Quasi un editoriale
La città
La città è quel luogo che puoi abbracciare in uno sguardo. Non importa quanto grande sia, che storia abbia. L’essenziale è che la città possa essere accolta, percepita, capita da chi la vive. Non importa se sia un paesino arroccato su un monte sperduto o lo skyline di Londra. Una città si vede. Le province, invece, non si vedono. Men che meno le Regioni. A meno che non siano isole come la Sicilia o la Sardegna. Difficile intuire in uno sguardo cosa sia l’Italia o la Germania. Una città, invece, sì. Si guarda e si sente come fosse un organismo vivo. Civitas, civiltà, città, appunto.
Gli articoli
La playlist del maggio 2025
Cari amici, abbiamo pensato che leggere i nostri articoli ascoltando buona musica sia una buona idea. Da sempre le canzoni sono motivo di interesse quando pensiamo e componiamo il tema del mese. Ci siamo accorti, inoltre, che le canzoni traboccano di città. Abbiamo stilato una “compilation” di musica italiana che speriamo non vi dispiaccia. Buon ascolto! Ivan Graziani, Canzone triste Luca Carboni, Bologna è una regola Franco Battiato, Venezia Istanbul Francesco Guccini, Bisanzio Lucio Dalla, Piazza grande Antonello Venditti, Grazie Roma Pino Daniele, Napule è Ron, Una città per cantare Enrico Ruggeri, Primavera a Sarajevo Alberto Fortis, Milano e Vincenzo Sergio Endrigo, Trieste Irene Grandi,
Parthenope: La città incarnata donna
Si può essere felice nella città più bella del mondo? Il mese scorso è uscito finalmente in Messico il film Parthenope di Paolo Sorrentino. Prima di immergermi nelle sue acque, vorrei parlare brevemente del mito della sirena: era figlia del fiume Acheloo e di una musa, una sirena metà donna e metà uccello, e possedeva un canto capace di incantare i marinai, conducendoli al naufragio. Omero racconta come Ulisse si legò all’albero della sua nave per ascoltare il canto delle sirene senza cedere alla loro attrazione. Quando non riuscirono a sedurlo, le sirene, disperate, si gettarono in mare e morirono. Il corpo senza vita di
Poggioreale, una città che non vuol morire
Poggioreale vecchia, più che una città fantasma, la definirei rediviva, in quanto è rimasta imbalsamata come la ridusse il terremoto del 15 gennaio 1968, che colpì la valle del Belice in provincia di Trapani. Successivamente non è mai stata rasa al suolo nonostante sia stata costruita la Poggioreale nuova, una gemella solo nel nome a pochi chilometri di distanza; ma è la Poggioreale vecchia che anima e far vivere seppur da moribonda, quella nuova che rischia, per altri motivi l’abbandono. Poggioreale vecchia è ancora lì, chiusa entro un recinto che tenta invano, di tener fuori i visitatori attratti dal macabro fascino delle rovine, mura che
La città del sole
La Città del Sole, opera utopica scritta da Tommaso Campanella nel 1602, rappresenta un’immagine, l’ombra di un’idea, il disegno di una forma di governo, una comunità perfettamente regolata. La Città dei solari sorge su un’isola dell’equatore, una zona ricca e fertile, dal clima mite, ma soprattutto una zona dove costante è la presenza del sole, simbolo del bene e del divino, e costante è la presenza dell’astrologia, che tutto definisce rigorosamente. Situata su un colle, è protetta da sette cerchie di muri, ognuno dei quali adornato all’interno e all’esterno, con figure matematiche, carte geografiche, alfabeti e pietre preziose nel primo cerchio, minerali, laghi, fiumi, vini
Mediblei e Palazzolo
