
Ti conosco, mascherina! Questa frase la ripeteva sempre una persona che stimavo moltissimo.
Voleva che io stessi attenta alle persone che mi si avvicinavano spesso e volentieri con gentilezza che però, a lungo andare, celava una sottile cattiveria e una grande dose di ipocrisia. Ho fatto tesoro di questo affettuoso avvertimento e cerco sempre di analizzare i comportamenti altrui con obiettività e con l’esperienza data dall’età che, ahimè, passa.
Pirandello diceva “imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai molte maschere e pochi volti” Niente di più vero. È impresa ardua trovare persone sincere, affidabili. Quelle su cui si può contare per un sostegno morale, un parere schietto senza doppi fini. Persone che guardano negli occhi e trasmettono limpidezza d’animo e onestà intellettuale.
E ancora Pirandello: “C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando resti da solo, non rimane più niente”
C’è chi si maschera per rispettare i sottili equilibri che gravitano attorno al nucleo familiare. La famiglia, infatti, è spesso teatro di drammi, di violenze psicologiche più o meno grandi, di silenzi pesanti, di detto e non detto. Per amor di pace si tollerano comportamenti inaccettabili, piccole vessazioni, ricatti psicologici dissimulati.
Alcuni mettono una maschera per conformarsi alle aspettative che la società impone. Interpretano dei ruoli a seconda delle circostanze in cui si trovano, per adeguarsi ai modelli che il narcisismo imperante detta. Bisogna essere sempre belli, in forma, eleganti e con performance alte per tenere il passo con le persone intorno. Perfetti in una sola parola! E ogni défaillance è vista come una sconfitta.
Nel lavoro, poi, è quasi d’obbligo visto il campo minato in cui si cammina. Mai la massima “mors tua, vita mea” fu più azzeccata. Quante volte si è costretti ad accettare compromessi facendo buon viso a cattivo gioco, sempre col sorriso sulle labbra. Colleghi subdoli o capi prepotenti, è raro trovare un ambiente lavorativo sereno. Si sgomita per una promozione, senza il minimo pensiero per chi si scavalca anche immeritatamente.
A onor del vero penso che tutti, in svariate occasioni, indossiamo una maschera. Vuoi per proteggere la propria intimità, vuoi per non farsi ferire e sovente per non affrontare i demoni che ci agitano dentro.
Quante volte mi hanno detto “Fortunata tu, così serena!” Ma cosa ne sa la gente di quel che hai dentro e celi allo sguardo altrui, per pudore, per riservatezza, perché non ti va di mostrare le tue debolezze?
Ma fin quando la maschera rimane su in presenza di altri è accettabile. Il guaio è quando non si riesce a calarla neanche con sé stessi. Quando si fa della propria vita una finzione continua, quando si mente anche di fronte allo specchio!
Sarebbe buona prassi imparare a porsi nei confronti della vita con maggiore sincerità e serenità. Accettare di non essere sempre al top. Lasciare scivolare via la maschera dal viso e dall’anima, anche a rischio di essere più vulnerabili! Essere insomma, se stessi con purezza e semplicità.
Faccio un augurio a tutti, me compresa! Ritornare ad essere bambini quando l’animo è leggero e senza infingimenti e ogni tanto riuscire a dire “Giù la maschera!”
In memoria di N.I : hai sempre avuto ragione!