Nei miei ricordi di film di spionaggio, visti soprattutto in adolescenza, compariva spesso questo strumento, una mascherina che copriva quasi completamente la visione di un testo scritto lasciando scoperte solo alcune caselle, quelle che contenevano il messaggio che la spia doveva ricevere. Questa mascherina prende il nome di griglia di Cardano, in onore del matematico italiano che nel ‘500 l’avrebbe inventata.

Stiamo parlando di una articolazione della crittografia denominata steganografia, che consente di nascondere messaggi all’interno di uno scritto che sembra non avere niente di anormale, come una lettera o un articolo di giornale o un annuncio pubblicitario.

Queste mascherine dunque consentono all’interessato di leggere solo le parti del messaggio che lo riguardano, ed è proprio questo lo spunto da cui inizia la mia disamina sul modo in cui, comunemente, decodifichiamo i messaggi molteplici che giungono a noi.

La psicologia cognitivista afferma che ognuno di noi possiede una sorta di meccanismo di selezione delle informazioni che, come un filtro, consente il passaggio di quelle che più si avvicinano al nostro modo di pensare, scartando quelle che lo contraddicono. Questo meccanismo spiegherebbe perchè davanti a un evento a cui assitono diversi testimoni spesso questi producano racconti diversificati dell’accaduto, oppure spiega perchè lo stesso discorso di un politico risulti convincente per Tizio e assolutamente ridicolo per Caio. La risposta è che ognuno di noi, senza saperlo, applica una mascherina di Cardano alle informazioni in modo tale da prendere solo quello che gli interessa.

Il meccanismo è noto agli esperti di comunicazione che infarciscono i messaggi di parole chiave concepite per attirare l’attenzione di un preciso destinatario, riuscendo, quasi sempre ad ottenere quello che avevano intenzione di ottenere. In effetti è come se prestando attenzione agli accadiemnti del mondo che ci circonda, indossassimo ogni volta un visore di realtà virtuale o aumentata che ci fa vedere le cose dal punto di vista che preferiamo. Ognuno di noi, nel nostro piccolo, è una spia con le sue mascherine di Cardano pronte all’uso e all’occorrenza, ovvero si fa protagonista di una sua più o meno personale interpretazione del mondo.

Questo ragionamento, richiamandoci al pensiero del padre dell’ermeneutica filosofica Gadamer, porta con sé l’assunto che ogni messaggio, di qualsivoglia forma e ancorché nuovo o recente, giunga a noi attraverso catene di interpretazioni, delle quali ognuno di noi costituisce un anello.

Secondo questa logica la lettura di un messaggio ha un significato che è di per sé mediato, da un lato, dall’approccio alla lettura stessa e dall’altro dalla storia del lettore.

L’approccio alla ricezione del messaggio contiene dentro di sé l’attesa che si crea attorno a un evento, il tempo e l’occasione della produzione stessa del messaggio. Questi elementi non sono per niente trascurabili se il testo in questione trova spazio all’interno, per esempio, di un progetto di governo, soprattutto per l’insieme di impliciti che la dialettica politica racchiude. Questi impliciti comprendono anche il medium attraverso il quale il messaggio passa: nel caso di un messaggio audiovisivo, le caratteristiche stesse del prodotto aggiungono una dimensione interpretativa molto più regolata, e allo stesso tempo più fruibile, mentre il testo scritto presentato su un formato cartaceo nasconde l’insidia di uno sforzo interpretativo ulteriore, che viene vissuto con estremo disagio dall’utente medio.

Questi sono solo alcuni dei numerosi problemi che la questione ermeneutica pone dal punto di vista del messaggio, ai quali dobbiamo aggiungere quelli relativi al destinatario: il destinatario che sceglie liberamente in base ad un interesse o a una indicazione è molto diverso dal destinatario che in qualche modo subisce l’informazione.

Il punto della questione non è trovare la giusta interpretazione, ma introdurre alla molteplicità delle interpretazioni.

Le interpretazioni sono tanto numerose quanto i vari punti di vista espressi dalla moltitudine dei destinatari.

L’esempio storicamente più noto di testo multi interpretato è quello della Bibbia.

La storia dell’esegesi biblica è lunga quanto la storia di questo testo millenario. I libri da cui è composta la Bibbia nascondo molteplici chiavi di lettura, ma anche i singoli versetti conoscono la molteplicità delle interpretazioni.

Il linguaggio stesso con cui è scritta, le varianti introdotte dalle numerose traduzioni, le scelte che hanno guidato la selezione dei vari libri sono alla base del moltiplicarsi delle confessioni religiose che a questo testo fanno riferimento.

Eppure un testo considerato Sacro dovrebbe essere interpretato in maniera univoca facendo riferimento a una presunta Verità.

Ma che relazione esiste tra l’interpretazione e la verità, o le verità?

Da un punto di vista scientifico la verità è un concetto limite, cui spesso è sostituito quello di validità, e nel contesto interpretativo bisogna sempre discriminare il confine tra un concetto valido o un concetto vero.

