Philippe Vandenberghe è nato 77 anni fa a Lillebonne, un piccolo borgo francese situato nel dipartimento della Senna Marittima non lontano da Le Havre. Pittore e musicista, da mezzo secolo vive nella Presqu’île de Crozon, in Bretagna, la regione francese con la costa più lunga ed è la prima per l’attività ittica e per i cantieri navali sia militari che civili.

Philippe, perché a un certo momento della tua vita hai scelto di andare a Crozon, un posto sul mare e che vive di mare?
In realtà non sono venuto direttamente a Crozon. Ho scelto di venire a vivere in Bretagna quando avevo 22 o 23 anni perché volevo dipingere il mare. Un mio amico abitava a Brest e quindi ho iniziato il mio periplo bretone da lì. Qualche anno dopo ho conosciuto Line, che poi è diventata mia moglie, e con lei siamo rimasti a Brest per ancora qualche tempo. Poi ci siamo trasferiti a Plougastel-Daoulas, nel Finisterre, quindi abbiamo concluso il nostro peregrinare, un anno dopo, qui a Crozon. Per questo mi definisco un “marinaio di terra”.

Sei un pittore. Quando hai iniziato a dipingere?
Diciamo che ho sempre dipinto. Ho iniziato che avevo 11 o 12 anni. Il dipartimento dove sono nato è molto bello e io ne ho dipinto ogni angolo. Per un paio di anni ho anche lavorato come professore di disegno in un liceo ma a un certo punto ho deciso di voler vivere dipingendo e così mi sono trasferito in Bretagna per dipingere la Bretagna.

All’inizio della tua carriera utilizzavi l’olio e i pastelli. Da quando ti sei trasferito in Bretagna hai iniziato ad usare l’acquerello, una tecnica che prevede l’uso di pigmenti diluiti in acqua, per dipingere, soprattutto, paesaggi marini. Quindi acqua per dipingere acqua. Che rapporto hai con il mare?
È vero, da quando sono in Bretagna utilizzo soprattutto l’acquerello perché è un materiale rapido e facile che mi permettere di mettere in evidenza le luci dei paesaggi marini, e da po’ utilizzo anche le incisioni per i miei lavori. Che rapporto ho con il mare? Non saprei dirti. Il mare mi piace, vi ho praticamente sempre vissuto accanto. Diversi anni fa ci eravamo trasferiti a Pignone, un piccolo borgo in provincia di La Spezia, ma non era la stessa cosa. L’oceano, con le sue maree, ha un fascino diverso.

Sei anche un musicista, hai suonato in diversi gruppi ma cha hanno sempre interpretato canti marinari. Perché?
Te l’ho detto, mi piace il mare e quindi è naturale che suoni questo genere di canzoni. All’inizio della carriera, con i vari gruppi con cui ho suonato, mettevamo in musica poesie di autori francesi che parlavano del mare. Per esempio, abbiamo musicato alcune poesie di Pierre-Mac Orlan, un poeta francese che ha vissuto a lungo a Brest e che ha scritto molto sulla vita che vi si faceva negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, poesie i cui protagonisti erano i marinai e il porto. Per il nostro ultimo album con il gruppo “Cap Horn” abbiamo invece messo in musica gli scritti di Henry Jacques, uno scrittore e giornalista che aveva deciso di vivere facendo il marinaio, e che nella sua vita ha doppiato per due volte il Capo Horn. E ti assicuro che all’epoca la vita del marinaio non era per niente facile. Adesso siamo noi a scrivere i testi delle nostre canzoni ma il tema è sempre il mare. Comunque le vecchie canzoni tradizionali continuiamo a suonarle. Pensandoci, guardo il mare con l’occhio di chi sta sulla terra.

Ti sarebbe piaciuto fare il marinaio?
Se per marinaio intendi quello che va in giro su un battello in plastica, no non mi sarebbe piaciuto. Così come non mi sarebbe piaciuto fare il marinaio da militare o sulle imbarcazioni commerciali. Attraversare gli oceani con un battello di legno, fare della vera navigazione, quello sì.

Un tempo in Bretagna si viveva di pesca, adesso è soprattutto un luogo per turisti. Come vivi questo cambiamento?
Mi ricordo che un tempo, tanto per fare qualche esempio, a Camaret-sur-mer si pescavano le aragoste, mentre a Morgat si pescavano le sardine e il tonno. Diciamo che in tutti i porti bretoni la pesca era un’attività che portava ricchezza. Adesso i battelli non servono più per pescare ma per portare in giro i turisti. Per carità, va bene lo stesso, ma non ci sono più dei veri marinai. Quel tempo è finito. Ed è una cosa che mi mette tristezza.

Insomma, c’è chi ha fatto il voto del silenzio, chi quello di castità, chi si è votato a un santo e chi, come te, si è votato al mare.
Il mare è vita!

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