
La vita di San Giovanni della Croce si erge paradossalmente nel vuoto, sbocca sull’eterno, attraversa la profonda comunione con il divino trascendente. Il suo insegnamento è da ritenersi “codice e scuola dell’anima fedele che si impegna in una vita perfetta, fonte cristallina di senso cristiano e spirito ecclesiale”.
Nato nel 1542, terzo figlio di una famiglia artigiana, rimase privo del padre a meno di tre anni. Da quel momento inizia un travagliato pellegrinaggio in cerca di una sopravvivenza dignitosa, a Torrijos nei pressi della provincia di Toledo, successivamente a Medina del Campo, dove il piccolo Giovanni venne ammesso al collegio de La Doctrina dove si impartiva istruzione di base. La sua permanente attitudine gli consentì di proseguire negli studi umanistici presso il collegio Santiago diretto dai Gesuiti, lavorando contemporaneamente come aiutante infermiere nell’ospedale della Concezione prodigandosi nell’umile servizio degli ammalati, soprattutto dei più abbandonati. Questa esperienza, insieme al contatto con gli ambienti religiosi, maturò il giovane volenteroso sia umanamente che spiritualmente al punto da indurlo a consacrarsi alla vita religiosa. Nel 1563, nel fiore della giovinezza, tenace nel carattere, riflessivo, riservato, più maturo degli anni che mostrava, dopo attenta riflessione, decise di abbracciare la vita del Carmelo, per la sua Regola tutta centrata sul silenzio e la contemplazione. Prese l’abito e assunse il nome di Giovanni di San Mattia. Al termine dell’anno di noviziato emise i voti. Per volontà dei superiori venne inviato a Salamanca e, nel 1564 intraprese gli studi di filosofia e di teologia, per poi essere ordinato sacerdote. Finito l’anno accademico rientrò a Medina. Da qui ripartì, ancora una volta, con madre Teresa di Gesù, conosciuta anni prima, per fondare un monastero di carmelitane scalze a Valladolid. La conoscenza della Regola delle Carmelitane scalze gli permise inoltre di stendere le prime bozze del programma di vita riformata che avrebbero dovuto seguire i religiosi del ramo maschile dei carmelitani: osservanza della Regola primitiva, impegno costante e preghiera contemplativa, che trovò la sua stesura definitiva nel 1568.
Continua senza sosta la sua appassionata ricerca nei meandri della “notte oscura”, inoltrandosi con tutto se stesso in questa dura e nuova esperienza spirituale in cui “Dio parla tacendo, si concede negandosi, s’incontra nella sua ineffabile assenza”. Primo frate della riforma, iniziò il compito di educatore degli scalzi, a Mancera de Abajo, a Pastrana e ad Alcalà de Henares, il secondo centro intellettuale della Spagna, ed è in questo frangente che cambia significativamente il suo cognome religioso in “della Croce”.
Giovanni della Croce, uomo tutto d’un pezzo, non scese mai a compromessi, né si lasciò comprare con promesse di cariche. Testimonia pace e serenità superiore alla norma, arrivando al supremo momento del misterioso silenzio, il momento in cui la fede viene ricondotta al suo stadio più autentico. Il suo itinerario mistico di ricerca dell’assoluto è un continuo pellegrinaggio in avanti, oltre le barriere invalicabili del limite umano, l’esperienza religiosa come un cammino verso il silenzio, in un tempo senza tempo, l’amore estatico come massima esperienza religiosa, l’accesso alla massima profondità attraverso la conversione del cuore, scalando il “monte della perfezione”. Quel monte presente nelle sue opere principali, il Monte, la Notte oscura, la Salita del monte Carmelo, tutte opere simboliche scritte per suggerire il modo su come raggiungere la liberazione da tutte le cose temporali e permanere in quella perfetta spoliazione e libertà spirituale, in cui l’avventuriero notturno possa trovare la via per naufragare nella luce dell’eterno Vivente, concludendo la sua vicenda storico spirituale in un sereno e pacifico oblio.
“Per raggiungere ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi. Per arrivare a ciò che non sai, devi passare per dove non sai. Per arrivare al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove non hai. Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove non sei”.
Giovanni della Croce si spegne la notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591.