La notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno. Non si aspettava che una tale fortuna fosse capitata proprio a lui. Riccardo chiamò la sorella per annunciare la bella notizia e le disse che la confusione stava prendendo il sopravvento, che tanti erano i dubbi che stavano facendo capolino nella sua testa.
Mollare il lavoro e lasciare il padre così, in mezzo ad una miriade di casini? Provare questa strada e vedere se è il giusto percorso da fare? Abbandonare tutto e tutti e ricominciare da zero? È davvero possibile ricominciare da zero?
Pensieri su pensieri che si facevano strada la notte tra i sogni e gli incubi.
Il pranzo dell’indomani fu tutto un parlare. Presero posto a tavola all’una in punto come loro solito. Stessi posti, stesse portate, stessi programmi alla tv, ma quel giorno era il giorno delle decisioni, del sì o del no. La grande azienda attendeva risposta, non si poteva far attendere. Riccardo parlava e rifletteva ad alta voce, il padre avanzava ipotesi e soluzioni, la madre, invece, vantaggi e svantaggi della situazione. L’unica a non parlare era Francesca. Sembrava non interessarsi a tutto ciò, anzi il telegiornale era l’unica cosa a cui prestasse attenzione. Riccardo si accorse subito di questo suo straniamento dal mondo che la circondava, come se fosse entrata in una bolla, in una bolla da cui, forse, non voleva uscire. Riccardo, però, la spronava a parlare perché, in realtà, l’unico consiglio che voleva era proprio il suo, l’unica opinione che contava era la sua. Sua sorella lo conosceva come il palmo delle sue mani, sapeva perfettamente cosa voleva sentirsi dire: andare o non andare. Cercava la risposta in lei.
Erano le due del pomeriggio, il pranzo era terminato. Riccardo e il padre si alzarono da tavola e, come loro solito, andarono a lavoro, nel frattempo, la madre iniziò a sparecchiare e Francesca si infilò in doccia.
Mezz’ora più tardi sul cellulare di Riccardo arrivò un messaggio. Era la risposta che stava cercando:
Ri, le parole qui stanno a zero. So che a te piace fare i pro e i contro delle situazioni, ma qui c’è poco da fare. Sta passando un treno che credo non ripassi più. In questa famiglia di treni ne passano ben pochi e tu vuoi pure pensarci? Vai, comu veni si cunta. È la tua grande occasione, coglila. Chiama l’ufficio di risorse umane e di’ di sì. Qualora andasse male siamo sempre qua.
Non se lo fece ripetere due volte, quel pomeriggio stesso diede conferma.
La segretaria gli spiegò i successivi step e gli comunicò la data in cui avrebbe preso servizio. Dieci giorni. Aveva solo dieci giorni per prepararsi a cambiare vita.
La sera Riccardo e Francesca non parlarono, guardarono semplicemente un film, in silenzio. Quel silenzio era avvolgente, Francesca aveva fatto entrare Riccardo nella sua bolla. Le parole sarebbero state superflue, quasi inutili. Gli sguardi, invece, quelli d’intesa era così rassicuranti che bastavano a rendere il loro animo tranquillo.
Dieci giorni volarono. Le cose da fare era tante, anche troppe. Entrambi non si resero conto che il giorno x era arrivato e, con lui, la carrellata di emozioni che pesavano su di loro. Riccardo avrebbe dovuto prendere un aereo alle sei del mattino direzione nuova vita.
La sera prima nessuno dei quattro riuscì a dormire, quelle valigie giganti in corridoio ricordavano a tutti che la quotidianità sarebbe cambiata e il biglietto aereo sulla console accanto alla porta d’ingresso era il segno che la realtà stava bussando alla porta e non era solo un sogno. Riccardo avrebbe intrapreso una nuova strada.
Nel silenzio di quella notte, si sentì dalla stanza di Francesca, un singhiozzare soffocato, Francesca si alzò, andò nella stanza del fratello, si mise accanto a lui e lo abbracciò. Piansero come bambini, erano lacrime di tristezza, di gioia, di rabbia, di felicità, un mix distruttivo che faceva male.
Riccardo e Francesca erano il porto sicuro l’uno dell’altro, avevano sempre fatto tutto insieme, non erano solo fratelli ma anche migliori amici, non vi era cosa che lei non sapesse di lui e viceversa. Non erano mai stati separati per un periodo così lungo e quella situazione, quel nuovo capitolo nella vita di Riccardo non sapevano proprio come affrontarla.
Si sarebbero sentiti certo, ma il loro rapporto sarebbe cambiato? La distanza li avrebbe cambiati? Come può la fratellanza cambiare? Modificarsi? È possibile? È mai successo?
Alle due le sveglie suonarono, Riccardo si alzò e iniziò a prepararsi. La mamma gli sistemò le ultime cose in valigia, il padre, invece, aveva lo sguardo nel vuoto, sicuramente stava ripassando a mente tutta la lista delle cose da fare non appena sarebbero arrivati a destinazione. Francesca era in un angolo a guardare la scena. Ogni movimento che i suoi familiari facevano era a rallentatore come se quel momento volessero farlo durare di più. Gli occhi di tutti e quattro erano rossi, lucidi, ma nessuno di loro voleva farsi vedere.
Il padre scese in macchina con una delle due valigie: «Ci sentiamo appena arriviamo in aeroporto. Ciao!»
La sua voce si perse nell’eco delle scale.
Riccardo ricontrollò il suo marsupio e i suoi documenti, poi abbracciò la madre. Le mani affondarono le une nella schiena dell’altro, Giovanna non voleva lasciare il figlio, quel figlio che aveva dovuto trovare fortuna altrove e non lì vicino a loro, quel figlio a cui la loro terra non aveva offerto nulla se non uno spiraglio di luce per andarsene. Voleva trattenerlo lì, ma nel profondo sapeva che non poteva e lo liberò da quell’abbraccio materno. Riccardo e Francesca si sorrisero e poi si abbracciarono. Si abbandonarono alle lacrime per qualche minuto e poi: «Ciao Fra».
«Ciao Ri».
La porta si chiuse alle sue spalle. La voce non riusciva ad uscire. Francesca e sua madre non parlarono, andarono a sdraiarsi ognuna nel proprio letto. Erano entrate ciascuna nella propria bolla.