Avete presente il bar di Nati stanchi dove Picone e Ficarra andavano a chiacchierare con gli amici? Ecco, quel locale, che si trova a Palazzolo Acreide, in piazza del Popolo, accanto alla chiesa di San Sebastiano, da qualche anno è diventata, nei fatti, la sede della cooperativa “Mediblei” che, lo leggiamo dal loro sito, “non si occupa soltanto di visite guidate e di tour nella più classica delle accezioni: ci piace narrare paesaggi e luoghi in modo non convenzionale, amiamo coinvolgere i più piccoli e abbiamo una sede pronta ad accogliere lavoratori in smart working e nomadi digitali da tutto il mondo”. Sara Curcio Raiti,
I libri di Operaincerta
Operaincerta, oltre ad essere il mensile che state leggendo, è anche una casa editrice nata nel 2007 sull’onda dell’emozione per la prematura scomparsa di Lorenzo Vecchiato, uno dei nostri collaboratori. Tracce di blues era il titolo della sua rubrica, ed è stato, raccogliendo i suoi articoli scritti per il giornale, il primo titolo della casa editrice. Oggi Operaincerta editore ha nel suo catalogo oltre 120 titoli. Questi che seguono sono gli ultimi volumi pubblicati, in ossequio al tema del mese, che molte delle ispirazioni derivano dall’essere parte di una città, dei suoi racconti e delle sue vicende sociali e politiche. Buona lettura. Meno Occhipinti
Mechelen (Malines) un modello di integrazione
Uno dei temi più divisivi e controversi del dibattito pubblico è sicuramente quello sull’immigrazione. L’approccio è quasi sempre, da destra a sinistra, ideologico e preconcetto. Se da un lato si gioca ignobilmente su paura e pregiudizi per accaparrare voti e consensi (salvo poi ignorare i fallimenti disastrosi delle proprie politiche, anche in termini di numero di ingressi), dall’altro spesso si tiene poco conto delle problematiche concrete che il fenomeno migratorio comporta se non lo si affronta con serietà. E così diventa impossibile impostare un dialogo serio e costruttivo che porti a soluzioni reali. Eppure, se solo i nostri rappresentanti politici si sforzassero di volgere lo
Ragusa sotterranea
Le miniere di asfalto di Ragusa non sono semplicemente un capitolo della storia industriale, ma un frammento di memoria che pulsa sotto la pelle della città, un luogo dove la terra e l’uomo si sono fusi in un’armonia silenziosa di lavoro e trasformazione. Immaginate una calda mattina siciliana, il cielo che sfuma in una distesa di azzurro opaco, e il profumo di polvere e asfalto che si mescola all’odore della salsedine che sale dal mare. Ogni zolla di terra che veniva estratta portava con sé una promessa di progresso, un segno indelebile della capacità umana di trasformare una risorsa naturale in un bene di valore
La Città in edicola
Da qualche mese Operaincerta era diventata una testata registrata in tribunale quando, eravamo alla fine del 2005, Antonio La Monica, allora come adesso direttore di questo giornale, mi aveva chiesto se mi andasse di scrivere per il quindicinale “La Città”, del quale era caporedattore o qualcosa del genere. Naturalmente avevo accettato con gioia, ed è stato grazie alla collaborazione con queste due testate che, qualche tempo dopo, mi sono potuto iscrivere all’Ordine dei Giornalisti.Si giustifica così il mio legame affettivo con “La Città”, e il tema di questo mese mi offre l’opportunità di ricordare quel periodo, molto bello per me, e quel giornale, per quello
La mia raggiante Catania
Nonsolounlibro Come potrei parlare della mia città? Estate 1979. Dei ragazzi suonano, uno di loro si chiama Toni. Il mare alle spalle, il tonfo del subwoofer sotto il mio sedere. Lo rivedrò 4 o 5 anni dopo, in un locale del centro. Lui suona ancora il basso, e il brano si intona alle prime pulsioni adolescenziali, di qualunque natura esse siano, si intitola “Animale” (<<… io ti credo ciecamente / tu fai parte della gente / se mi giudichi un po’ male / stai ferendo un animale…>>) e questo refrain lo cantiamo a gran voce. Toni è il più basso di tutti. Sembra per i fatti suoi, oppure tamburellare con le corde
Rigenerazione urbana o fregatura?
