“Siete gemelle?”. C’è stato un periodo della mia vita in cui io e mia sorella venivamo scambiate per gemelle, nonostante fossimo diverse e ci separassero tre anni e mezzo di vita. Lo trovavamo divertente e in qualche modo ci faceva sentire più complici.
Una volta, lavorammo insieme a una fiera per un fine settimana. Il primo giorno io lavorai nel turno del mattino e lei quello del pomeriggio. Il secondo giorno, le persone degli stand vicini mi parlavano come se mi conoscessero già, il ché mi sembrò curioso. Fu solo al terzo giorno che ci rendemmo conto che in realtà loro pensavano che io e mia sorella fossimo la stessa persona. Sembrava ci stessero facendo uno scherzo, anche se questo capitava spesso. Ora, però, non ci scambiano più per gemelle.
I gemelli mi hanno sempre affascinata, soprattutto quelli monozigoti, apparentemente identici. Ho avuto modo di ‘studiarli’ un po’ soprattutto durante due anni in cui seguivo allo stesso tempo cinque coppie di gemelli dell’età di 4 e 5 anni che vivevano nella zona del Buckinghamshire, in Inghilterra. Bizarro, no? Beh, magari no per la scienza e la fecondazione assistita.
Comunque, ritornando al nostro discorso… la parte alla quale ero più interessata è che anche i gemelli che sembrano identici in realtà non lo sono affatto. Non esiste una sola persona che sia perfettamente uguale ad un’altra, e nei gemelli questo diventa particolarmente ovvio.
Ognuno di noi è unico tra circa gli 8 miliardi di persone presenti sul pianeta terra. Dal DNA alle impronte digitali, dalla nostra iride e l’aspetto esteriore delle nostre orecchie al modo in cui camminiamo, ogni dettaglio di noi è irripetibile. Questa unicità non è solo fisica, ma anche emozionale: ognuno sente e vive le esperienze in modo unico. Infatti, quando qualcuno dice: “Capisco quello che stai passando, ci sono passato anch’io”, a mio parere questa affermazione, per quanto empatica, non è del tutto vera. Il modo in cui ognuno di noi vive e sente le esperienze è diverso. Lo si vede anche, ad esempio, nella scena di un crimine dove i testimoni presenti non forniscono mai la stessa identica versione dei fatti.
Ma non finisce qui. La nostra unicità è anche mentale, nel modo in cui creiamo, pensiamo e ragioniamo, così come spirituale – non relativo ad una religione ma ad un riflesso del nostro vero sé, della nostra essenza. Ognuno di questi aspetti – fisico, emozionale, mentale e spirituale – crea la nostra identità unica.
Ma in un mondo di individui unici, come possiamo davvero sentirci parte di una grande famiglia? Secondo me, la risposta sta nel diventare consapevoli della nostra unicità e nell’abbracciarla a pieno, per poi poter fare lo stesso con quella degli altri. Proprio come i pezzi di un puzzle, ognuno di noi con le nostre forme uniche, riusciamo a combaciare con gli altri trovando il nostro posto e valorizzandoci l’un l’altro.
Questa è la bellezza dell’unicità. Ci permette di creare un mosaico di esperienze, emozioni e prospettive che ci arricchiscono come individui e come collettività, e che da un senso più grande alla nostra esistenza. Quando accettiamo questo in noi, possiamo accettare gli altri come fratelli aprendoci ad un mondo di collaborazione e rispetto reciproco, dove ognuno porta qualcosa di unico al tavolo, e crea un’armonia più grande della somma delle sue parti.
In questo modo, il concetto di fratelli e sorelle va oltre la condivisione dello stesso sangue. Possiamo trovare fratelli ovunque: nelle persone con le quali condividiamo ideali e con le quali non siamo d’accordo, nelle amicizie profonde, nel vicino e nella natura stessa. Essere fratelli significa riconoscere che, pur essendo unici, siamo tutti collegati da qualcosa di più grande.
E’ per questo che per me prima di parlare di inclusione, diversità e fratellanza, dobbiamo capire chi siamo veramente. E tra parentesi: parliamo spesso di inclusione. Ma cosa vuol dire veramente? Inclusione indica lo stato di appartenenza a qualcosa, ad un gruppo. Ma se siamo tutti unici, l’inclusione perde significato perché il gruppo allora sarebbe composto da tanti quanti siamo gli abitanti del mondo, dovendo cosi includere tutti, senza discriminare l’unicità di nessuno.
Quindi la vera fratellanza nasce quando celebriamo la nostra unicità in primis invece di temerla o sopprimerla, quando scegliamo di rispettarci e di vivere in maniera autentica. È così che possiamo costruire un mondo dove l’unicità diventa la nostra forza, e dove il legame tra fratelli – biologici e universali – diventa il fondamento di una vita più ricca, piena e armoniosa.
E tu, sai cosa ti rende unico?