Quasi un editoriale

La Grecia

Chiedo scusa per lo spunto autobiografico. Vedrete che sarà utile per arrivare ad una conclusione condivisa. Quando mi iscrissi al Liceo Classico ero del tutto ignaro della fatica che imponeva lo studio del Greco antico. Pigrizia, spaesamento adolescenziale e altre paranoie mi impedirono, insomma, di affrontare la questione con la dovuta serietà. I primi due anni di pura grammatica costituirono per me una vera tragedia… greca per l’appunto. Al triennio, invece, le cose si fecero più piacevoli, grazie al confronto con autori di livello stratosferico. L’epica omerica, ma anche la poesia di Saffo, Archiloco e le tragedie di Eschilo. Poi i frammenti di Empedocle e

Gli articoli

Una lingua viva

Incontro con Maria Grazia Dibartolo, docente di greco al liceo Classico “Umberto I” di Ragusa A quanti sostengono che il Greco sia una lingua “anacronistica” si potrebbe far notare che tale affermazione usi, per l’appunto, una parola che oggi sarebbe incomprensibile se non fossero esistiti i greci. Lo sa bene la professoressa Maria Grazia Dibartolo che insegna lettere classiche al liceo “Umberto I” di Ragusa riuscendo nell’impresa di proporre materie ardue appassionando generazioni di studenti.   Veniamo dritti al punto. Perché è importante studiare nel 2025 il greco antico?“Per prima cosa dobbiamo decostruire proprio il pregiudizio sull’inutilità del greco nella contemporaneità. Il greco è utile

Il ritorno delle Dee

La bellissima Persefone, figlia di Demetra dea dell’agricoltura e di Zeus, viveva nel cuore della Sicilia, sulle sponde del lago d’Ogliastro, in un paesaggio rigoglioso di messi e circondato dai monti Erei. Omero racconta che di lei, conosciuta anche con il nome di Kore, si innamorò Ade, dio degli Inferi, che la rapì per condurla con sé nel regno dei morti. https://it.wikisource.org/wiki/Inni_omerici/A_Demetra/Inno Demetra, preoccupata per la scomparsa della figlia Persefone, iniziò a cercarla ovunque. Vagò in ogni luogo finché, venuta a conoscenza del rapimento della giovane, si adirò profondamente con gli dèi dell’Olimpo. Per protesta, decise di abbandonare la dimora divina e di rendere sterile

La Pace di Aristofane

In un tempo in cui le notizie parlano di confini violati, missili e trattative fallite, può sembrare ingenuo tornare al teatro greco del V secolo a.C., eppure La Pace di Aristofane suona oggi come una profezia politica. Scritta nel 421 a.C., durante la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, la commedia costituisce una satira disarmante contro la logica del conflitto e contro l’arroganza di chi fa della guerra una professione e della paura un linguaggio politico. Il protagonista, Trigeo, non è un eroe, né un generale: è un semplice contadino. È la voce del popolo che non ha potere, ma ha ancora la forza

I greci, la morte,  il tempo e il dolore

Conosciamo e ammiriamo tutti la cultura greca classica, le commedie , le tragedie, la filosofia, le sculture, ma un po’ meno, almeno per quanto mi riguarda, il pensiero che tutte queste espressioni artistiche sottintendono. Tale pensiero è stato ampiamente trattato e approfondito da Umberto Galimberti nel suo libro “Cristianesimo , la religione dal cielo vuoto”, e faccio riferimento a lui per le considerazioni che seguono. È un pensiero che in Grecia non solo stava alla base di ogni forma artistica ma regolava la vita comune dei greci, la loro religione,  la loro filosofia (sia di vita, sia di speculazione). Tale pensiero è totalmente diverso da

Immagine estratta dal manifesto delle rappresentazioni classiche dell'INDA stagione 1937.

La Grecia in riva al Tevere. Duilio Cambellotti e le rappresentazioni classiche di Siracusa.

