Si sospetta che molto presto, o chissà quando, le campane di San Pietro torneranno a suonare con quel tono funebre che fende l’aria e lascia Roma con il fiato sospeso. Può essere una giornata nuvolosa o soleggiata, ma la notizia si diffonderà in tutto il mondo come un vento inarrestabile: Papa Francesco è morto.

Le telecamere saranno puntate sulla cupola del Vaticano, i giornalisti parleranno con tono solenne e, sulle strade acciottolate di Roma, il mormorio dell’incertezza si mescolerà all’aroma del caffè e all’attesa contenuta. Dagli angoli più remoti del mondo, milioni di fedeli guarderanno il cielo e si chiederanno chi sarà il prossimo successore. Gli ingranaggi del tempo ricominceranno a girare.

Uno alla volta, i cardinali riceveranno la convocazione. Alcuni saranno nei loro uffici, altri sugli aerei, altri ancora celebreranno la messa in chiese di pietra o in cappelle di legno nel mezzo della giungla. Ma tutti, nessuno escluso, faranno lo stesso: prenderanno la valigia, si faranno il segno della croce e partiranno per Roma.

La città li guarderà arrivare in silenzio. Di giorno cammineranno nei corridoi del Vaticano, siederanno sui banchi delle antiche chiese, mediteranno sui nomi, sugli scenari, sulle alleanze, sul peso della decisione che stanno per prendere. Di notte, alcuni dormiranno in pace. Altri, forse, proveranno l’insonnia di chi sa che il suo nome potrebbe comparire su una di quelle schede. Perché, anche se nessuno lo dice ad alta voce, tutti sanno che all’interno della Cappella Sistina può succedere di tutto.

Il giorno arriverà. L’ultimo raggio di sole filtrerà attraverso le vetrate mentre i cardinali varcheranno la porta. L’atmosfera sarà densa, sacra. Sopra di loro, gli affreschi di Michelangelo osserveranno in silenzio, testimoni di un rituale che si ripete da secoli. Un cardinale si alzerà in piedi e pronuncerà le parole attese: Extra omnes.

E poi il mondo resterà escluso. Non ci saranno telefoni. Non ci saranno messaggi, né telecamere, né sussurri dall’esterno. Rimarranno solo gli uomini in rosso e il peso di una decisione che cambierà la storia.

Il voto non è solo un nome scritto su un pezzo di carta. È un peso, una scelta che segnerà il cammino della Chiesa in un mondo che cambia troppo rapidamente. Ogni cardinale saprà che la sua decisione non è solo politica, ma spirituale. E tuttavia, nel profondo della loro coscienza, alcuni capiranno anche che la politica non può essere separata dalla fede.

Le mani scriveranno con un polso fermo o tremolante. I nomi risuoneranno nelle loro teste mentre l’inchiostro segnerà il destino. Un riformatore o un tradizionalista? Qualcuno del nord o del sud? Un uomo dalla parlantina sciolta o uno stratega oscuro? Quando arriverà il momento di esprimere il proprio voto, tutti sentiranno il peso della propria scelta. Il conteggio sarà lento e meticoloso. Un cardinale leggerà ad alta voce i nomi, un altro li registrerà.

Uno.

Altro.

Un altro.

I cardinali sentiranno ripetere i nomi. Alcuni si pentiranno di ogni sillaba. Altri tremeranno nell’anima. Se nessuno raggiunge i due terzi necessari, le schede verranno bruciate con una miscela speciale che invierà un messaggio chiaro al mondo: il fumo nero. Non c’è ancora nessun Papa.

Il tempo passerà. Nella Cappella Sistina i cardinali si guarderanno l’un l’altro. Alcuni troveranno alleati nell’ombra. Altri, nella solitudine della preghiera. Ci saranno pause per riposare, ma pochi riposeranno. Ci saranno momenti di riflessione, ma pochi saranno calmi. La pressione aumenterà con ogni voto fallito. Ogni volta che il fumo nero uscirà dal camino, l’incertezza diventerà più densa, dentro e fuori il Vaticano.

In Piazza San Pietro la folla aumenterà di ora in ora. Roma sarà piena di conversazioni, teorie e scommesse su chi sarà il prossimo pontefice. Nei notiziari, gli esperti analizzeranno i nomi con l’urgenza di chi cerca di decifrare il futuro.

E all’interno della Cappella, tra mormorii e pensieri sommessi, lo Spirito Santo (o la politica, o entrambi) farà la sua opera. E poi, il fumo cambierà.

Sarà bianco.

L’annuncio verrà diffuso in pochi secondi. Piazza San Pietro sarà piena di grida, applausi, preghiere e lacrime. Le campane suoneranno con la forza di una storia che continua a essere scritta. Dietro il balcone, un uomo respirerà profondamente. Solo pochi giorni fa era solo uno dei tanti cardinali. Ora è lui il Re della Chiesa.

Dall’altra parte del sipario apparirà un cardinale che pronuncerà le parole che il mondo intero aspettava: Habemus Papam.

E il nuovo Papa, con un sorriso nervoso o con la serenità di chi accetta il suo destino, uscirà dal balcone.

Ci sarà silenzio.

Dirà il suo primo saluto.

E con questo la storia cambierà di nuovo.

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