Nello sport tante sono state le coppie di fratelli a salire agli onori della cronaca.
Nel calcio ci sono stati i fratelli Baresi, Franco e Beppe, o i fratelli Inzaghi, Pippo e Simone. Nel motociclismo i due Marquez, Marc e Alex, nel canottaggio gli Abbagnale, Carmine e Giuseppe, e potremmo continuare con altre coppie, magari meno conosciute rispetto a quelle citate finora, ma fermiamoci qui.
Anche nel rugby ci sono state coppie (in un caso terzetti) di fratelli famosi. Limitandoci solo agli italiani, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta sono arrivati in Nazionale i tre fratelli Francescato, Lello, Bruno e Rino. Lo stesso è accaduto, nel decennio successivo, ai fratelli Cuttitta, Massimo e Marcello. Negli anni duemila abbiamo avuto i Bergamasco, Mirco e Mauro. Oggi ci sono addirittura due coppie di fratelli che vestono l’azzurro: Lorenzo e Niccolò Cannone e Paolo e Alessandro Garbisi.
Operaincerta ha intervistato questi ultimi.
Attualmente giocate in due squadre importanti, Paolo a Tolone in Francia e Alessandro al Benetton Treviso. Ma quando e grazie a chi vi siete avvicinati al rugby?
Paolo: Ho iniziato con il rugby quando avevo sei anni. Avevo provato con il calcio ma non mi era piaciuto e, poiché degli amici di mio papà giocavano a rugby, sono andato, ho provato, e sto ancora giocando.
Alessandro: Il mio primo contatto con il rugby l’ho avuto andando a guardare gli allenamenti di Paolo. Sono più giovane di mio fratello di due anni (24 anni Paolo, 22 Alessandro, ndr) e all’epoca, avevo cinque anni, ancora non praticavo nessuno sport. Così mi sono detto «vado a vedere qualche suo allenamento e vediamo se mi piace». E in effetti mi era piaciuto, però ero troppo piccolo per giocare e ogni tanto andavo e mi allenavo con lui e gli altri della sua squadra. Ho iniziato a giocare in modo “ufficiale” solo l’anno dopo.
Avete due ruoli diversi. Paolo gioca mediano di apertura, numero 10, Alessandro mediano di mischia, numero 9. È un ruolo che avete scelto voi o vi è stato imposto?
Paolo: Mi verrebbe da dire che per me è stato un po’ naturale, nel senso che, considerando la mia conformazione fisica, non potevo certamente far parte del pacchetto di mischia. Poi a me piaceva calciare e credo che questa mia predisposizione abbia anche influito sulla decisione degli allenatori di farmi giocare da apertura. All’inizio ho giocato anche io come numero 9 perché fino ai 14/15 anni non ero molto grande, ma poi mi sono specializzato da numero 10.
Alessandro: Fino ai 14 anni io invece avevo sempre giocato da 10. Poi, in Under16, l’allenatore del Centro di Formazione mi ha proposto di cambiare ruolo, perché secondo lui potevo dare il meglio di me come numero 9, e così da quel momento ho sempre giocato da mediano di mischia.
Siete contenti del vostro ruolo?
Alessandro: Io sì, sono felice di giocare a 9.
Paolo: Sì, anche io sono contento di “fare” il 10. Penso che a livello assoluto sia il ruolo più bello che ci sia e, per quanto mi riguarda, è la posizione in cui io rendo meglio, pur avendo giocato a volte come trequarti centro, sia in Nazionale che quando giocavo a Montpellier. Il “centro” è un ruolo che posso ricoprire senza fare troppi danni (ride, ndr), però preferisco il 10.
Pur giocando in ruoli diversi, c’è una forma di rivalità con tuo fratello?
Alessandro: Rivalità, no! Io ho sempre avuto una grande ammirazione nei confronti di Paolo perché, essendo di due anni più grande di me, lui mi ha sempre preceduto, partendo dall’esordio con il Mogliano, passando per le diverse formazioni giovanili nazionali, per finire con il Benetton e la Nazionale maggiore. Per me è sempre stato un inseguire quello che faceva lui. Ovviamente i percorsi sono stati diversi ma le sue tappe per me sono man mano diventate obiettivi da raggiungere. Adesso che giochiamo entrambi in Nazionale, io a Treviso e lui a Tolone, non penso possa esistere una rivalità più sana di quella che ci può essere tra due fratelli.
Paolo: No, non c’è mai stata nessuna rivalità con Alessandro. Al contrario, c’è sempre stato un reciproco sostegno costante perché le cose andassero sempre per il meglio.
Com’è giocare insieme a un fratello, tra l’altro giocando in due posizioni in diretto rapporto l’uno con l’altro?
Alessandro: Dirlo a parole è difficile, perché è un mix di emozioni che faccio fatica a descrivere. È stato molto bello quando, per la prima volta, abbiamo giocato insieme da titolari. È accaduto l’anno scorso, a San Benedetto del Tronto, per un Italia-Romania. Quello è stato un momento che non dimenticherò mai, anche ripensando a quando, bambini, giocavamo uno contro l’altro nel giardino di casa. Anche se, in realtà, avevamo già giocato insieme l’anno prima, in un Georgia-Italia, ma in quell’occasione io ero partito titolare mentre Paolo era entrato a partita iniziata ed era stato schierato nei trequarti come “primo centro”.
