
Quanto sono preziose le nostre mani. Eppure, spesso non ce ne rendiamo conto, o le diamo per scontate.
A pensarci bene, con le mani facciamo praticamente tutto: ci nutriamo, ci vestiamo, guidiamo, comunichiamo, creiamo, costruiamo, curiamo, operiamo… persino uccidiamo. È per questo che, fin da piccolissimi, impariamo intuitivamente a perfezionare il loro uso, così complesso e raffinato.
Trovo profondamente affascinanti le cose fatte a mano: lavorare il legno, la lana, l’argilla… ma anche cucinare, cucire, dipingere. Le apprezzo non solo per la loro unicità e per il tempo e l’impegno che richiedono, ma col tempo ho compreso che dietro il lavoro manuale c’è molto di più.
Prendiamo ad esempio la scrittura a mano rispetto a quella con la tastiera. C’è una differenza enorme tra questi due metodi, e spesso, senza rendercene conto, con la tastiera perdiamo molto. Certo, digitare è pratico e veloce, soprattutto nel mondo digitale in cui viviamo oggi. Ma scrivere a mano offre benefici profondi, e non solo per il corpo.
Tenere la penna tra le dita, sentire la pressione sulla carta, compiere quei movimenti richiede tempo. E quel tempo ci rallenta, ci permette di pensare, di lasciare fluire le parole. Ci aiuta persino a regolare le emozioni: scrivere può calmarci, anche nei momenti di rabbia. Il pensiero si trasforma in qualcosa di visibile, attraverso i simboli delle lettere. E così ci offre una nuova consapevolezza, una prospettiva diversa: il pensiero non fluttua più indistinto nella mente, ma prende forma davanti a noi, dall’alto verso il basso, sulla pagina.
Scrivendo, coordiniamo pensiero, corpo ed emozioni. Lo spirito ci guida, e la mano diventa uno strumento meraviglioso, quasi magico, che dà forma al nostro essere, ai nostri desideri e ai nostri bisogni.
Maria Montessori, pedagogista, educatrice e medico, sosteneva:
“La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente: l’uomo prende possesso dell’ambiente con la sua mano e lo trasforma sulla guida dell’intelligenza, compiendo così la sua missione nel gran quadro dell’universo.”
Con le mani, dunque, non solo creiamo guidati dall’intelligenza, ma contribuiamo a costruirla. Imparando nuove abilità, impariamo anche a conoscerci meglio, a scoprire di cosa siamo capaci. Colleghiamo corpo, mente ed emozioni, e ci mettiamo in contatto con la nostra essenza più profonda. Impariamo ad ascoltare e a lasciarci guidare… non solo dalla mente, come diceva Montessori, ma — mi permetto di aggiungere — dalla nostra anima. Quella guida interiore che sa, che è saggia, e che ci accompagna nel “compimento della nostra missione nel grande disegno dell’universo.”
Tutto questo mi appare oggi più evidente che mai.
Purtroppo, guardandomi intorno, vedo sempre più persone insoddisfatte, disconnesse, con lo sguardo spento… che vivono senza vivere.
Forse perché siamo sempre più disconnessi dal nostro corpo e dal suo vero scopo. Il corpo è fatto per essere usato, per muoversi, per lavorare duramente e andare a letto stanchi. È fatto per prendersi il tempo di digerire, osservare, esplorare, respirare. Ma quanti di noi sanno davvero respirare? Hai mai osservato il tuo respiro? Quanto ha lavorato oggi il tuo corpo?
I mestieri di una volta — il sarto, il calzolaio, il carpentiere, il contadino, il fabbro, il chirurgo — non sono un retaggio superato del passato. Forse, invece di progredire come crediamo, stiamo regredendo, allontanandoci dal vero motivo per cui ci è stato donato un corpo con mani e piedi. Forse ciò che conta davvero è proprio il processo, la costruzione dell’individuo, il senso del nostro cammino.
Dobbiamo usare le mani, le braccia, le gambe, il corpo intero per scalare la montagna… solo così possiamo davvero apprezzare la vista dall’alto.
E allora, che vivano le mani! Per sentire di più, per connetterci meglio con l’ambiente, con le persone e, soprattutto, con noi stessi.
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Citazione: “Il segreto dell’infanzia” di M. Montessori
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