Pindaro e i suoi voli
Maria Giovanna Fanelli
14 novembre 2024
In un'era in cui il citazionismo spinto sui social riesce ad attribuire a Platone robe che stomacherebbero persino il Piccolo Principe, uno che ne fa le spese come troppi è il povero Pindaro, coi suoi voli. Pindaro già dagli antichi fu considerato il maggiore dei lirici greci, peccato che sfido chiunque a ricordarne mezza riga, se non la storia dei voli, appunto. E persino ricordata male.
Con questo mio, voglio provare a mettere un po' di ordine. E magari, chissà, instillare un pizzico di curiosità sul poeta tanto da andarselo a cercare. Sul web c'è. Io l'ho cercato perché, nonostante la certezza sulle inesattezze pindariche, dovevo dare una ripassatina; non è che mangio pane e Pindaro tutti i giorni.
Pindaro, dicevo, è un poeta greco nato alla fine del VI secolo a.C a Tebe, in Beozia, da un'antica, aristocratica e colta famiglia. Cominciò a poetare giovanissimo ed ebbe una vita abbastanza lunga. La sua specialità era la lirica corale, un genere d'arte comprendente testo poetico, musica e danza in un unico componimento, con esecuzione appunto corale e dallo scopo celebrativo. Le opere di lirica corale celebravano sia uomini che dèi, e a Pindaro venivano particolarmente facili e bene, perché la poesia celebrativa era roba da aristocratici di antica e nobile stirpe (dorica, quella di Pindaro); e mentre i colleghi poeti o adulavano a caccia di benefici e compensi o erano stati incaricati e quindi prezzolati, Pindaro, molto banalmente, giocava in casa. E ne era consapevole.
Quindi, il nostro si sentì quasi in dovere poetico di sperimentare, poetando in modo assolutamente originale a tal punto che a distanza di secoli ne nominiamo ancora i voli.
Vediamo, dunque, cosa NON sono i voli pindarici, per ogni volta in cui li visti e sentiti travisati:
- non è un volare alto;
- non è un volare al di sopra delle proprie possibilità;
- non è un un planare superficiale sugli argomenti;
- non è un tergiversare;
- non è un cambiare discorso (e basta);
- non è un inventare giustificazioni;
- non è (solo) un passare di palo in frasca.
Una volta elencate tutte le cose che NON sono un volo pindarico, mi riallaccio all'elenco per definire questo ardito stratagemma poetico letterario, che utilizziamo anche noi – a nostra insaputa, spesso – quando raccontiamo a voce qualcosa: il volo pindarico è una digressione che interrompe quasi bruscamente l'argomento e dall'apparente incoerenza con quanto scritto fino a quel momento. E qui, tornano in ballo il punto 5 e il punto 7 del nostro elenco. Ma non basta. La digressione, in quanto tale, a un certo punto termina e il testo riprende l'argomento principale. Inoltre, l'incoerenza fra la digressione e l'argomento principale è solo apparente: un ragionamento non espresso allaccia le due parti. Avete presente quando qualcuno sta dicendo qualcosa e voi lo interrompete con un "a proposito!" e poi raccontate qualcosa che apparentemente c'entra poco con il discorso principale, ma nella vostra logica c'è coerenza? Bene, quello è un volo pindarico. Solo se ridate però la parola al vostro amico interrotto, sennò è malacreanza. Oppure, un passare di palo in frasca.
A proposito! Si dice passare di palo in frasca perché è il modo disorganizzato e – per noi, magari per loro ha una perfetta logica – insensato degli uccelli di saltellare sui rami degli alberi.
E questo è quanto.
Maria, all'anagrafe, tutti mi conoscono come Mariagiovanna.
Sono nata a Ragusa, da papà pugliese e mamma camarinense. Ho vissuto nel siracusano, a Ragusa e a Catania. Adesso, vivo al mare.
Mi occupo di servizi editoriali (editing, affiancamento all'autore, copy writing per i social, ghost writing e correzione bozze), quindi leggo e scrivo molto per lavoro. Una robusta fetta del mio lavoro è costituita da piccoli e sfiziosi laboratori di scrittura narrativa, sia per adulti che per ragazzi.
Scrivo molto anche per diletto. Mi piace raccontare storie, storie di ogni tipo, dalla storia d'amore al mito greco. Appassionata di mitologia sin da bambina, mi diverto a sfrondare i miti da pesantezze accademiche, in modo che tutti possano apprezzarli. Sul web, fra varie piattaforme e blog, c'è sostanziosa testimonianza della mia scrittura.
Posso ritenermi una forte lettrice, perché uno dei miei principali hobby, da sempre, è la lettura. Ad essa accompagno la musica e la politica. Da qualche anno, ho imparato ad apprezzare lo yoga per il benessere psicofisico che esso comporta. Non amo granché, invece, le biografie, infatti confesso di essere in serie difficoltà.
Negli anni, mi è capitato molte volte di partecipare a raccolte di racconti;
due su tutte: Cartoline dalla Sicilia, L'erudita edizioni, alla quale ho partecipato con un racconto brevissimo, Il pranzo al mare; e La Fornaia, nella raccolta Racconti a Donnafugata, edita da Kreativamente edizioni.
Al momento, sono immersa nella stesura del mio primo romanzo: dopo averne accompagnati diversi fino alla pubblicazione, m'è venuta voglia di scriverne uno anch'io. Non è facile né scontato come potrebbe sembrare.