Paolo: È una grande emozione. Giocare con un mediano qualunque è una cosa, giocare con un mediano che è anche tuo fratello è un’altra. È molto più emozionante. Ma quando giochiamo insieme, a questo non voglio pensare perché il rischio è di non rendere in campo quanto in realtà potresti. Comunque giocare con Alessandro è un qualcosa di molto bello che si aggiunge al giocare partite che di per sé sono bellissime.
Alessandro, che ricordo hai del debutto di tuo fratello nel club, prima Mogliano e poi Treviso?
Alessandro: Aveva 18 anni quando ha debuttato con il Mogliano, era una partita di coppa Italia. Con Treviso ha giocato per la prima volta a Belfast, contro l’Ulster, e quella partita l’ho potuta vedere solo in TV. La settimana successiva però ero allo stadio per il suo debutto casalingo con il Leinster.
E del suo debutto in Nazionale?
Alessandro: Anche in questo caso l’ho dovuto vedere in televisione, perché si giocava in Irlanda. Una partita difficile ma lui ha giocato una grande partita, segnando anche meta. Me lo ricordo benissimo.
E tu, Paolo, del debutto di Alessandro nel campionato italiano?
Paolo: Sono ricordi distanti, nel senso che quando mio fratello ha iniziato a giocare prima a Mogliano e poi a Treviso io ero lontano. Quando ha iniziato a giocare nel Mogliano io giocavo a Treviso, e quando lui è arrivato al Benetton io giocavo in Francia. Diciamo che, purtroppo, il suo inizio di carriera l’ho vissuto da distante. Ho cercato di seguirlo il più possibile ma lontano parecchi chilometri.
E in Nazionale?
Paolo: In quell’occasione c’ero. Almeno questo non sono riuscito a perdermelo. Era l’estate 2022, giocavamo contro la Romania. Io ero in panchina, lui invece partiva titolare. Siamo riusciti a giocare insieme alcuni minuti, anche se quella volta io giocavo trequarti centro. Sono comunque stato felice e orgoglioso per lui.
Quanto siete legati tra di voi?
Alessandro: Tantissimo. Sin da piccoli non siamo stati una coppia che litigava tanto. A volte litigavamo, certo, ma è normale litigare tra fratelli. Ma lui per me è sempre stato un faro da seguire e ammirare. E lo continua ad essere ancora. È una persona delle più importanti della mia vita.
Paolo: Confermo, tantissimo. Perché abbiamo una differenza di età tale che ci ha permesso di fare più o meno le stesse cose, nello stesso periodo. È per questo che fin da piccoli siamo sempre andati d’accordo. Siamo anche simili a livello di hobby, di cose che ci piace fare.
Ma chi è più legato all’altro?
Alessandro: Oddio… in realtà non lo so. Penso sia una bella lotta (ride, ndr).
Paolo: Mah… non lo so. È difficile quantificare una cosa del genere. Mi vien da dire, in qualità di fratello maggiore, che sono io quello più legato.
Vediamo adesso quanto realmente vi conoscete. Alessandro, qual è la più grande passione di Paolo oltre al rugby?
Alessandro: Direi il golf.
Paolo: Beh, mi piace guardare tanto lo sport e viaggiare. Però è vero, in questo momento mi piace molto giocare a golf.
La passione di Alessandro?
Paolo: Alessandro non ha una passione vera e propria. Gli piace molto stare con le persone a cui vuole bene, che siano familiari o amici.
Alessandro: Sì, mi piace stare con gli amici, se può essere definita una passione.
Il piatto preferito di Alessandro?
Paolo: Sicuramente la pizza e la Amatriciana.
Alessandro: Pizza senza alcun dubbio.
Quello di Paolo, invece?
Alessandro: Resto generico e dico pizza.
Paolo: Pasta o pizza. 50 e 50.
La musica che ascoltate?
Alessandro: Paolo ascolta un po’ di tutto, dalla musica commerciale italiana a tutto il resto. Non ha un genere preferito.
Paolo: Sì, ascolto diversi generi di musica. Dipende dal momento. Nella mia playlist c’è di tutto, dal rap alla trap italiana, ma anche i Queen o Elvis Presley. E i cantautori italiani. Invece Alessandro ascolta tanta trap italiana ma anche brani di musica italiana.
Alessandro: In realtà ascolto molto i cantautori e la musica italiana in generale.
Vi piace leggere? Se sì, cosa?
Paolo: Alessandro non legge proprio. I nostri nonni ci hanno provato ma hanno perso (ride, ndr).
Alessandro: In effetti non sono mai stato tanto appassionato alla lettura. In questo Paolo mi batte alla grande. A lui piace soprattutto leggere i libri gialli.
Paolo: Alessandro ha ragione, mi piace molto leggere e preferisco soprattutto i thriller e i gialli.