La parte divertente del programmare il nostro giornale è anche questa: pensare ad un tema da svolgere, proporlo ai tanti collaboratori e poi aspettare che i lavori arrivino pian piano entro la scadenza prefissata.
Ogni volta con una certa trepidazione…. Piacerà questa volta l’argomento che proponiamo? Sarà facile per tutti avere una buona ispirazione o, quanto meno una idea che faccia sgorgare pensieri e parole?
Insomma il primo pensiero va a chi scrive questi pezzi e non a chi li leggerà.

Operaincerta è questo perché, sin dalle origini, la sua “missione” è stata quella di scrivere qualcosa che avrebbe fatto piacere leggere soprattutto a noi stessi.
Poi perché sentiamo che il nostro gruppo di lavoro, per quanto variegato per età, sensibilità e formazione, è accomunato da una sorta di fratellanza. Per tale ragione il tema del mese che apre il nuovo anno vorrebbe essere un inno al nostro comune sentire, pensare e scrivere.
Lo sviluppo del tema si rivela, talvolta, indice di fenomeni sociali che ci trascendono. È successo quando abbiamo deciso di parlare di “futuro” in un momento piuttosto critico per l’umanità o quando ci siamo avventurati sul tema del “Sorriso” in un momento in cui non c’era proprio niente da ridere (e quando mai del resto).
Non sorprenda, dunque, la difficoltà a parlare di un tema semplice e importante come i “fratelli”. Diciamolo chiaramente, la nostra è oggi una società fatta prevalentemente da figli unici sia in senso biologico che in senso sociale.
I figli che nascono sono sempre di meno, la figura del fratello, della sorella e dello zio sembrano quasi in via di estinzione.
Ma non è tutto e non è tanto questo. Il peggio è che fatichiamo davvero tanto a riconoscerci come parte di una famiglia comune, di un percorso da condividere. Forse per questo arranchiamo nel trovare spunti sul tema della fraternità.
È la terza parola della triade rivoluzionaria francese, ma è anche la meno dibattuta e la più complessa da vivere e da raccontare. È il nome di gruppi religiosi occidentali che resistono alla secolarizzazione dei tempi. È il modo in cui si uniscono in una sola fede i musulmani.
Fratelli sono gli italiani che cantano il loro inno, fratello è il nostro prossimo. Poi ci sono i fratelli e le sorelle che hanno fatto la storia del risorgimento, quelli che hanno dato vita ad imperi o che hanno scritto pagine di immensa letteratura o che sono stati raccontati dal cinema e dall’arte in generale.
Ma forse aveva ragione Rino Gaetano che, già nei lontani anni Settanta, sintetizzava con un suo celebre brano la nostra sensazione di solitudine disperata. “Mio fratello è figlio unico”. Per questo proviamo a parlare di fratelli. Per aprire il nuovo anno con una parola che ha un suono importante e un significato che lo è ancora di più. Buona scrittura, buona lettura a tutti e buon anno… e che sia finalmente tempo di una nuova e ampia fratellanza!

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