Le mani non sono solo delle appendici del nostro corpo il cui scopo è di agevolarci nelle attività quotidiane, ma sono, anche, uno strumento che ha un simbolismo molto profondo. Non a caso, parecchie rappresentazioni artistiche e culturali considerano questa parte del corpo significativa per la sua espressività. La Cappella Sistina è un esempio mondiale di come due mani che si sfiorano abbiano un significato altamente spirituale: Il divino soffio della vita fra Dio e Adamo. Il famoso dipinto di Michelangelo, infatti, è stato riprodotto più volte solo nel dettaglio che vede lo sfiorarsi di quelle dita. Ma, ancor di più, la canzone, la letteratura e la poesia sono ricche di esempi. Francesco De Gregori, ne La donna cannone canta: “Con le mani amore, per le mani ti prenderò e senza dire parole nel mio cuore ti porterò…”. Una celebrazione dell’amore che esce fuori dagli stereotipi e si nutre solo di se stesso. Addirittura, Edoardo De Crescenzo ne ha fatto un inno che spiega tutte le declinazioni delle mani, da quelle che sanno di pane, a quelle assassine, fino a “le mani che sanno parlare, che sanno guarire e che sanno pregare”.

Anche la poesia è intrisa di versi in cui le mani sono indiscusse protagoniste.

Le mani delle donne che incontrammo/ una volta, e nel sogno, e ne la vita:/ oh quelle mani, Anima, quelle dita/ che stringemmo una volta, che sfiorammo/con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!” dove Gabriele D’Annunzio si fa latore dell’amore passionale, a differenza di Giosuè Carducci in cui la mano del figlio è il simbolo di quell’infanzia stroncata nel suo acerbo percorso: “L’albero a cui tendevi la pargoletta mano…”. Altrettanto velato di nostalgia, il ricordo della madre in cui Giuseppe Ungaretti declama: “E il cuore quando d’un ultimo battito/avrà fatto cadere il muro d’ombra,/per condurmi, madre, sino al Signore,/come una volta mi darai la mano”, con quel gesto così semplice ma carico di contenuto, la protezione che un genitore riserva al proprio figlio. Renzo Pezzani, invece, ne esalta l’uso concreto e forte, fatto di lavoro e fatica: “Dice il Signore a chi batte/ alle porte del suo Regno:/ Fammi vedere le mani;/ saprò io se ne sei degno”.

Insomma, mani che sanno fare, dire, pensare, amare.

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