Le città più grandi degli stati occidentali (Parigi, Londra, New York, Berlino ) ma anche di quelli asiatici (Shanghay, Singapore), hanno intrapreso nel nuovo millennio un processo di profonda rinnovazione e cambiamento in nome di una “rigenerazione“ che è stata venduta come necessaria e inevitabile, che ha sì abbellito, riqualificato spazi urbani ma, in realtà, ha dimostrato nel tempo di avere avvantaggiato non gli abitanti “nativi” delle città ma i passanti, i nomadi, ed ha arricchito società immobiliari, e soggetti per nulla affezionati alla città, alla sua vivibilità, alla sua storia, al suo reale benessere. Non più servizi per i cittadini ma valorizzazione di ogni
Quella Ragusa che muore
Ragusa, la città dei tre ponti. Ragusa che nel 1953, con la scoperta di un pozzo petrolifero, divenne la città del petrolio. L’Eni, con l’apertura degli stabilimenti, segnò un’espansione economica importante, creando posti di lavoro per tanti cittadini. Capoluogo della cosiddetta provincia “babba”, tranquilla, pochissimi delitti, con una delinquenza tutto sommato sotto controllo, per decenni è stata una città con una sua vivacità. Il centro storico, in particolare Via Roma, Corso Italia, Piazza San Giovanni, Via Mario Leggio, Via Sant’Anna e Corso Vittorio Veneto, erano pieni di bei negozi, luci, gente che faceva acquisti o semplicemente passeggiava. In Via Roma, il Mediterraneo, locale alla moda,
La città bambina
Ogni città contiene e custodisce i segni del passato, incisi nei suoi muri, nelle sue piazze, nell’oblio dei suoi monumenti e nei silenzi delle sue strade. Segni che, se ascoltati, lasciano trasparire le tracce del presente e, forse, in filigrana i prodromi del futuro. È come se ogni città tacitamente racchiudesse in sé il proprio progetto di vita. Infatti le città non sono semplicemente insiemi di edifici, strade e spazi funzionali, piuttosto come afferma il filosofo e psicologo James Hillman, intervistato da Carlo Truppi in L’anima dei luoghi, ogni spazio ha un’anima. I luoghi, secondo Hillman, non sono neutri: parlano, raccontano storie e vivono nell’immaginario collettivo.
Berlino und Ragusa
Il 10 luglio del 1984, se non eravamo già al mare a bordo di un canotto, per me e mio fratello era un giorno come tanti altri, in cui vigeva il divieto di giocare fuori dal cortile condominiale. Un cancello arrugginito alto due metri, sempre aperto, ma custodito da un Super-Io col mitra puntato, era il limite delle nostre partite a pallone e di nascondini sempre mal riusciti.Nella stessa data, almeno otto quotidiani della Repubblica Democratica Tedesca riportavano la notizia della visita di Bettino Craxi a Berlino Est. In tutti si può vedere la stessa foto di Honecker che indica cordialmente all’ospite il quasi completamento
Quando la cultura diventa Capitale
Negli ultimi tempi appare, quanto mai prima d’ora, evidente che la cultura sia un mezzo attraverso cui accumulare capitale. L’iniziativa europea delle Capitali della cultura iniziata alla metà degli anni ‘80, è un esempio di come una città possa accrescere la propria fama e la propria ricchezza grazie alla sua propensione alla cultura. Questo termine dai contorni oggi sempre più sfumati si adatta sempre più spesso a nuove definizioni e include nuovi ambiti permettendo a tutte le città, anche a quelle più improbabili, di ambire a questo titolo. Ecco perché accanto a Firenze, Parigi e Dublino possiamo trovare Glasgow (capitale della cultura nel 1990), città
Gatti che applaudono e altri (dis)incanti
