Sfatiamo una convinzione: la prima volta che le donne italiane votarono non è per il Referendum del 2 giugno 1946, bensì per le votazioni amministrative del 10 marzo dello stesso anno. (https://www.settantesimo.governo.it/it/approfondimenti/le-donne-e-il-voto-del-1946/index.html)

È ovvio però che il Referendum e le votazioni politiche ebbero un significato storico non commensurabile. In entrambe le tornate elettorali l’affluenza fu altissima e le donne ebbero un ruolo ed un peso determinanti: alle amministrative l’affluenza femminile sfiorò il 90%, circa 2mila donne conquistarono un seggio nei consigli comunali e furono elette le prime sei sindache. Il 2 giugno le votanti furono un milione in più dei maschi e vennero votate all’Assemblea costituente 21 donne su 556 parlamentari. L’alta affluenza femminile fu determinata dall’importante attività di alfabetizzazione e informazione alla politica, svolta dall’associazionismo femminile laico e cattolico, lo stesso che si batté per ottenere il diritto di voto.

Al referendum la Repubblica raggiunge solo il 54,27%, nel meridione e in Sicilia stravince la monarchia per vari fattori, che per non dilungarci, potremmo riassumere nel protrarsi della questione meridionale.
https://il2giugno.it/2020/12/01/tav-3-province-risultati-in-valori-percentuali-su-voti-validi/

Ottavia Penna, eletta nel Fronte dell’Uomo Qualunque, rappresenta questo sentimento monarchico all’Assemblea Costituente. Nata a Caltagirone nel 1907, è figlia del barone Francesco Penna di Scicli, studia a Roma e sposa il medico Filippo Buscemi. Nel 1946 è madre di tre figlie ed è impegnata da sempre ad assistere i più deboli e indigenti. L’altra donna costituente siciliana è Maria Nicotra, rappresentante della Democrazia Cristiana, il partito più votato. Nasce a Catania nel 1913 in una famiglia con discendenze nobili. Durante la guerra è infermiera volontaria e impegnata assiduamente nell’associazionismo cattolico. Sposa nel 1949 un democristiano di Padova inviato in Sicilia dal partito, Graziano Verzotto. Negli anni sessanta il marito è implicato in scandali e subisce anche un attentato, Maria accetta di sostituirlo alla presidenza della squadra calcistica di Siracusa, divenendo così la prima presidente di una società di calcio.

Entrambe all’impegno sociale affiancano quello per l’emancipazione femminile, si candidano con un forte sentimento di responsabilità, con il massimo rispetto delle istituzioni e della politica. Strenua amante della legalità e giustizia, nonostante la sua fede monarchica, la Penna vota un emendamento che sottraeva alla revisione costituzionale la forma repubblicana. La fedeltà al partito della Nicotra si manifesta quando nel 1950 vota un emendamento per la riduzione dell’indennità giornaliera delle lavoratrici madri, ma per il resto della sua attività parlamentare è sempre attenta a migliorare la vita delle donne e a garantirne i diritti.

Ottavia Penna è una delle cinque donne nominate nella Commissione dei 75 (parlamentari col compito specifico di elaborare la nuova Carta costituzione), ma si dimette pochi giorni dopo; come Maria Nicotra non interviene mai in Assemblea costituente, né presenta interrogazioni. La Nicotra collabora con le colleghe per la stesura dell’art.51 “Tutti i cittadini di ambo i sessi possono accedere agli uffici pubblici in condizioni di uguaglianza”, mentre la Penna non fraternizza con le colleghe, tanto che è l’unica a non essere invitata al ricevimento offerto dall’UDI a tutti i parlamentari. L’aristocratica fa ben poco per guadagnarsi la fiducia dalle colleghe e colleghi: durante le sedute parlamentari, infatti, porta sempre appuntato al petto il vessillo sabaudo.

La deputata catanese è l’unica donna a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sulle condizioni dei detenuti, mentre la deputata calatina è l’unica candidata alle elezioni per la Presidenza dello Stato. La Penna risulta la terza votata con 32 preferenze e in quanto monarchica, la sua candidatura fu considerata una provocazione da parte del suo partito.

Le due costituenti siciliane dal 1953 non saranno più deputate, Ottavia Penna per dissidi col partito e Maria Nicotra semplicemente perché non fu più eletta. Entrambe però mantengono un vivace impegno civile e solidaristico. A Catania l’ex parlamentare si dedica al movimento femminile della DC e per cinque anni è presidente dell’Istituto autonomo case popolari. Ottavia Penna diventa consigliera al Comune di Caltagirone e si dedica alla ricostruzione post-bellica della città, alle politiche giovanile e assistenziali, fondando La Città dei Ragazzi. Muore nel 1986 e nel 2008 nel città calatina è stata costituita una fondazione a suo nome per proseguire la missione umanitaria e l’impegno femminile che Ottavia non ha mai trascurato. La Nicotra, un anno prima di morire, riceve dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana.

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