordinariamente semplice da rimanere impresso a fuoco nella mia memoria: ho preso parte a uno Gnucchitti day, organizzato da Cecilia Tumino e Alessandro Sutera, in collaborazione con il GAS Mazzarelli, nel dammuso di Inferno Food Forest 1799. Ho sempre pensato che la semplicità sia l’apice della bellezza, e le occasioni come quella che sto per raccontarvi me ne danno continua conferma. Quindi, per scrivere questo mio, ho chiesto a Cecilia di intrattenersi con me a chiacchierare, per raccontarmi, per raccontarsi. Non sono brava nel ruolo di giornalista: faccio delle domande e