
Era il titolo di uno di quel settimanali o quindicinali che davano la possibilità di acquistare o vendere “manufatti “ di ogni tipo, dal frullatore all’auto, ad attrezzature da giardinaggio a qualsiasi altro prodotto, tramite annunci a pagamento (o anche gratis). Adesso questi giornali sono stati naturalmente rimpiazzati dai portali on line dedicati, che consentono, senza costi, di pubblicare il proprio annuncio.
Comprare di seconda mano è sempre stata un ottima possibilità per acquistare risparmiando. Per molti una scelta, per altri uno stile. Ricordiamo naturalmente anche i classici mercatini, dove trovare pentole, libri, bussole, orologi, bilance e quant’altro. Poi é arrivato il vintage, che rivaluta (anche troppo) prodotti in uso e in disuso che hanno oggettivamente un certo fascino. Qui si va però nel campo della passione e della moda e non di un reale bisogno, quindi si può acquistare di seconda mano anche solo per piacere. Per quanto mi riguarda, se devo prendere un tostapane lo prendo nuovo (e non di design che è ancora un altro discorso), lo stesso per la bilancia, per la bici etc. Lo stesso anche per l’auto che ho sempre acquistato nuova in base al semplice ragionamento che non avendo né piacere né esigenza di cambiarla ogni due o tre anni, mi dura mediamente dai dieci a quindici anni e per un periodo così lungo vado sul sicuro, la prendo nuova e frequento i meccanici solo per i tagliandi. Diversamente, acquistando vetture usate, le visite in officina sono molto più frequenti, con notevole dispendio economico e disagi per la mancata disponibilità del mezzo “ricoverato”. Si possono naturalmente fare tutte le obiezioni possibili e immaginabili, tipo acquistare un auto giovane e con pochi km, ma io mi affeziono (e non è un bene), per cui imparare ad amarla ed usarla è semplicemente una scocciatura. Certo è che negli ultimi anni tra i limiti imposti alla circolazione a causa dell’inquinamento, i costi esorbitanti delle nuove auto, la grossa difficoltà di scelta tra motore termico, ibrido, elettrico etc. prendere in considerazione l’usato é quasi una scelta obbligata. La possibilità di scegliere l’usato esiste per qualsiasi oggetto si voglia comprare, anche per l’oggetto che io amo di più che si chiama chitarra!
Le chitarre sono fatte soprattutto di legno e il legno invecchiato suona meglio del legno nuovo, al punto che adesso si trovano chitarre nuove invecchiate artificialmente. Questa tendenza riguarda o l’estetica o la sostanza della chitarra (o entrambe). Nel primo caso si producono chitarre “relic” . Il termine indica un invecchiamento di superficie cioè si invecchia il corpo della chitarra facendo in modo che presenti in maniera evidente i segni del tempo, per cui lo strumento offre alla vista parti in cui é venuta via la vernice sul corpo, compreso le meccaniche arrugginite artificialmente ( un po come i jeans strappati ma nuovi). Questa moda è nata da quando anche nel campo delle chitarre é arrivato il vintage. Le chitarre vintage hanno un costo alto e, a volte, proibitivo, cioè lo stesso modello degli anni sessanta costa molto di più dell’analogo modello nuovo. L’altro modo di invecchiarle va più nella sostanza e “cuoce” letteralmente il corpo della chitarra in forni , le “tosta” fino al punto giusto, proprio per dare l’idea di uno strumento nuovo che suona come uno vecchio. Io, anche in questo caso, ho sempre preferito uno strumento nuovo e lucido e non mi sono fatto influenzare più di tanto da queste mode. Ma, visto che cambiare idea é segno di intelligenza (ed io lo sono particolarmente) non escludo la possibilità di cambiare opinione e rivolgermi all’usato, sempre in nome del suono e non della moda. Adesso il mio problema è scegliere tra una chitarra degli anni ottanta, suonata per quarant’anni o lo stesso modello nuovo di pacca, il prezzo è uguale.
Noto però che comincio a subire il fascino del vintage, probabilmente perché mi rendo conto di essere anch’io divenuto tale e, se proprio devo definirmi, preferisco dire che sono vintage più che vecchio.