Certe interpretazioni infatti si presentano come portatrici di verità, quando invece devono essere considerate solo interpretazioni dotate di una validità funzionale al contesto e al tempo in cui tale interpretazione ha luogo.

In effetti il fattore spazio temporale ha un peso determinante nel proliferare delle interpretazioni: più vecchio e più diffuso è un testo più probabile che il numero delle sue interpretazioni cresca in maniera considerevole.

La Bibbia ne è un esempio storico, ma la stesse considerazioni si possono fare su testi molto più contenuti, come il testo poetico, il frammento filosofico, l’aforisma.

Cito queste tre tipologie di testo perché la loro brevità e forza sintetica aprono alle interpretazioni, e queste interpretazioni seguono strade diverse a seconda del contesto di applicazione. In riferimento a quest’ultima affermazione si possono fare delle considerazioni riferendole al contesto scolastico che mi è molto familiare.

La vita che poesie, frammenti filosofici e aforismi hanno a scuola è differente da quella che hanno in un contesto accademico, o nella quotidianità delle diverse persone.

Questo è determinato dalla relazione che esiste tra il testo e colui che lo affronta, soprattutto in considerazione dell’obbligatorietà che accompagna la letture di questi testi a scuola.

Inoltre l’interpretazione dei testi è sempre mediata dai manuali in cui si ritrovano e dall’intervento dell’insegnante.

Il ruolo dell’insegnante è fondamentale, in quanto deve riuscire a mantenersi in equilibrio tra le sue impressioni personali, il potenziale formativo del discente e gli obblighi sottesi alle varie programmazioni ministeriali.

Proprio per questo è fondamentale preparare l’insegnante alla mediazione interpretativa, e che l’insegnante utilizzi più strumenti per guidare l’alunno alla scoperta della sua interpretazione personale.

Vorrei infine sgombrare il campo da una possibile deriva verso il relativismo culturale. Il fatto che il concetto di verità sia un concetto limite, non sottintende che l’uomo non debba tentare di approssimarsi sempre di più ad esso.

Se non fosse così non sarebbe possibile il progresso scientifico e neanche la scienza, infatti anche se non si raggiunge la vera spiegazione di un fenomeno spesso quella più valida è sufficiente a risolvere i problemi che gli scienziati si sono trovati ad affrontare.

Perché allora affrontare la molteplicità delle interpretazioni?

È fondamentale che le persone comincino a capire che, spesso, dietro a presunte verità assolute si nascondono mistificazioni e tentativi di controllo ed esercizio del potere.

La molteplicità delle interpretazioni è anche lo specchio della molteplicità dei punti di vista, elemento vitale del confronto democratico.

Conoscere la molteplicità delle interpretazioni è conoscere la varietà del mondo, è vedere la diversità come possibilità, le differenze come risorse per costruire, piuttosto che come elementi di scontro, ed è questo forse l’ultimo spazio in cui la scuola può assumere ancora oggi un ruolo determinante.

Il confronto prevede però che ognuno si disponga ad ascoltare l’interlocutore ma anche, e soprattutto, che argomenti con ragionevolezza e mediante prove, verificabili e condivisibili.

Il punto di vista per l’appunto somiglia alla griglia di Cardano che mi fornisce una chiave di decodifica, ma se la sovrappongo al testo sbagliato verrà fuori un discorso incoerente. Potrebbe essere paragonata alle lenti da vista, che aiutano uno a mettere a fuoco ma sono assolutamente inadatti a un altro. Cosa si deve fare? La negoziazione tra due interlocutori deve trasformarsi in una visita oculistica in cui si cambiano punti di vista come si cambiano le lenti? In qualche modo sì, ma si rischia di banalizzare ciò che in realtà è molto complesso.

La metafora infatti è angusta, se rimaniamo confinati dentro di essa. La conoscenza infatti non è solo mettere a fuoco, perché la messa a fuoco è un processo individuale, la conoscenza è cercare di trovare assieme agli altri, la visione più largamente condivisibile, al fine di potersi regolare su di essa per andare avanti. Altrimenti saremo tanti mr Magoo, il simpatico vecchietto cieco dei cartoni che viveva in una dimensione parallela in cui, per miracolo, scampava ad incidenti pericolosissimi.

Noi però non ce lo possiamo permettere perché la realtà, purtroppo, non è un cartone animato, la cui struttura si basa sull’assunto semplice che l’eroe non si fa mai veramente male, essa è invece qualcosa di molto più complesso, in cui le variabili si incrociano e crescono in maniera esponenziale. Questa complessità va studiata buttandosi dentro di essa e non banalizzandola in una visione stereotipata e pregiudiziale, quella tipica, per esempio, dei complottismi che riducono a pochi fenomeni, sempre gli stessi, l’immensa quantità di fatti che accadono nel nostro mondo.

Dovremmo infatti smettere di apporre mascherine di decodifica semplificanti a testi che andrebbero letti per intero, dobbiamo piuttosto usarle con estrema prudenza e solo per le questioni che riguardano la superficie dei fatti, mettendole da parte quando c’è bisogno di comprendere.

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