Un gatto regalò un applauso è un libro di poesie. O almeno così scrive il sito di Eretica Editrice. Anzi, “è una carovana di testi, figlia del disincanto” per definizione del suo stesso autore Giovanni Marchioni. Ma voi non credete né all’uno, né all’altro. Anche se è vero che questi versi non sono scritti per obbedire a un credo, a una politica o a un impegno civile (ma, poi, quale?). Anche se è vero che Marchioni scrive poesia per chi ha voglia di guardare la realtà per ciò che è e non per come la vorremmo. Non credetegli perché è ancora più vero che a
Le città della mia vita
Facciamo un rapido elenco, partendo da quelle che ho visitato di più escludendo le italiane: Parigi 8 o 9 volte; New York 5 volte e c’erano ancora le torri gemelle; Vienna e Barcellona 4 volte; Tarragona; Palma di Maiorca, 4 volte; Ibiza; Minorca; Madeira; Tenerife; Gibilterra; Londra 3 volte; Copenaghen 3 volte; Stoccolma 2 volte; San Pietroburgo 2 volte, ma una di queste era ancora Leningrado; Budapest 2 volte; Praga 2 volte; Oslo 1 volta, Amsterdam 2 volte; Dublino 1 volta; Bruxelles 1 volta; Berlino 1 volta e c’era ancora il muro; Mosca una volta e c’era ancora il comunismo; Cairo 2 volte; Tunisi almeno
Felice è Scicli, dove ciascuno è barone o re. Vittorini e il realismo mitico de Le Città del mondo
Come in una beatitudine di Borges, il teorema di “Scicli, città felice” nel romanzo Le città del mondo di Elio Vittorini (1908-1966), se da un lato privilegia la dimensione del mito fuori dal tempo, raccogliendo la sintesi di architetture, paesaggi e temi cari all’autore, dall’altro si costruisce e consolida anche attraverso quanto la scrittura e la letteratura hanno raccontato intorno al celebre centro ibleo, gioiello barocco, e alla sua meraviglia silente, incastonata “all’incrocio di tre valloni, con case da ogni parte su per i dirupi, una grande piazza in basso a cavallo del letto d’una fiumara, e antichi fabbricati ecclesiastici che coronano in più punti,
Cara Bologna ti scrivo…
La mia storia d’amore con Lucio Dalla (in senso metaforico, s’intenda) affonda le sue radici già nel periodo della mia primissima infanzia. Ricordo ancora quando da piccolissimo aspettavo a bocca aperta che si aprisse il lettore CD della mia macchina, pronto per mangiare un nuovo disco e farne uscire fuori le melodie straordinarie di un artista che all’epoca mi appassionava solo per il ritmo e la musicalità dei suoi brani: ero ancora troppo piccolo per capire che la parte migliore di quelle canzoni era invece il testo. Ho preso consapevolezza di ciò solo col tempo, dopo aver passato un periodo abbastanza vacuo in cui la
Le città non sono il luogo dell’abitare
Non c’è da stare a pensarci troppo: le città sono diventate invivibili. È un fatto evidentissimo.Inseguendo un’idea di sviluppo illimitato, i nuovi mostri urbani si sono infatti progressivamente trasformati in veri e propri distributori di disservizi. Basti pensare alle problematiche relative alla mobilità, come traffico, parcheggi, inquinamento acustico e atmosferico. Non dimentichiamoci poi dell’altissimo costo della vita, che significa anche povertà e criminalità diffuse; del sovraffollamento, ma allo stesso tempo – paradosso – delle difficoltà nello stabilire relazioni significative; della scarsità di spazi verdi, e si potrebbe andare avanti. La lista è virtualmente infinita.Si tratta di fattori concreti, molti dei quali legati fra loro da
“Le città invisibili” di Calvino nell’interpretazione pittorica di Erica Bucchieri
Italo Calvino è stato considerato, da sempre, uno scrittore intelligente ma eccentrico. Solo negli ultimi anni della sua vita è diventato un punto di riferimento della narrativa del secondo ‘900. La svolta si è avuta con la pubblicazione del romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e “Palomar”. “Le Città Invisibili” è uno dei romanzi di Italo Calvino riconducibili alla fase in cui si interessò alla letteratura combinatoria, appresa a Parigi, ovvero ad un nuovo modo di concepire la scrittura, fatta di parole e di nuclei narrativi. Si tratta dell’immaginario resoconto che Marco Polo fa all’imperatore dei Tartari, Kublai Khan. Marco Polo parte dal medioevo
