Luglio 2006

I PIACERI... MA NON SOLO?

Le guerre insanguinano il mondo.


Salvatore Scribano

Sebbene questo numero sia dedicato ai piaceri che la vita offre, alle gioie che in modo o nell'altro ci dà, un pensiero non può non andare alle guerre, tristemente d'attualità in questi giorni e rappresentanti l'antitesi, la negazione di ogni piacere. Il mondo sembra piombato nei momenti più bui, quelli in cui le controversie venivano risolte a suon di morti e distruzioni. E questo è lo sbigottimento di un europeo, cui delle guerre in fondo arriva solo l'eco, le immagini, i reportage. Ci sono posti nel mondo in cui l'incubo delle armi non è mai cessato, in cui si continua a sparare e ad ammazzare, senza che si intraveda alcuno spiraglio di luce. Tutti stiamo assistendo al conflitto in Medio Oriente: al ripiombare di Gaza sotto dominio armato, ai razzi katusha, all'invasione del Libano. A chi dare torto o ragione? Bush, gli israeliani, gli ezbollah, i palestinesi? Al di là della istintiva partecipazione per i più deboli - che almeno io non riesco a frenare, per accorgermi però un minuto dopo di quanto sia stupido - come sbrogliare la matassa? Non voglio dare risposte: porre solo domande, far emergere la confusione che ho in testa (che forse tutti abbiamo in testa). Andiamo con ordine: gli israeliani. Israele è un popolo di cultura occidentale, civile, democratico. Teoricamente nella formamentis di un israeliano non ci dovrebbe essere posto per la guerra, né più né meno che in quella di un italiano o di un francese; condividiamo la stessa tradizione di pensiero, che, almeno sulla carta, condanna questo strumento come un imbarbarimento della convivenza tra i popoli, giustificabile solo in casi eccezionali. Si vede minacciata, la sua popolazione non è al sicuro; i suoi governanti aspirano alla pace, ma si devono confrontare con degli estremisti che arrivano a negarle, persino, l'esistenza come nazione: ha il diritto di difendersi, di proteggere i propri cittadini. Essere sotto scacco dei razzi katusha vuol dire, convivere con la paura che uno di questi ti possa piombare addosso da un momento all'altro, quando sei in cucina con la famiglia a mangiare o in salotto a guardare la tv. Non dev'essere bello! D'altra parte Israele ha anche la forza, una forza enormemente maggiore di quella degli avversari, costruita nel tempo proprio a scopi difensivi, ma che ora costituisce una tentazione troppo forte, per non essere utilizzata, quasi fatale direi. I palestinesi e gli ezbollah. Se nel mondo non fosse predominante l'occidente, se per un attimo immaginassimo un sistema di derivazione araba, d'impronta musulmana, chi potrebbe negare loro lo status di partigiani, di gente, che avendo sbocchi politici limitati, non ha altra alternativa che prendere le armi, organizzare attentati terroristici? Loro considerano gli americani e l'Occidente degli oppressori. E ai loro occhi, come può apparire una situazione in cui da una parte si grida allo scandalo per qualche civile morto (è sempre brutto parlare di morti in termini di numeri), mentre dall'altra ne muoiono a centinaia? Qual è il rapporto: 1 a 10, 1 a 50, 1 a 100? Bush. Su Bush non vorrei dire quasi niente, è espressione dell'America puritana, anche ipocrita, abituata a dividere il mondo in bene e male (lui ovviamente sta dalla parte del bene). In definitiva è un uomo di poca cultura, manicheo, con in testa il modo di risolvere le cose dello stato da cui proviene, alla cowboy (ma su questo altri e tanti hanno scritto e parodiato). Sicuramente è espressione di un America profonda, poco internazionalista, poco avvezza a ragionare in termini globali, di condivisione multilaterale dei destini del mondo. …Solo che nelle mani ha una colt micidiale, quella della maggior potenza del pianeta. I civili. Un dramma! Muoiono per dei soldati tenuti in ostaggio. Ma chi li conosce, chi sono? …Si, solo che la bomba mi ha distrutto la casa e ammazzato i familiari: mia moglie, mio marito, i miei figli. E adesso che cosa sarà della mia vita, come continuerò, con quali drammatici ricordi, con quali drammatici rimpianti? Guarirò, riuscirò a sanare le ferite? No, mai. La Terra Santa, martire. Io non sono un credente, ma vedere che in quella terra - dove Cristo (sarà Figlio di Dio, non sarà Figlio di Dio) ha proferito un messaggio d'amore, di convivenza pacifica tra gli uomini, di valorizzazione della persona - vedere che in quella terra, si combatte, si alzano i pinnacoli di fumo delle bombe, fa male, proprio male. Là dove è nato un profeta di pace si materializza il più profondo tradimento di questo che è il bene più prezioso dell'umanità, la sua più brutale negazione. Un bel ginepraio, non c'è che dire! Da dove ti giri e giri, ti sembra di non vedere via d'uscita, avverti solo l'assurdità, la contraddizione del tutto. Sentimento che sarà anche di chi cerca una soluzione, non voglio biasimare chi lavora alla diplomazia, anzi ne comprendo le difficoltà. Ma qualcosa la vorrei dire: qual è stata la politica occidentale verso il mondo arabo in generale, e soprattutto quale la politica economica? Qualcuno diceva che l'economia è alla base di tutto, che sono le forze economiche a muovere i destini del mondo: ebbene, qual è stato il nostro biglietto da visita in campo economico, qual è stata la strategia delle nostre multinazionali: …allearsi con i potenti, dinastie e sceicchi, disinteressandosi delle condizioni di civiltà e di autodeterminazione dei popoli, anzi aggravandole possibilmente? Non vorrei ricadere anch'io nella caccia alle streghe, nel dover trovare per forza un capro espiatorio, ma c'è stata mai attenzione alla cultura di questi popoli, alla socializzazione dei valori fondanti della convivenza umana e della tolleranza tra paesi diversi, a prescindere dal credo o dall'indirizzo politico? Forse no; …un affare non immediatamente traducibile in profitti, in aumenti azionari. E la politica? E la politica, che ora vuole risolvere tutto a suon di guerre, dov'è stata: la politica - l'economia da sola no - ma lei si, può indirizzare lo sviluppo sociale ed essere lungimirante, profetica, lei dov'è stata? Tutte domande, che non hanno risposta certa o che l'avranno solo in futuro, ma che riaprono il ‘perché' di quest'angoscioso angolo buio in cui ci si è cacciati.