Primavera 2006. C’è un lungo ponte per la ricorrenza della festa della Repubblica e diverse mostre interessanti a Roma e Firenze. Sono già madre di una bambina, ma che ha già superato la fase critica della simbiosi. Scatta un’idea: so già che a mio padre piacerebbe tanto visitarle, perché non partire insieme? In fondo sappiamo entrambi che sarà l’ultimo viaggio a due: non per problemi di età, ma perché consapevoli che la vita si farà sempre più complicata. Di lì a poco sarebbe nato il mio secondo figlio, e arriveranno in sequenza per i nonni altri nipotini da accudire . Ma le mostre visitate non

Atene, a teatro per guardarsi allo specchio

Quando la polis andava in scena: la tragedia come palestra di democrazia Oggi, nella maggior parte dei casi, se pensiamo al teatro lo associamo immediatamente a un passatempo, un divertissement. Magari qualcuno è anche un appassionato, mentre altri vengono trascinati in platea giusto per il gusto di passare una serata diversa, magari per farsi quattro risate con una commedia in vernacolo. Ad ogni modo, si sceglie con cura cosa andare a vedere, si prenota una data, ci si accorda per un orario e si va insieme in questa o quell’altra location ad assistere a uno spettacolo, per poco più di un’ora – se si andasse

La mia biblioteca interiore

Non saprei indicare un momento preciso in cui è cominciato tutto. A volte penso che la passione per la lettura, e in particolare per la filosofia, non sia nata per un motivo specifico, ma sia sempre stata lì, come un bisogno silenzioso che ha trovato forma lentamente, libro dopo libro, giorno dopo giorno, accompagnandomi nella mia crescita, non solo quella anagrafica. Credo proprio di non aver scoperto l’importanza che aveva per me la filosofia studiandola a scuola, ma sono certo che mi ci sono avvicinato non per obbligo, come un qualcosa che cercavo altrove, ai margini dei programmi e delle scadenze. Un incontro nato per

Un viaggio a Rodi e i sapori della cucina greca

Sono un “sagittario”, e si sa, i “sagittario” sono amanti dei viaggi. Ma al di là del segno zodiacale, mi è sempre piaciuto viaggiare. E da parecchi anni condivido questa passione con una carissima amica, alla quale mi unisce, inoltre, la comune formazione universitaria, l’amore per il mondo classico e per il “greco mar” di foscoliana memoria. Era il giugno del 2018, e in una calda serata catanese di fine primavera, ci siamo trovati a parlare dei nostri programmi vacanzieri per la prossima estate, scegliendo come meta l’isola di Rodi, volendo vivere quel viaggio come scoperta del mondo e riscoperta di sé. S. si era

Le icone sacre e l’estetica dell’essenza

Due brevi premesse sono necessarie per introdurre il tema. La prima di natura strettamente etimologica: la parola “icona” deriva dal termine greco antico εἰκών -όνος che può essere tradotto con il termine “immagine”. Nel nostro caso “immagine sacra” che rappresenta il Cristo, la Vergine, uno o più santi, dipinta per lo più su tavoletta di legno, spesso decorata d’oro, argento e pietre preziose, tipica dell’arte bizantina e, in seguito, di quella russa e balcanica. La seconda premessa è di natura storica e ci riconduce al Secondo Concilio di Nicea del 787 dopo Cristo. Qui si dà un fondamento teologico e spirituale all’arte sacra e, in

Grecia 1990

Nell’ormai lontano agosto 1990, insieme ai miei cugini decidemmo di partire per la Grecia. Meta che ci affascinava per la storia millenaria e il fascino di Dei ed Eroi che la avvolgeva. La prima immagine che ho del paese è l’arrivo al gate dell’aeroporto Athens di Glyfada. Una marea di burka neri era nella sala. Non capimmo perché, forse viaggiatori diretti a mete Mediorientali. Alla hostess di terra riuscimmo a far capire, nel nostro inglese approssimativo, che dovevamo recarci in albergo ad Atene. Un taxi ci depositò davanti l’hotel. Bello, quattro stelle, un hall imponente. Camere ariose con una bella vista sulla piscina. Tutto perfetto.

Ciò che nessuno può insegnarci

Quando penso alla Grecia, la mia mente si riempie subito di immagini del mare, del sole che illumina le isole bianche e blu. Ma più ancora del paesaggio, mi fa pensare alla filosofia. È infatti agli antichi greci che dobbiamo l’origine del domandarsi, del cercare di comprendere sé stessi e il mondo. Essendo molto appassionata di educazione — in particolare di un’educazione più autentica — trovo spesso ispirazione negli insegnamenti di Socrate e Platone. E proprio con quell’attitudine del mettere in discussione ogni credenza ora vorrei fare un esercizio con te lettore. Prima di continuare a leggere, fermarti un momento a riflettere sulla seguente domanda.