Stephen Tobriner racconta Noto, la città rinata due volte
Professore emerito di Storia dell’Architettura presso la prestigiosa Berkeley University of California, Stephen Tobriner è uno dei massimi esperti mondiali di architettura e urbanistica in aree sismiche. Nella sua lunga ed intensa esperienza di ricerca si è occupato di studiare gli effetti dei terremoti sui centri abitati e la storia delle diverse strategie usate dagli uomini per ricostruire e proteggersi da disastri futuri. Grazie anche alle sue straordinarie doti umane ha lavorato in team sparsi in ogni parte del mondo, offrendo con semplicità le sue conoscenze ed il suo originale metodo di ricerca. Proprio in una di queste squadre ho avuto la fortuna e l’onore
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Maria Giovanna Fanelli
Spiccioli mitologici
Questa piccola raccolta, composta da tredici racconti più uno, è un assaggio di mitologia greca. I miti proposti non hanno un fil rouge, se non il gusto personale dell’autrice; autrice, che ha voluto anche giocare un po’ con la sintassi e i tempi verbali per rendere la scrittura quanto più vicina possibile al suo parlato. L’intento è di una lettura semplice, scorrevole e divertente, alla portata di chiunque: unico requisito, la curiosità. Buona lettura!.
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Daniela Vaccaro, Antonella Galuppi
IO E NICOLETTA
Perché raccontare una storia così intima, privata, che ha per protagonista la propria figlia affetta da una disabilità importante? Di certo, non per suscitare pietà, tantomeno ammirazione. L’idea nasce dalla voglia di mettere la propria esperienza a disposizione di tutti coloro che vivono la disabilità sotto vari fronti: genitori, fratelli, amici. Tanti genitori vivono con imbarazzo la condizione dei propri figli, al punto da relegarli in casa per evitare loro sofferenze inutili o per proteggere se stessi dalla società che non è ancora pronta ad accettarli. Una storia di vita raccontata senza tabù, con schiettezza e semplicità, perché tocca tutti da vicino.
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Stefania Germenia
I viaggi di Penelope
Penelope tesse la sua tela ponendo dinanzi a sé anime pure e prive di orientamento o di consapevolezza: sono gli specchi delle tante sfaccettature della sua stessa essenza. Sullo sfondo c’è una realtà variegata che ha il sapore e i colori delle vetrate gotiche delle chiese parigine, delle spezie d’Oriente, dello tzatziki e le amare tinte della realtà newyorkese. Una mescolanza di tradizioni, usanze, ricette culinarie appartenenti ai luoghi descritti che immerge il lettore in un viaggio dell’anima che porterà alla consapevolezza dell’eterogeneità, laddove il diverso costituisce la giustapposizione di una sfumatura di colore.
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Ermelinda Simona Buccheri
Mimi
Mimi è un gattino dotato di grande intraprendenza e candore. Una mattina di fine inverno, durante il consueto giro con la madre e i fratellini, accade qualcosa di imprevedibile che segnerà la sua giornata e la sua giovane vita. Attraverso la sua storia si può scoprire il valore della resilienza, quel saper cogliere nonostante tutto il lato positivo delle vicende più sgradevoli, quel saper trovare anche in mezzo alle difficoltà delle vere e preziose amicizie. Nascono, infatti, lungo tutto il racconto legami basati sull’empatia e sulla solidarietà, sull’inclusione e sul coraggio.