Platone e i biscotti al burro

Platone il filosofo greco. Importante. Importantissimo. Sosteneva che gli oggetti reali sono copie imperfette di idee perfette immutabili eterne che stanno nell’Iperuranio. Lo volete sapere come gli è venuta in testa una idea così stramba? Ve lo racconto. Dovete sapere che all’epoca si era affermata la convinzione di Pitagora e della sua scuola che aveva sede a Crotone secondo la quale tutto è numero e ogni cosa è composta da un numero intero di “monadi” così come ogni costruzione dei Lego è un multiplo del mattoncino unitario e, di conseguenza, il rapporto tra due costruzioni anche complesse è sempre un rapporto tra due numeri interi.

Pollon, la bambina che viveva sull’Olimpo

“Sulla cima dell’Olimpo c’è una magica città, gli abitanti dell’Olimpo sono le divinità. Poi c’è una bambina che ancora dea non è, è graziosa e birichina, Pollon il suo nome è…”. Questo è l’incipit di una canzoncina che è stata la colonna sonora di un famosissimo cartone animato, trasmesso in Italia tra gli anni ’80 e ’90, dal titolo “C’era una volta Pollon”. Creato da Yoshitaka Amano, noto per il suo lavoro di character design in molte opere giapponesi, fra cui la serie di videogiochi Final Fantasy, ha avuto un grandissimo successo perché si è posto come un cartone animato a tema pedagogico-didattico, insegnando, in

Cecrope, chi era costui? Ovvero, sulla fondazione di Atene

Conosciamo a menadito la storia della fondazione di Roma: i gemelli Romolo e Remo di nobili origini, il loro abbandono, la Lupa, la sfida per la fondazione della città, la vittoria di Romolo, e finalmente Roma. Quando ero piccola, avevo serie difficoltà a memorizzare che il fondatore fosse Romolo: nella mia logica, siccome Remo conta quattro lettere come Roma, non poteva che essere lui il fondatore, e pure eponimo! Poi, non è che l’ho memorizzato davvero: semplicemente, ogni volta che la vita mi porta a dover dire chi sia stato il primo re di Roma, ci devo pensare per qualche frazione di secondo. Non quello,

“La Grecia nel piatto (degli altri): viaggio ironico fra kebab, moussaka e arancini con l’accento ateniese”

C’è un paradosso che profuma di cannella e carne alla griglia: la cucina greca, celebrata in tutto il mondo come simbolo mediterraneo per eccellenza, è, in realtà, una creatura cosmopolita. Molti dei suoi piatti più amati — dalla moussaka alla baklava, dal tzatziki ai dolmades — hanno radici turche. Come scrisse Paul Theroux ne Le Colonne d’Ercole (1993): “Il cibo greco è in realtà cibo turco, e molte parole che consideriamo distintivamente greche, sono in realtà turche — kebab, doner, kofta, meze, taramasalata, dolma, yogurt, moussaka… tutto turco.” Theroux, con la sua ironia caustica, non era lontano dal vero.         Quando l’Impero Ottomano dominava il Mediterraneo

“Al Dio Sconosciuto”

Qualche anno fa, a Catania, stavo curiosando in una bancarella di libri usati – di quelli che si possono portare a casa a due o tre euro al massimo – e mi sono imbattuto in un titolo della collana editoriale “Biblioteca Universale Rizzoli”: Trans-Europa Express. Una lettura che non ho mai dimenticato. Si trattava di una raccolta di brevi saggi e racconti di autori provenienti da diversi paesi europei.L’idea del libro suppongo fosse quella di tracciare – attraverso un’attenta selezione e organizzazione dei suoi contributi – un sentire, una categoria di esperienze e una cornice valoriale che potessero considerarsi propriamente (e fieramente) europei. Devo dire

I volti dell’amore greco

Eros aveva quel sorriso di chi sa sparire. Ci siamo incontrati in una città che non apparteneva né a lui né a me, ma che per qualche giorno è diventata nostra. Mi guardava negli occhi e parlava d’amore con parole che sembravano vere. Io, che avevo meno di trent’anni e ancora credevo alle favole, gli ho creduto. Quando è tornato nel suo paese, non ci ho pensato due volte: un mese dopo ho preso un aereo per sorprenderlo. Ma la sorpresa è stata mia. Al mio arrivo, lui era già con un’altra. Nessuna spiegazione, nessuna parola. Solo quel gesto goffo e vigliacco di chi viene

L’archetipo di Ulisse solcando i mari dell’Ovest

È naturale, quando si parla del mondo greco, di pensare al tema del viaggio. La testimonianza più antica è l’Odissea, tanto famosa da diventare un archetipo letterario. I greci stessi però non sapevano quando fosse stata scritta: Erodoto sosteneva che Omero fosse vissuto quattrocento anni prima di lui, altri avevano idee più confuse. Noi sappiamo che intorno al IX secolo a.C circolava un primo nucleo del poema, quello dei Viaggi di Ulisse con la nota sequenza dei Racconti alla corte di Alcino. È qui che l’eroe di Itaca racconta al re dei Feaci le sue peregrinazioni nel Mediterraneo occidentale. Sono episodi avvenuti in buona parte

Lalla Romano e la Grecia dalla «bellezza nutrita di pane»

Se il Lettore protagonista di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, con una sciabolata del tagliacarte tra le pagine intonse, riuscisse finalmente a farsi largo tra il frontespizio e il primo capitolo del Diario di Grecia (1960), avrebbe subito la certezza di non avere a che fare con i canoni della letteratura di viaggio. E non si tratterebbe dell’unico paradosso, atteso che l’autrice Lalla Romano (1906-2001) si rammaricava di non avere scritto abbastanza dei tanti viaggi compiuti, quasi avessero potuto contribuire a individuare altre chiavi di lettura dei suoi testi, come spiega Antonio Ria nell’introduzione al Diario, accanto alle considerazioni maturate attraverso

Odissee militari di ragusani in Grecia

In occasione del Giorno della Memoria del 27 gennaio 2010 ebbi l’incarico dalla Prefettura di Ragusa di raccogliere le testimonianze dei ragusani che dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 furono deportati in Germania. Testimonianze che ho raccontato durante la cerimonia della consegna delle medaglie alla presenza delle autorità e degli interessati. Tra questi c’erano due militari in Grecia, un ragusano e un modicano, e, dato il tema del mese, riporto in questa sede.  Il soldato ragusano. Io, all’8 settembre del 1943, ero a Cefalonia, l’isola di Cefalonia in Grecia. Ero nella divisione Acqui, comandata dal gen. Antonio Gandin. Eravamo circa 14.000 soldati. Appena abbiamo

Casta diva

“Greca, nascesti a New York…” Una Diva con la D maiuscola, un talento fuori dall’ordinario e una vita densa di passione, tormenti, gloria e solitudine. Maria Anna Sofia Cecilia Kalogheropoulos, nota a al mondo come Maria Callas, nasce nel 1923, in un giorno incerto dei primi di dicembre, e durante l’infanzia sopravvive ad un brutto incidente e al coma che ne consegue. Evidentemente le stelle per lei avevano scritto ben altro. Studia pianoforte e canto mostrando subito un talento eccezionale. Ad Atene frequenta intensamente le lezioni al Conservatorio e diventa in pochissimi anni l’assoluta protagonista della scena lirica internazionale. A soli quindici anni debutta ne

Le olimpiadi scippate

Erano nate in Grecia e cento anni dopo tutti si aspettavano vi ritornassero per festeggiare la ricorrenza. E invece si fermarono ad Atlanta. Stiamo parlando delle olimpiadi e dell’edizione 1996, le XXVI dell’era moderna. Le prime olimpiadi dell’era moderna si erano svolte nel 1896 ad Atene, sulla spinta del barone Pierre De Coubertin, che due anni prima aveva fondato il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale. Quella prima edizione era stata ben diversa da quelle cui siamo abituati oggi: si era svolta in 10 giorni e aveva visto gare solo di atletica, ciclismo, lotta e ginnastica. Dopo quella ne erano seguite altre ventiquattro, con cadenza quadriennale,

Oriana e Alekos: un legame che profuma di Grecia, di dolore, di amore

Ho percorso la Grecia in lungo e in largo su due ruote. Mi ha accolta come si fa con un vecchio amico tornato senza preavviso. L’aria sapeva di timo e polvere di sole. C’era un silenzio che non pesava, ma respirava, un silenzio che ha imparato a convivere con il canto delle cicale. Le strade si arrampicavano lente, come pensieri che non vogliono finire, tra le case bianche e le porte azzurro pastello. Lì tutto sembrava antico ma non vecchio, come se il tempo avesse scelto di fermarsi per respirare meglio. Ogni muro screpolato raccontava una storia, ogni porta azzurra custodiva un segreto che nessuno